Gnesi «I nostri Comuni cresceranno se, insieme, sapremo farci sentire»

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di ARTURO GNESI
Sindaco di Pastena

Caro direttore,
la trasmissione A Porte Aperte con i neo sindaci Giuseppe Sacco e Gianfranco Barletta e il pluridecorato Filippo Materiale ha offerto interessanti motivi di riflessione riguardo allo sviluppo del territorio e all’efficacia del potere dei sindaci.

Premesso che il primo interlocutore dei cittadini sono i rappresentanti locali e che il volto dello Stato è simbolicamente raffigurato nel portone dei municipi occorre, capire quanto peso ha, nelle decisioni romane, la voce del popolo di cui ogni sindaco si fa carico.

I bisogni e le speranze della nostra gente che spesso si infrangono in risposte inefficaci e soluzioni improbabili per la mancanza di mezzi e risorse disponibili.

Nella discussione durante A Porte Aperte è prevalsa più la rassegnazione ad essere ‘bravi padri di famiglia’ che a fine mese devono far quadrare i conti evitando sprechi e spese inutili piuttosto che la visione di un territorio che scuotendosi dal torpore e dall’abbandono reclama rispetto e diritti per la sua gente e futuro per i suoi giovani.

Non è solo una banale provocazione la richiesta di scuole, strade ed ospedali, ma sono le fondamenta di una riqualificazione del territorio e di un suo necessario sviluppo.

Come si fa a promuovere in turismo basato sulle bellezze naturalistiche, paesaggistiche, culturali della nostra terra se poi la qualità della vita è estremamente precaria?

Come possiamo favorire l’artigianato locale e favorire la vendita dei prodotti agro-alimentari se i nostri paesi sono alla mercé di strade dissestate e insicure?

Come possiamo immaginare di incentivare la ristrutturazione e l’utilizzo dei nostri centri storici se gli ospedali sono allo sbando e chi sta male deve subire l’umiliazione di restare per ore se non per intere giornate parcheggiato su una barella in mezzo al corridoio ?

Come possiamo pretendere che una nuova cultura imprenditoriale magari incentivata dai fondi europei, dall’ innovazione tecnologica e dalla professionalità dei nostri giovani possa radicarsi sul territorio se ci chiudono le scuole dell’ obbligo e spingono le giovani coppie a sistemarsi altrove?

Abbiamo ribadito la necessità della fare rete, di mettere insieme le ricchezze dei propri territori, valorizzare le peculiarità esistenti ma io ritengo che senza una riqualificazione dell’intero comprensorio non avremo speranze e i nostri cittadini saranno condannati a rimpiangere un’esistenza delle occasioni mancate.

Per tali ragioni non reputo affatto utopistico un impegno forte e deciso con il governo regionale e nazionale per ottenere il dovuto rispetto per i nostri cittadini che si materializza attraverso una nuova politica di investimenti per mantenere le scuole dell’obbligo in deroga ai limiti imposti dalle normative vigenti e allargare la rete ospedaliera elaborando altri criteri per l’apertura degli ospedali.

Senza scuole, strade ed ospedali sarà difficile convincere pensionati, professionisti e giovani ad investire nei nostri paesi e soprattutto a sceglierli come luoghi di vacanza o residenza.

Certo ci sarebbe da affrontare anche il discorso della qualità dell’aria che respiriamo e dei condizionamenti delle organizzazioni mafiose ma questi sono altri discorsi…