Gizzi: «Il Sindaco Caligiore? Pare il Conte Ugolino»

Esattamente un anno fa fu cacciato da Lega e Giunta comunale di Ceccano con l'accusa di filoputinismo. Oggi Stefano Gizzi, ex assessore alla Cultura, torna sulla scena politica alla regia del nuovo Gruppo Consiliare Indipendente. Quello costituito dal suo pupillo: il consigliere Alessio Patriarca

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

«Roberto Caligiore, con me e Mario Sodani, si è comportato come il Conte Ugolino con i figli nella Divina Commedia: “Tu ne vestisti queste misere carni e tu le spoglia”. Ma Dante, senza altro aggiungere, mostra che anche il destino del Conte Ugolino stesso è segnato». Il paragone, alto e pesante, lo fa l’avvocato Stefano Gizzi: l’ex assessore alla Cultura cacciato esattamente un anno fa dalla Lega e dalla Giunta di Ceccano con l’accusa di filoputinismo.

Ugolino della Gherardesca, storico politico pisano del Duecento, fu spedito dal Sommo Poeta all’Inferno: tra i traditori della Patria, in quanto vendicatore dannato. È entrato nella leggenda, però, come il “Conte cannibale” che mangiò i suoi figli per non morire di fame. E morì disperato. A Gizzi, parafrasando, gli ricorda tanto il Patriota Caligiore, sindaco di Fratelli d’Italia. Avrebbe sacrificato, secondo lui, pezzi importanti della maggioranza per non perdere i consensi dei grandi elettori.

La testa di Gizzi, dopo il suo post di «Solidarietà alla Russia con il Nastro di San Giorgio vittorioso sul Drago», era stata richiesta a gran forza dal Pd tra il massimo clamore nazionale. Non è caduta fino all’intervista telefonica con La Zanzara: infrangendo il silenzio stampa imposto da Partito e Amministrazione, facendo scattare la ghigliottina della Lega e di conseguenza anche quella di Caligiore. (Leggi qui Caligiore e la Lega silurano Gizzi).

Quel post di Gizzi con parole

Il post solidale di Stefano Gizzi, subito stigmatizzato dal PD

«La mia cacciata dalla Giunta è avvenuta in un clima surreale per un post di 12 parole che nulla avevano a che fare con le competenze comunali – ribadisce Gizzi un anno dopo -. Il mio caso ha assunto un fortissimo rilievo nazionale e internazionale proprio per questo: aver cacciato un Assessore non per carenze sul suo operato, ma per vicende del tutto estranee all’ambito comunale». (Leggi qui «Buongiorno Mosca, sto con Vladimir Putin»).

Oltre che da tutt’Italia e Russia, lo hanno intervistato anche da India, Azerbaigian e Bielorussia. Vanno a sommarsi alle nazioni raggiunte in tutto il mondo dal provocatore nato Gizzi. Che nell’immaginario comune, al di là dei riconosciuti meriti in campo culturale, resta impresso il suo epico gesto da ultracattolico del 2006: il rogo in Piazza Municipio del “Codice da Vinci”, romanzo di Dan Brown, ritenuto «un volume blasfemo che offende gravemente Gesù Cristo». (Leggi qui).

L’uscita di Gizzi dalla Giunta, in fondo, sarebbe comunque arrivata. Stando agli accordi, avrebbe comunque ceduto prima o poi il passo ad Angelo Macciomei (il più votato nella Lega); il suo passaggio in Giunta e le conseguenti dimissioni da Consigliere avrebbero fatto entrare in Aula il primo dei non eletti Alessio Patriarca. Quest’ultimo, successore di Gizzi come delegato alla Cultura, è ormai fuori dal Partito, come gli altri, e capogruppo consiliare del Gruppo Indipendente. Che alla regia, segnando il suo ritorno sulla scena politica, ha Stefano Gizzi. (Leggi qui Patriarca da Caligiore con Gizzi: «Priorità alla Cultura»).

