Gli orchi in fuga sul trenino dei sogni

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Un trenino delle giostre tra i mezzi incolonnati in fuga da Kherson. I russi scappano con i giochi. Ma lasciano nuovi sogni

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Un trenino. Di quelli per i bambini: dove si paga il biglietto e si fa il giro del parco. O del centro commerciale: dove quella finta locomotiva che traina le piccole carrozze è la salvezza per i papà ed i figli più piccoli. Entrambi esasperati alla stessa maniera dai lunghi tempi della spesa fatta dalle mamme.

I bambini sognano di andarci sopra, chi ha qualche anno avrebbe voluto esserci andato ma ai suoi tempi non esisteva. I nonni sono più pragmatici: pagano il gettone ed il nipotino si diverte.

È un simbolo del sogno, della spensieratezza, della favola che prende forma: dell’illusione che esista un mondo con fate, principesse e draghi tra le nuvole.

Ora andate sul web e cercate il video con le auto dei russi in fuga ed i soldati in ritirata da Kherson: tra carri armati, camion e truppa, si vede un trenino di quelli dei parchi e dei supermercati: qualche soldato ha deciso di portarlo via come regalo da fare ai suoi bambini. Magari presentandolo come eroico bottino di guerra.

Quel trenino rubato è la sintesi di cosa ci sia dietro questa folle guerra: i russi non hanno solo il più totale vuoto di libertà. Ma non sono più capaci di sognare. Per questo hanno rubato quel trenino e lo hanno messo sulla strada per andare via da Kherson.

Agli ucraini non hanno lasciato un parco vuoto del suo trenino: hanno lasciato un sogno infinitamente più grande. Si chiama Liberazione. Ed a Kherson è vera.

Senza Ricevuta di Ritorno.