Governo o Regione? I tormenti di Zingaretti

Davvero il presidente del Lazio accetterebbe un posto da ministro o da premier? In realtà sta soppesando le situazioni con grande cautela. Non escludendo le elezioni anticipate e pensando ad un poker d’assi per sostituire Giuseppe Conte a Palazzo Chigi: Franceschini, Letta, Guerini, Gentiloni. A meno che la campagna acquisti di Salvini non svuoti i pentastellati.

Nel suo piccolo Alessioporcu.it scrive da settimane che Nicola Zingaretti potrebbe accettare un posto da ministro (ma non è escluso che possa anche essere tenuto in considerazione per Palazzo Chigi), aprendo quindi la strada che porterebbe la Regione Lazio al voto nella primavera del 2021. Adesso lo hanno scoperto anche diversi giornali nazionali. Ma tutto resta legato ad una valutazione politica complicata di Zingaretti. In fondo i motivi che potrebbero spingere il Governatore ad accettare di far parte dell’esecutivo sono due: una crisi economica difficile da gestire e la necessità di cambiare passo rispetto ad un Governo guidato da un premier, Giuseppe Conte, senza un Partito di riferimento e ormai abbonato soltanto agli slogan.

NICOLA ZINGARETTI FOTO © LIVIO ANTICOLI / IMAGOECONOMICA

Ma ci sono altri scenari che Nicola Zingaretti deve analizzare. Vale davvero la pena interrompere la legislatura nel Lazio due anni prima rispetto alla scadenza del mandato? Vale la pena avventurarsi in prima persona in un Governo che potrebbe durare tra Natale e Capodanno? Specialmente se all’election day del 20 e 21 settembre il centrosinistra dovesse perdere altre Regioni che attualmente guida? Vale la pena abbinare le Regionali alle comunali di Roma, dove i cittadini capitolini non vedono l’ora di archiviare l’esperienza di Virginia Raggi? E dove quindi sarebbe complicato distinguere tra Cinque Stelle e Pd se gli stessi Partiti fossero alleati?

Nicola Zingaretti è politico cauto e segretario attento. Da mesi sta pensando anche all’opzione delle elezioni anticipate: sarebbe lui a fare le liste e in ogni caso riuscirebbe ad avere in Parlamento gruppi che fanno riferimento soprattutto a lui. Non a Matteo Renzi o a Dario Franceschini.

Pure in tal caso, qualora lui si candidasse in prima persona, alla Regione Lazio si aprirebbe la strada per le consultazioni anticipate. Ma ci sarebbe più tempo, con prospettive decisamente diverse.

A settembre in ogni caso sarà quasi impossibile che Giuseppe Conte possa continuare a fare il presidente del consiglio. Ma ci sono due fattori da valutare. Intanto il leader della Lega Matteo Salvini continua ad “arruolare” ex pentastellati. E se la maggioranza venisse meno, allora le elezioni anticipate sarebbero quasi inevitabili. Ma, paradossalmente, la legislatura della Regione Lazio si allungherebbe.

Lorenzo Guerini. Foto: © Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli

Inoltre, in caso di rimpasto, fino a che punto davvero il Movimento Cinque Stelle potrebbe mettersi di traverso, considerando il terrore delle urne dei pentastellati. Difficilmente Beppe Grillo e Luigi Di Maio arriverebbero a quella fase nella quale, durante una partita di poker, si giungerebbe al… vedo.

In un contesto di rimpasto il Pd zingarettiano può giocare almeno tre carte: Dario Franceschini, Enrico Letta, Lorenzo Guerini. E il segretario resterebbe a fare il Governatore. Dimenticavamo la quarta carta: Paolo Gentiloni.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright