Gli uomini bandiera e i cani di Pavlov

Ormai siamo diventati 'uomini bandierina': avvertiamo il dovere di prendere posizione su tutto, in particolare sulle cose dove siamo meno competenti. Merito (o colpa) dei social: roba da sbalordire complottisti e luminari del condizionamento mentale

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Il compagno Vladimir Il’ič Ul’janov, il mio stimato direttore ama a ragione i nomi completi, per gli amici Lenin, ebbe a dire una volta una frase semplice ma illuminante:

 “Uno schiavo che non ha coscienza di essere schiavo e che non fa nulla per liberarsi, è veramente uno schiavo. Ma uno schiavo che ha coscienza di essere schiavo e che lotta per liberarsi già non è più schiavo, ma uomo libero.”

Ed aveva ragione, con il solo limite che non aveva calcolato, e non avrebbe potuto, come nell’evo moderno tale frase si potesse infine applicare non solo alla vera schiavitù materiale ma anche a quella intellettuale, psicologica, mentale.

Quelli che… il controllo mentale

Lenin

Insomma non ci spingeremo a citare secoli e secoli di tentativi umani di condizionare il pensiero e l’opinione altrui, è insito nella natura dell’uomo.

Il primi a provarci gentilmente con una certa sistematicità furono i greci inventando la filosofia. Fino ad arrivare ai più folli nei giorni nostri, senza necessità di citare l’orribile dottor Josef Mengele ed altri scienziati nazisti che sotto lo sguardo benevolo di Heinrich Himmler si producevano nelle peggiori atrocità convinti si potesse arrivare ad elaborare un metodo scientifico che condizionasse definitivamente la mente umana.

La cose deve essere piaciuta anche dopo visto che, secondo i complottisti di tutto il mondo,  l’influenza dei dottori e degli scienziati teutonici fu tale da far nascere molteplici programmi di controllo mentale, per lo più riuniti sotto il comune denominatore del programma MKUltra (Mind Kontrolle Ultra).

C’è chi sostiene  addirittura che in omaggio ai nazisti tedeschi venne mantenuta la parola ‘ Kontrolle‘, chiara indicazione della fonte d’ispirazione di quei programmi. I più cospirazionisti giurano che la CIA abbia perfezionato ed applichi oggi un programma di nome Monarch evoluzione dei precedenti, anche con un certo profitto.

Solo questione di tassonomia

Mark Zuckerberg

Detto sinceramente me ne frego se sia vero, li ho citati solo per una vena tassonomica e per pensare alla faccia attonita di fior fiore di scienziati nel momento in cui hanno scoperto che gli stessi effetti con molta meno fatica e pure scopiazzando li ha raggiunti un brufoloso nerd di White Plains, New York dal nome Mark Elliot Zuckerberg. E come lui e per lui tutti gli altri fagianoni che hanno inventato nel garage delle loro abitazioni altri social di successo.

Si perché gli americani, ci avrete fatto caso, inventano tutto o creano grandi società sempre nel garage di casa. Una circostanza così ricorrente che, visti i risultati, dovrebbe spingere gli altri governi ad investire meno in istruzione universitaria e piuttosto buttarsi sulla costruzione di nuovi garages.

Dicevamo Zuckerberg e compagnia bella, gente che oggi la senti parlare solo di Metaverso ed Intelligenza Artificiale, forse perché a guardarli gli manca quella naturale. Basterebbe vedere l’audizione dell’illustre creatore di Facebook al Senato Americano in cui biascicava sudaticcio risposte insensate a domande da terza elementare. 

Ma non voglio divagare, per dimostrare presto la mia assurda tesi che questo soggetto abbia ottenuto una maggiore e più vasta forma di condizionamento mentale di decine di professoroni in secoli di lavoro. E l’elemento che porterò a suffragio inequivocabile della mia tesi sono questa nuova forma di genotipo che sono gli “uomini bandierina”.

Gli ‘uomini bandierina’

Foto: Olivier Ortelpa

Non avrete difficoltà a riconoscerli aprendo qualsiasi social. Sono quelli che, in maggioranza oggi espongono al posto della loro foto la bandiera Ucraina, o anche quelli più minoritari e rarefatti che in alternativa espongono quella Russa.

Ecco, gli uomini bandierina, che secondo quanto gli è stato comunicato dalle sovrane leggi del Mainstream e dei grandi Media hanno bisogno di esternare meccanicamente un’appartenenza, una scelta. E senza aver mai saputo nulla di quell’argomento sposano tesi mutuate qua e la dal web con una convinzione estrema, a tratti prevaricatrice.