Gizzi e Sodani, destini che si uniscono

Mario Sodani, ex assessore alla Pubblica istruzione

Gizzi aveva condiviso la Zeta: lo stesso simbolo piazzato sui carri armati russi nell’invasione dell’Ucraina, richiamando il “Giorno della vittoria” dell’Unione Sovietica contro la Germania nazista. Si è sempre difeso sostenendo di aver espresso solidarietà alla Russia «per l’ignobile attacco alla sua Cultura».

Ormai cinque mesi fa, invece, Sodani si è dimesso da assessore alla Pubblica istruzione «per ricambio generazionale». Il suo passo di lato, a detta sua però affrettato dall’arrivo delle Elezioni regionali, ha consentito a Marco Mizzoni di diventare assessore ma ai Servizi cimiteriali e all’Edilizia scolastica.

Come ha permesso a Simona Sodani, prima dei non eletti di Patto Civico, di entrare in Consiglio comunale ed ereditare la delega del professor Sodani. Quest’ultimo, visto il sostegno pubblico dei due amministratori a favore dell’ormai consigliere regionale Daniele Maura, aveva preteso spiegazioni. Perché quella posizione politica a nome del Gruppo senza un suo coinvolgimento? La risposta è stata la ridenominazione del gruppo consiliare: Identità Civica. (Leggi qui Sodani: «Avrei voluto e votato Caligiore sin dalle Politiche»).

Più tempo per le collezioni

L’avvocato Stefano Gizzi
Avvocato Gizzi, cosa fa da quando non è più assessore alla Cultura?

«Ho avuto più tempo per curare la mia collezione di incisioni e di libri antichi. Ho approfondito le vicende storiche di alcuni personaggi della Casata dei Conti di Ceccano, in collaborazione con il consigliere comunale Alessio Patriarca, che condivide con me questi studi medievali. Molti citano i de’ Ceccano, pochissimi ne studiano seriamente la storia. Mi sono dedicato con attenzione al restauro di alcune camere di mia proprietà della Casa Palaziata del musico Domenico Gizzi del 1736».

È passato esattamente un anno dalla sua cacciata da Lega e Giunta comunale. Cosa si sente di dire a mente freddissima?

«Purtroppo, è un dato di fatto: il Centrodestra ceccanese, sul mio caso si è mostrato tristemente vile e codardo, perché nemmeno ha provato a difendere il mio diritto di esprimere liberamente una opinione, sancito dalla Costituzione all’articolo 21. Ho capito sulla mia pelle che la Costituzione è solo una presa in giro dei cittadini che si applica per le convenienze politiche e quando serve. Di certo, il centrodestra non ha fatto una bella figura: il PD aveva chiesto la mia testa e il Centrodestra, per non reggere l’urto delle polemiche, ha preferito togliermi di mezzo. Ma così facendo, ha mostrato tutta la sua debolezza culturale e ideale».

Libera manifestazione del pensiero, certo. Ma lei ha condiviso il simbolo della vittoria dell’Unione Sovietica contro il Nazismo ai tempi della guerra tra Russia e Ucraina. Condividerebbe ancora quel post?

«Certo. Io ho semplicemente espresso solidarietà alla Russia per l’ignobile attacco alla sua Cultura. A un anno di distanza, però, c’è il risvolto tragicomico. Il sindaco subito volle accogliere il diktat di Durigon e Ottaviani che chiedevano la mia immediata estromissione dalla Giunta. Pochi mesi dopo, i dirigenti leghisti lo hanno ripagato con la stessa moneta del tradimento politico».

«Ben gli sta a Caligiore»

Ovviamente si riferisce alla candidatura alle Regionali del civico Marco Corsi e della sua nomina come commissario della Lega locale. Il Carroccio sta ormai all’opposizione dell’Amministrazione di Centrodestra trainata da FdI. Che pensa del suo ex Partito?

