Gli eserciti del Signore e la nostra battaglia

Isaia parla di un 'Signore degli eserciti' e molti sono convinti che Dio debba schierarsi, il nemico non è più amato da Dio. Non è così. Ecco quali sono gli eserciti rappresentati da San Michele con la spada o San Giorgio con la lancia

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!

Tutta la terra è piena della sua gloria (Is. 6,2)

Il Signore degli eserciti: quante volte questa espressione è stata utilizzata in maniera indegna, scambiando il  Vangelo per un messaggio di guerra, fino ad arrivare a incidere addirittura sui cinturioni delle truppe di sicurezza del Reich, le SS,  Gott mit uns: “Dio con noi”. 

L’espressione usata da Isaia Il Signore degli eserciti, tanto malamente interpretata, ha portato a conseguenze gravissime nel corso della storia.  Dio doveva schierarsi con qualcuno e ognuno riteneva che Dio fosse schierato con lui. Quindi  il nemico non è più amato da Dio: per questo le espressioni di Gesù sull’amore per i nemici furono tanto scandalose e  rapidamente accantonate dai suoi stessi seguaci.

Qual è l’esercito

La fibia della divisa delle SS

La storia del cristianesimo ricorda la grande discussione nella chiesa di Roma del IV secolo,  sulla possibilità per i cristiani di arruolarsi nell’esercito romano, abbandonando la pratica consueta dell’obiezione di coscienza, in base al comandamento: Non uccidere! Però, Isaia parla di eserciti, parla della gloria del Signore. Vuol dire che anche questa volta dobbiamo cercare di capire di più di quanto ci consenta la nostra cultura,  dobbiamo andare oltre quello che capiamo ad una prima lettura.

Dobbiamo capire di quale esercito si tratta e di quale gloria. Capiremo quante volte queste espressioni siano state utilizzate per il proprio interesse e non per seguire la parola di Dio, per mascherare la volontà di guerra e di violenza, spacciandola per il volere di Dio.

Di quale esercito è alla guida Dio?  La risposta la troviamo in tutte le raffigurazioni dell’Arcangelo Michele oppure in quelli di San Giorgio.  In entrambe le iconografie, Michele e Giorgio sono vestiti come guerrieri, hanno la spada o la lancia in pugno, affrontano un nemico e lo sconfiggono.

Ma questo nemico non è un altro uomo, il nemico di Michele e Giorgio  è il male.  Di questo esercito formato da coloro che lottano contro il male, che affrontano il male che è dentro loro stessi, è a capo Dio. E la gloria di questo esercito si vede su tutta la terra, nel momento in cui il bene riesce a rintuzzare le tentazioni del male, riesce a trasformare energie, che potrebbero essere incanalate verso il guadagno il profitto la sopraffazione,  in forze straordinarie, che guariscono le persone, le assistono, le fanno diventare migliori. 

Il Signore degli Eserciti

San Giorgio e il drago di Hans Von Aachen

Allora sì, che l’invocazione di Isaia, il triplice Santo che la liturgia cristiana fa recitare in ogni celebrazione liturgica, esalta ial Signore degli eserciti.  È lui che ci dà la forza di vincere il male,  E’ la sua grazia che consente a ciascuno di noi di migliorare sé stessi.  È obbedendo alle sue indicazioni che la nostra vita migliora,  che non siamo più vittime del male che  è accovacciato alla nostra porta, come dice il libro di Genesi, quando racconta dell’odio che Caino cova contro il fratello.  

Ma, anche in quel caso, l’autore di Genesi completa l’espressione. Dice a Caino: il male è alla tua porta, può divorarti in ogni momento ma tu puoi dominarlo. Questa è la guerra a cui veniamo chiamati. È non lasciarsi sopraffare dal male, grazie al sostegno del Signore degli eserciti.  E’ l’invocazione che conclude la preghiera che  Gesù ha insegnato: liberaci dal male, perché la schiavitù del male è la peggiore delle servitù che possiamo immaginare.

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