Governo M5S-Pd: non c’è chi dice no, si soccorrono… i vincitori (di C. Trento)

Nessuno o quasi si oppone all'accordo per il Governo M5S-Pd. Che ora dovrà affrontare la prova delle risposte. Quel non date fino ad oggi dall'esecutivo Gialloveurde che lo ha preceduto

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

In realtà non c’è chi dice no. Al massimo lo annuncia, il no. Magari lo vota dopo essersi sincerato che comunque i sì rappresentano la maggioranza. E che il suo no sia quindi ininfluente. Con il massimo dello sforzo si può arrivare ad un no, pronto però ad un’evoluzione positiva nel corso di… pochi minuti. La politica italiana è questa, lo dice la storia.

Da queste parti non si fanno le rivoluzioni, da queste parti non ci si organizza. Ci si arrangia. Condizione che rende bene la situazione di una eterna emergenza.

Domani e martedì il governo Conte bis chiederà la fiducia, prima alla Camera e poi al Senato. Nessun problema di numeri a Montecitorio, mentre a Palazzo Madama si gioca sul filo del rasoio. Ma alla fine tra le Autonomie, i senatori a vita e qualche pattuglia di “responsabili” non ci saranno problemi.

Giuseppe Conte

Eppure la svolta sul piano politico è enorme, perchè il Pd al posto della Lega stravolge la prospettiva. In Italia e in Europa. Ha ragione il segretario provinciale del Pd Domenico Alfieri quando scrive che «oggi in politica Cappuccetto Rosso può sposare il lupo». (Leggi qui Lo strappo di Alfieri… dopo la benedizione a Fantini segretario).

Abbiamo assistito a nemici che diventano amici, al capo pentastellato Luigi Di Maio che ha dovuto ingoiare rospi giganteschi. Potrebbe perfino succedere che scoppi la pace tra il segretario nazionale del Pd e presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e la sindaca di Roma Virginia Raggi. (leggi qui Ciao nemico: prove tecniche di disgelo Pd-M5S a Roma). E alla fine quelli che si sono davvero opposti sono pochissimi, non si contano neppure sulle dita di una mano. Meglio riciclarsi.

Ennio Flaiano ci ha regalato un affresco memorabile: “Gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso dei vincitori“. Lo aveva intuito alla perfezione un certo Winston Churchill: “Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti, il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti“….

La pazza crisi di estate ha fatto registrare record di ascolti in televisione perché ha assunto una trama a metà tra una telenovela e il Grande Fratello. Ma in realtà la crisi si è consumata nel silenzio e nel distacco di un Paese che non partecipa. Disincantato. E cinico.

Niente di nuovo sotto il sole ciociaro. A parte l’ammuina

In provincia di Frosinone poco da segnalare. Neppure stavolta abbiamo espresso un ministro, sarà complicato, anzi impossibile, indicare un sottosegretario. L’ultimo in quel ruolo fu Gianfranco Schietroma. Correva l’anno 2000. Magari da altre parti si sarebbero posti il problema che per incarichi del genere servono peso politico, competenze, relazioni, capacità di fare lobby nel senso positivo del termine.

Claudio Durigon

Il Pd, tornato al governo dopo appena quindici mesi di opposizione, non ha né un senatore né un deputato eletto in provincia di Frosinone. I quattro esponenti della Lega (i deputati Claudio Durigon, Francesco Zicchieri, Francesca Gerardi e il senatore Gianfranco Rufa) passano dalla maggioranza all’opposizione. Non sarà semplice, perché la vera sfida è quella di radicare il Carroccio sul territorio, nei singoli Comuni. Con un’organizzazione capace di ottenere risultati pure alle elezioni locali.

Un terreno sul quale invece si muove benissimo Massimo Ruspandini, senatore di Fratelli d’Italia. Al quale probabilmente spetterà il compito politico più importante e delicato: riunire e rilanciare davvero una coalizione di centrodestra. Anche in Ciociaria. Toccherà a lui convincere la Lega che l’isolazionismo non porta da nessuna parte, toccherà a lui far capire a Forza Italia e Cambiamo che con i rancori in politica non si costruisce nulla.

Enrica Segneri

I tre parlamentari dei Cinque Stelle restano in maggioranza: Ilaria Fontana ed Enrica Segneri qualche apertura al Pd l’avevano fatta. Mentre Luca Frusone aveva aperto un canale di confronto con il presidente della Provincia Antonio Pompeo. Adesso però si tratta davvero di provare a dare delle risposte a questo territorio. Sul futuro dello stabilimento Fca di Piedimonte San Germano, l’architrave di quel che resta dell’economia provinciale. Considerando pure l’indotto. Nessuno ha risposto al grido di allarme lanciato qualche settimana fa, su Ciociaria Oggi, dal presidente di Unindustria Frosinone Giovanni Turriziani: «Non vedo una politica di rilancio dell’economia provinciale. Qualcuno si sta occupando dell’automotive e del futuro dello stabilimento Fca di Piedimonte San Germano?». (leggi qui Economia, ora è allarme rosso). Nessuno. Solo il silenzio.

Così come nulla si è più detto o fatto per quanto riguarda la bonifica della Valle del Sacco, la riperimetrazione del Sin, le opportunità dell’area di crisi. Non è tanto questione dei colori dei governi o delle giunte. Diceva Deng Xiaoping, ex leader del Partito Comunista Cinese: “Non importa se un gatto è nero o bianco; finché catturerà i topi, sarà un buon gatto“. Basterebbe un gatto che catturasse i topi.

Lo scannatoio preventivo per sopravvivere

Perchè al Comune di Frosinone, dove mancano tre anni alla scadenza del mandato del sindaco Nicola Ottaviani, sia nel centrodestra che nel centrosinistra si stanno letteralmente “massacrando” per la prossima candidatura a sindaco?

Nicola Ottaviani © Giornalisti Indipendenti

Non soltanto perché magari c’è. chi confida nelle elezioni anticipate (possibili se il primo cittadino dovesse effettuare il blitz della sfiducia pilotata). In realtà il livello comunale è diventato l’unico alla portata di chi vuole far politica sul piano locale.

Semmai davvero si dovesse procedere con il taglio dei parlamentari, le percentuali di eleggere candidati dei territori periferici (come la Ciociaria) ballerebbero intorno allo “zero virgola”. A quel punto i “big dei big” si concenterebbero sulle Regionali. Per tutti gli altri resterebbero soltanto le comunali.

Ecco perché nel centrodestra la “successione” a Nicola Ottaviani (il sindaco è autorizzato ad effettuare tutti gli scongiuri che ritiene e come ritiene) si trasforma in una lotta per la sopravvivenza politica. Riccardo Mastrangeli, Danilo Magliocchetti, Adriano Piacentini, Fabio Tagliaferri, Massimiliano Tagliaferri, Carlo Gagliardi e diversi altri sanno che quello sarà un vero e proprio “ultimo treno”.

Discorso speculare nel centrosinistra, dove il capogruppo del Pd Angelo Pizzutelli ha sostanzialmente detto che il “re è nudo”. Scatenando… il silenzio. Rispetto al passato per. una variabile c’è. Nel 1976 Indro Montanelli lanciò lo slogan “Turatevi il naso ma votate Dc”, per evitare il sorpasso del Pci.

Oggi questo rischio non si corre. Chi perde porta via il pallone. Sgonfio.

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