Insomma sono gli stessi che negli ultimi anni vedevate con “je suis Charlie”, “io resto a casa”, “andrà tutto bene”, “black lives matter”, “io mi vaccino”, “la legge zan”, “fridays for future”. Appena arriva il nuovo input cambiano logo e bandierina ma il meccanismo è sempre lo stesso.

Voi pensate che i migliori specialisti del controllo mentale sarebbero riusciti, in poche ore, a convertire dai profili degli uomini bandierina la loro assoluta attenzione dall’onnipresente argomento Covid alla guerra in Ucraina in così poco tempo? A fare scomparire nel nulla il tema sanitario che da due anni ci ammorba la vita come unico ed imperativo argomento?

Certo che no. Ma ci sono riusciti i social e gli uomini bandierina. Notevolissimo meccanismo azione reazione. Quasi un riflesso condizionato.

I cani di Pavlov

Ecco, come il mio di riflesso condizionato, che mi ha fatto pensare immediatamente ai cani di Pavlov.

Si perché il riflesso condizionato detto altresì riflesso pavloviano è un’espressione coniata dal noto scienziato russo che elaborò il concetto agli inizi del novecento nell’ambito degli studi sul comportamento. È in sintesi la risposta che il soggetto dà alla presentazione di uno stimolo condizionante.

Creò una bella stanza insonorizzata dove mise degli ignari canetti. Ogni volta prima di dare da mangiare alle povere bestioline suonava un campanello. Dava da mangiare al cane solo  ogni qualvolta si presentava il suono del campanello.

Dopo varie ripetizioni, lo stimolo del campanello si trasformava in stimolo condizionato capace di produrre da solo una risposta, questa volta condizionata, di salivazione. Dunque il cane al solo sentire il campanello, ma senza avere il cibo, aveva l’acquolina in bocca come se il cibo fosse li.

Ecco il riflesso pavloviano. Non se ne voglia nessuno per il paragone, perché sappiamo bene che il cane è in genere più intelligente degli uomini. O forse il contrario ma non ne sono sicuro.

Comunque senza offendere alcuno saremmo ciechi a non vedere la ormai immediata connessione col lancio di alcuni temi e la immediata ed incondizionata adesione a questi.

Bandiere per la pace

Foto: Ben Frieden

Io avrei preferito ad esempio esporre invece delle bandiere dei Paesi in guerra una bella bandiera della Pace. Mi sembrava più sensato parteggiare per la pace. Ma al momento di metterla il riflesso “canino” pavloviano mi ha fatto pensare: “no fa troppo radical chic mondialista sinistrorso” ed ho desistito.

E così forse hanno fatto in molti che di fronte alla semplice alternativa della Pace si confrontano verbalmente su quale contendente bellico abbia maggiori ragioni o torto. Alimentando inconsciamente il conflitto.

Che ormai è parte di noi talmente tanto che, pur se non siamo in guerra, abbiamo appena approvato lo stato di emergenza, arrivando al fantastico record di essere un Paese in cui in realtà non sta succedendo niente ma che ha due stati di emergenza aperti, contemporaneamente.

Ma anche io sto parlando di questo. Dunque è possibile al fine dell’analisi sostenere che, come molti, anche io subisco il riflesso condizionato, ma secondo Lenin visto che me ne accorgo sono un po’ più libero. Non so se la cosa mi provochi veramente sollievo o no. Magari lo scrivo per autoassoluzione o consolazione.

La lezione di Bukowski

Forse veramente la penso come il mio scrittore americano preferito Charles Bukowski, o meglio Henry Charles “Hank” Bukowski Jr., nato Heinrich Karl Bukowski, che scriveva: “la schiavitù non è stata affatto eliminata, è solo stata allargata fino a comprendere i nove decimi della popolazione”.

E sinceramente dopo aver riletto questo mio articolo in cui, condizionato, ho scritto anche io dei temi in voga, non sono più tanto sicuro di far parte di quel fortunato dieci per cento.

Anche perché ho appena pensato che tra qualche ora, appena sveglio, come tutte le mattine mi farò un bel caffè caldo con un cornetto alla crema, e mi è venuta l’acquolina in bocca, pure senza campanella.

(Leggi qui tutte le riflessioni di Franco Fiorito)