Gli industriali del Lazio vogliono ripartire: «Applicati gli standard di sicurezza»

Foto © Gaetano Lo Porto / Imagoeconomica

Il presidente Filippo Tortoriello: «Nella nostra regione solo il 26,6% delle aziende è rimasto totalmente chiuso. Condividiamo la prudenza, ma è arrivato il momento di riaprire». Borgomeo e lo stabilimento Tagina in Umbria: specchio di un'Italia in cui non ci si muove in maniera sincronizzata

Filippo Tortoriello, presidente di Unindustria, ha voluto analizzare la situazione con le cifre alla mano. Nel momento in cui il “balletto” sulla riapertura continua e alle prime luci del giorno, su Facebook, il premier Giuseppe Conte ha fatto capire che un processo molto cauto di ripartenza non inizierà prima del 4 maggio. Ma potrebbe non bastare.

Tortoriello ha evidenziato che durante queste settimane di emergenza sanitaria nel Lazio il 37,3% delle aziende sono sempre state aperte, il 36,1% ha avuto una chiusura parziale, mentre il restante 26,6% è rimasto chiuso.

A livello nazionale i numeri dicono che è rimasto sempre aperto il 29,7% delle aziende, aperte parzialmente il 33,8% mentre sono rimaste chiuse il 36,5%. 

Il presidente di Unindustria, Filippo Tortoriello © Sara Minelli / Imagoeconomica

Nel corso della videoconferenza sulle linee guida che la Regione Lazio ha voluto dare per la ripartenza, Filippo Tortoriello ha detto: «Dai dati laziali si evince dunque che il 73,4% delle aziende, tra quelle aperte e parzialmente aperte, sono rimaste operative e tra queste, non risulta nessun caso di Coronavirus. È un dato molto rilevante soprattutto se confrontato con quelli nazionali.  Un altro dato molto significativo è che lo smart working nella Regione Lazio è stato utilizzato dal 45% della forza lavoro, contro una media nazionale del 26,4%. Questo dato nel Lazio si spiega con la prevalenza di un forte comparto di Information Technology».

Per il numero uno di Unindustria «i numeri dimostrano in maniera inequivocabile come le aziende del tessuto produttivo laziale abbiano applicato in maniera rigorosa gli standard di sicurezza, già prima del protocollo siglato tra le parti sociali ed il Governo dello scorso 14 marzo».

La conclusione degli industriali del Lazio è questa: «Le aziende possono dunque garantire in maniera molto affidabile la sicurezza dei propri lavoratori;  abbiamo quindi chiesto che tutte le aziende possano riaprire e ripartire quanto prima dando il via alla Fase 2. Condividiamo pienamente le 5 P prudenza, protezione, prevenzione, piccoli passi, progettualità che ha indicato il vice presidente della Regione Lazio Leodori, come basi per la riapertura progressiva».

Tortoriello ha richiamato l’ attenzione sul tema primario dei trasporti, che sono la conditio sine qua non per ripartire, garantendo misure stringenti di sicurezza per evitare la non diffusione del virus ed un servizio efficiente per tutti i cittadini.

Francesco Borgomeo Foto: © AG. IchnusaGraphik

Il perché lo ha spiegato uno degli industriali in prima linea: Francesco Borgomeo fondatore e CEO del gruppo industriale Saxa Gres. Al Corriere dell’Umbria questa mattina ha sottolineato «Noi vendiamo soprattutto in Germania, Austria e Olanda. Il blocco è un danno». Il suo caso è lo specchio di un’Italia che si muove in maniera non sincronizzata, colpa di un virus che non ha agito dappertutto allo stesso modo. E di un federalismo che sta permettendo ad ogni Regione di fare in parte come meglio ritiene.

Nel Lazio gli stabilimenti di Anagni (Saxa Gres) e Roccasecca (Grestone) hanno ripreso le spedizioni e cominciato le procedure di controllo sullo stato dei forni. In Umbria c’è il marchio più noto sul mercato della Ceramica mondiale: Tagina sta usufruendo delle nove settimane di cassa integrazione previste dalla normativa del “Cura Italia“. Ma ha produzione da far ripartire.

L’imprenditore lo aveva spiegato nei giorni scorsi intervenendo su Rete 4: «Polacchi e turchi sono già dai nostri clienti a soffiarci il lavoro». «Il primo dei nostri mercati è la Germania, insieme ad Austria ed Olanda: dove ovviamente il mercato sta andando. Per noi il blocco è un danno molto rilevante: dal punto di vista economico e dal punto di vista della liquidità. Perché non stiamo fatturando. Ma soprattutto dal punto di vista del mercato perché i nostri concorrenti non stanno fermi».

I lavoratori nello stabilimento Saxa Gres. Foto: Igor Todisco

All’ingresso dei suoi stabilimenti nel Lazio ha imposto un check point dove un addetto misura la temperatura a chiunque debba entrare, controlla che sia fornito di guanti e mascherine, segnala la presenza di disinfettanti lungo i vari percorsi. Sono stati verificati gli ingressi scaglionati, limitato l’accesso agli spogliatoi ed alle mense in base ai metri disponibili. Strutturato la produzione in modo che ci siano almeno dieci metri di distanza tra un operatore e l’altro.

È lo stesso modello che Filippo Tortoriello chiede ora di applicare per la riapertura generalizzata nel Lazio. Quello che Borgomeo vorrebbe si applicasse in Umbria ed in tutte le realtà dove è possibile tornare a produrre. per riaprire tutto ciò che è possibile. Perché davvero altrimenti potrebbe essere troppo tardi.