Gizzi ‘sciamano’ difende QAnon e scatena l’inferno

L'assessore leghista di Ceccano posta il suo endorsement alla linea sovranista sui fatti di Capitol Hill. Succede il finimondo: con Piroli e Querqui in prima linea a reclamarne la testa.

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Washington, Capitol Hill, 6 gennaio. «Non concederemo la vittoria, non ci arrenderemo mai», urla Donald Trump in un comizio. Istiga i suoi sostenitori. Suoi e della teoria del complotto sulle Elezioni a stelle e strisce. Parte un violento assalto al Campidoglio, sede del Congresso USA che sta certificando la vittoria del democratico Joe Biden. A guidare l’insurrezione è lo “sciamano” italo-americano Jake Angeli. Succede l’irreparabile: 5 morti, tra cui un agente di polizia; 13 feriti e 52 arrestati. Persino Trump dirà: «Come tutti gli americani, sono indignato dalla violenza, dall’illegalità e dal caos».

Ceccano, Palazzo Antonelli, 7.298 chilometri di distanza in linea d’aria. L’assessore alla Cultura Stefano Gizzi condivide appieno la tesi della cospirazione di QAnon. Quella del Potere Occulto contro Trump. «È stata resa pubblica una telefonata scoop – condivide su Facebook l’esponente della Lega – nella quale si parla delle frodi avvenute durante le ultime elezioni americane. E che vedrebbero coinvolti l’Italia, Matteo Renzi, il premier Conte, l’ex presidente Usa Barack Obama».

Il post di Stefano Gizzi

E poi, sempre via social, commenta: «Eleggono un rimbambito con brogli elettorali clamorosi filmati e verificati senza alcun dubbio. I cittadini onesti, che in 76 milioni hanno votato per Trump, dovrebbero stare zitti a casa a vedere le partite di football americano, vero, progressisti maestri negli imbrogli?». Apriti cielo.

Piroli e Querqui senza sconti

C’è chi lo attacca e chi lo difende. Gli uni invocano le sue dimissioni. Gli altri, invece, gli riconoscono il pieno diritto di manifestare liberamente il suo pensiero. Di fatto, però, ha giustificato un cruento tentativo di colpo di Stato.

Il web insorge. Il coordinamento di centrosinistra “Il Coraggio di cambiare”, rappresentato in Consiglio comunale da Emanuela Piroli e Andrea Querqui, chiede immediatamente la sua testa. Una netta presa di distanza da parte del sindaco Roberto Caligiore e dell’intero centrodestra al potere. Non scatterà né l’una né l’altra.

Emanuela Piroli ed Andrea Querqui

«Questi atteggiamenti, dalla diffusione di notizie false e teorie negazioniste e complottiste, alla giustificazione dei crimini fascisti. Poi passando per questo ultimo episodio, non sono più tollerabili per un amministratore che dovrebbe occuparsi del bene della propria città e dei concittadini. – stigmatizza la coalizione guidata dalla leader Piroli –. Amministratore che ricopre un incarico pagato dai contributi dei cittadini. E che dovrebbe fornire un esempio di rispetto della storia, della Costituzione, delle istituzioni e della democrazia».

La vicenda, nel frattempo, prende piede in tutta la provincia. Specie la linea verde del centrosinistra passa al contrassalto. Tra gli altri anche Achille Migliorelli, delegato alla Legalità dei Giovani Democratici di Frosinone, riporta il post di Gizzi e lo attacca. «Questo signore qui è assessore alla Cultura del Comune di Ceccano. Un genio, un pensatore. Secondo voi, di che partito è? E perché proprio della Lega? Vegogna. Un assessore che difende gli atti a Capitol Hill dovrebbe essere rimosso seduta stante ed allontanato dalle istituzioni».

Achille Migliorelli

Gli fa eco Jacopo Nannini, membro dell’esecutivo regionale della Rete degli Studenti Medi. «Effettivamente – si arma di sarcasmo e posta – a Washington mancava qualcuno che dava fuoco ai libri. Se non sbaglio eh, che non si sa mai. Nel teatrino la sua comparsa avrebbe fatto un’ottima figura».