«I vertici regionali e provinciali hanno dato la titolarità della Lega Salvini Premier al principale responsabile della caduta della prima Amministrazione Caligiore, il consigliere Marco Corsi, candidato a sindaco del PD nelle Elezioni comunali del 2020. Un bel cortocircuito politico. Mi verrebbe quasi da dire a Caligiore che ben gli sta, così impara ad eseguire le comparsate di Durigon e Ottaviani, che, sicuramente, non sono amici del Centrodestra ceccanese».

Avrebbe preferito che si puntasse, per esempio, su Alessio Patriarca?

«Dico solo che il modus operandi della dirigenza leghista, e non solo, è chiarissimo. Non vuole una reale crescita e valorizzazione di un gruppo politico locale. Preferisce prendere un personaggio in cerca d’autore, farlo agire per un periodo di tempo in favore della Lega Salvini Premier e poi se conviene passare ad utilizzare un altro, senza scrupoli particolari. Di certo la Lega aveva in Consiglio Comunale il più giovane di tutti, Alessio Patriarca. Invece di investire su di lui, ha preferito nominare commissario Marco Corsi, pur sapendo che in una prossima occasione le strade potrebbero essere assolutamente diverse».

Il consigliere Patriarca, che l’ha succeduta come delegato alla Cultura, è il suo pupillo. Cosa ne pensa del suo operato? 

«Il mio giudizio su di lui è assolutamente positivo. L’ho seguito dal lontano dicembre 2016, con noi ha svolto il Servizio Civile, segnalandosi per dedizione, serietà e amore per la storia della nostra città. Alla sua professionalità dobbiamo l’allestimento delle sale del Castello dei Conti di Ceccano, su cui prossimamente torneremo. Pochi giorni fa ha costituito un Gruppo Consiliare indipendente e questo gli consentirà di essere davvero un protagonista nell’immediato futuro della vita politica cittadina e non solo».

Un Patriarca in Consiglio

Stefano Gizzi con il consigliere Alessio Patriarca
In fondo Patriarca è tra gli ancora tanti papabili candidati a sindaco per il post Caligiore. Sulla carta restano altri due e mezzo di mandato. Cosa ne pensa sinora del doppio mandato del Sindaco di FdI?

«Roberto Caligiore ha meriti indiscutibili che nessuno può negare. È riuscito, con impegno, pazienza e tanto coraggio a portare finalmente tutta l’area alternativa alla sinistra alla guida della nostra Città. È un merito storico unico. Io ho avuto modo di apprezzare il suo metodo di lavoro quotidiano per molti anni. Si è dedicato con sincera generosità al disbrigo degli affari amministrativi, impegnandosi giornate intere, fino a sera. Molto spesso, era l’ultimo a lasciare il Palazzo Comunale. E spesso caricandosi delle responsabilità di vari Assessorati».

A proposito di Assessorati, non ci sono più quelli alla Cultura e alla Pubblica istruzione. Come giudica questo declassamento a delega consiliare?

«È questa, purtroppo, la nota dolente. Speriamo che ora non sia vittima della “Sindrome di fine mandato” che porta a rovinare tutto quanto fatto in precedenza. L’impressione sul l’Amministrazione che ho acquisito ora non mi piace per niente. Ma molto probabilmente, è dovuta alla mia situazione personale».

Nel Caligiore 1 Gizzi e Sodani erano assessori elogiati in maggioranza per competenze e risultati. Nella seconda Giunta Caligiore siete finiti a tempo determinato per via delle logiche elettorali. Ritiene che sia irriconoscenza?  

«Sul mio caso e quello di Sodani, mi viene in mente uno strano parallelismo. Penso a quando le amministrazioni a trazione Pci dovevano per forza avere in Giunta un assessore di Colle Leo perché contrada di forte consenso in termini di voti. Se tu devi avere una giunta per lo scacchiere dei voti, mandi a farsi benedire competenze e meriti specifici. E presto vai a casa. Non lo dico io, lo dicono i fatti. È già successo nel 2019». (Leggi qui Caligiore è finita, poi qui In onda il sequel “Caligiore 2” e, infine, qui Il Caligiore 2 si riassesta).