Gli eco soloni che non sanno, ma fanno danni veri all’ambiente

Francesco Borgomeo interviene nella diretta sull'ultimo libro di Chicco Testa. E spiega cosa ferma davvero la marea green: il comitatismo saccente che non vede il merito delle questioni.

Fabio Cortina

Alto, biondo, robusto, sOgni particolari: molti

«Nel leggere questo libro ho rivissuto i miei ultimi anni. Anzi i miei ultimi sette anni, quelli che ci sono voluti per ottenere una autorizzazione per la mia azienda». Parole e musica di Francesco Borgomeo il “Master & Commander” dell’economia circolare tricolore. È intervenuto nella diretta Facebook promossa dalla consigliera Regionale Tidei per presentare l’ultimo libro di Chicco Testa, “Elogio della crescita felice. Contro l’integralismo ecologico”.

Un volume in cui l’ex Presidente Acea, già dirigente Legambiente e Deputato PCI ha messo in luce un dato. Cioè come un certo ecologismo ed una certa visione della tutela dell’ambiente, siano un freno vero allo sviluppo e alla cura reale del pianeta. (Guarda qui l’evento)

L’ecologismo strumentale

Francesco Borgomeo, presidente e CEO di Saxa Gres Group

Il CEO di Saxa Gres è l’uomo che in questo territorio ha raccolto dalla tomba due fabbriche con relativi dipendenti, la ex Marazzi Sud e la ex Ideal Standard trasformate in Saxa Gres ed in Grestone. Ha partecipato come massimo esponente dell’industria legata all’economia circolare. Esponente che troppe volte si è scontrato con un ecologismo strumentale. Un ecologismo spesso smontato dall’evidenza dei fatti: certi, incontrovertibili relativamente alla bontà delle procedure di recupero e riutilizzo dei materiali già usati. Procedure che poi portano ricchezza, legate alle produzioni che li trasformano in nuovi materiali, nuova materia prima.

La chiave di tutto, nell’esperienza di Borgomeo, sta nel concetto di “cucina a vista”. Cosa vuol dire? Portare la cittadinanza a vedere all’interno delle fabbriche cosa succede. Portarci le scuole e le associazioni, ma anche forze sociali, politiche e amministratori.

Un approccio che ha dato i suoi frutti. «Facendo l’appello che fa Chicco Testa nel suo libro. Ovvero ad usare l’arma più eccezionale che abbiamo e cioè il cervello, essendo intellettualmente onesti, siamo riusciti a raccontare questa bella storia».

Cucina a vista, addio materia prima

Una storia che è iniziata da zero. Cioè da Francesco Borgomeo che prende fabbriche fallite, chiuse o destinate alla chiusura, perché delle multinazionali avevano deciso di andar via dal territorio. «Come abbiamo fatto a salvare 600 posti diretti? – Ha chiesto Borgomeo – Cambiando il paradigma, realizzando un prodotto nuovo. E in una fabbrica che ha un minor costo di materia prima ed un minor costo di energia».

Il tutto parte da un presupposto: si è sempre pensato che sia la materia prima, sia l’energia, fossero costi incomprimibili. Saxa ha dimostrato che non è così.

Interno dello stabilimento Saxa Gres

«Il primo fattore di competitività – ha sottolineato Borgomeo – è stato inserire le ceneri inerti nell’impasto. Il secondo è poter usare energia green per ogni fabbrica, attraverso un processo che permette di risolvere un problema per l’ambiente trasformando gli avanzi delle cucine in bio metano. Ma soprattutto sfruttando quel gas per gli impianti». (Leggi qui Un colosso per Borgomeo: Saxa Gres si sposa con A2A).

Tutto ciò è innovazione per Borgomeo e non esiste innovazione che non sia green, ma poi il meccanismo si inceppa.

Fermi tutti: ecco i comitati

Perché, ripercorrendo il libro di Testa, il CEO di Saxa chiama in causa il “comitatismo” citato nel volume. Si tratta di tutti quei comitati che entrano in campo per contrastare iniziative del genere. «Paradossalmente – afferma Borgomeo – abbiamo Legambiente che è in linea di massima dalla nostra parte. Ma il comitato locale di Legambiente ci fa le barricate». Barricate che poi, come afferma lui stesso, quando si entra nel merito non hanno un fondamento.

L’approccio di Saxa Gres però è teso al dialogo e in tutti i casi la domanda fatta è stata sempre la stessa. Cioè: «Perché il mio progetto inquina e lasciare una fabbrica qui morta dovrebbe salvaguardare l’ambiente? Perché un rifiuto che finisce in discarica va bene e tutto ciò che diventa innovazione è un nemico

Un discorso che si chiude poi con l’aspetto economico ed industriale perché l’assunto di base è semplice. «Non avrei mai trovato gli investitori che mi venivano dietro. Non se non avessi dimostrato che con la salvaguardia dell’ambiente io ero in grado di ridurre i costi di produzione. Il mio prodotto costa meno perché recupero le ceneri, ma parallelamente salvaguardo l’ambiente».

La discarica di Via Le Lame a Frosinone

Un altro aspetto fondamentale per Borgomeo è la conoscenza. Perché «se demonizziamo senza conoscere, facciamo danni incalcolabili a noi stessi. In questo libro ho visto sette anni di battaglie inutili, perché nessuna di quelle battaglie fatte contro di noi non mi ha portato alcun vantaggio». In parole povere : perché ci si preoccupa se le ceneri vanno a finire in una fabbrica? E perché invece non ci si preoccupa di seguire i camion che le trasportano per vedere che fine fanno? Se finiscono in una discarica regolare, che tutela l’ambiente oppure vengono smaltite in maniera criminale.

Testa: gli altri non si fermano

L’ultimo appello di Borgomeo è all’onestà intellettuale. «Noi siamo pronti a discutere, perché ci piace il confronto. Tutti devono poter venire a vedere cosa faccio. Ma mi piacerebbe che tutto quello che mi viene contestato parta da onestà intellettuale».

E Chicco Testa nel suo intervento ha rafforzato la visione portata da Borgomeo, ponendosi anche lui qualche domanda. Si è chiesto perché «oggi il comitatismo ha assunto le dimensioni apocalittiche che ha assunto. Se lo ha fatto paralizzando l’Italia, oppure facendo sì che cose che si potrebbero fare in sei mesi poi si fanno in dieci anni, l’imprenditoria parte sconfitta. Questo perché gli altri poi non stanno fermi».

Chicco Testa (Imagoeconomica)

Un problema che parte da lontano.

Perché «cavalcando per anni la sfiducia nel potere, nelle istituzioni e nella scienza – ha concluso Testa – siamo arrivati ad una nazione che dubita di tutto». E che blocca tutto. Così come ha bloccato per sette anni un progetto che salva 600 operai.

E l’ambiente.