Quel ‘rogo’ peccato originale

Si riferisce allo stranoto “peccato originale” di Gizzi, autore il 20 maggio 2006 del rogo in Piazza Municipio del romanzo “Il Codice da Vinci” di Dan Brown. Lo bruciò assieme all’odierno senatore di FdI Massimo Ruspandini. Erano entrambi consiglieri di opposizione: l’uno in quota Democrazia Cristiana e l’altro con Alleanza Nazionale. «È un volume blasfemo – motivarono – che offende gravemente Gesù Cristo».

Il rogo del Codice Da Vinci

La notizia fece letteralmente il giro del mondo. Anche su BBC News e, a distanza di anni, su The Guardian comparve la bibliolitia dell’ultracattolico Gizzi. Che un giorno e pure l’altro, dalla sua elezione a Papa, critica ferocemente «il perito chimico Bergoglio».

Difesa pro bono dei ‘Fratelli’

Gizzi che ora, a distanza di oltre quindici anni, è stato in qualche modo scagionato da due Fratelli d’Italia: l’assessore Riccardo Del Brocco e il consigliere comunale Daniele Massa.

«Io litigo con lui tutti i giorni – ha esternato il primo – ma penso che abbia il diritto di pensarla come vuole sulle elezioni americane e relative proteste no?». A ruota Massa, presidente provinciale di Gioventù Nazionale: «L’unica certezza emersa dai fatti di Capitol Hill è la spudorata ipocrisia della sinistra italiana. Gente che ha condannato “l’insurrezione” e qualche mese fa sosteneva la guerriglia urbana del BLM». Ovvero il movimento antirazzista Black Lives Matter.

Riccardo Del Brocco

Di contro l’affondo di Progresso Fabraterno, la recente risposta sinistrorsa a GN in città: «Si è messa in moto – ha lamentato il gruppo giovanile de “Il Coraggio di cambiare” – la fabbrica delle fake news, condivise dai soliti noti complottisti. Anche questa volta non manca l’occasione di accusare antifascisti e gruppi di sinistra. Persone che in questa brutta storia hanno ben poco a che fare, dato il carattere antidemocratico dell’azione consumatasi a Washington». (Leggi anche Da Stalingrado ciociara a roccaforte di patrioti).

Replica benaltrista

Da qui, dopo l’iniziale no comment, la replica social di Gizzi registrata nella serata di ieri: «I giovani vecchi della nuova sinistra ceccanese, sono impegnati nella grottesca censura di un mio post sulle elezioni americane. Questi giovani vecchi debbono far credere di essere politicamente vivi ed operanti! Di fronte alla catastrofe ambientale di cui paghiamo le responsabilità della sinistra ceccanese, i suoi degni eredi non hanno niente altro da fare».

«Ma si sa, hanno bisogno sempre di un padrone, un tempo la Russia Comunista, oggi gli Stati Uniti del progressismo relativista. Predicano la pluralità di pensiero. In realtà sono degli intolleranti, estremisti politici, per i quali valgono le opinioni altrui solo se collimano con le loro. Questo giacobinismo intollerante e di vera superbia intellettuale del politicamente corretto, per fortuna, a Ceccano è minoranza!».

Stefano Gizzi e Massimo Rusèandini

Lo ha dichiarato dopo aver fatto presente di aver ben altro da fare: la ristrutturazione di cinque sale del Castello dei Conti. L’avvio della pratica per il restauro di due preziose opere d’arte di proprietà comunale. La stampa di un’opera monumentale dello storico Carlo Cristofanilli sulla storia millenaria della chiesa di San Giovanni Battista. Poi la presentazione dell’Almanacco Perpetuo, scritto dall’architetto Vincenzo Angeletti Latini e pubblicato dal Comune.

Infine, il rilancio della Biblioteca comunale e dell’Archivio Storico. Finisce in archivio, però, anche la “sciamanata” dell’assessore alla Cultura. Il più amato e odiato della provincia di Frosinone.

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