La ragazza di Sezze, il bimbo di Latina e il bisogno degli angeli (di L. Grassucci)

Due episodi di cronaca. Che lasciano un dolore senza ragione: il più brutto, il più cattivo. Vittime: un bambino di 11 anni ed una ragazza di 18. Il tormento dell'uomo senza fede per ragione e pieno di fede per educazione. E quel raggio di luce...

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Un bimbo di 11 anni di Latina anni muore per strada a Roma, mentre va in ospedale, le umane forze non riescono a salvarlo; una ragazza di 18 anni a  Sezze muore nel suo mondo, a casa… e non c’è niente su cui, contro cui, sfogare la rabbia. Nulla su cui dire di colpe che ci assolvono dal dolore che non ha ragione.

Il dolore che non ha ragione è il più brutto, cattivo, lacerante, disperato. Sì, disperato perché privo di speranza. Se un bimbo muore di respiro a 11 anni, se una ragazza muore di vita a 18, cosa possiamo dire, fare, cosa urlare.

Sono per ragione senza fede, sono per educazione pieno di fede e in mezzo c’è il tormento di vivere.

Ho letto le storie di questi due ragazzi, delle parole messe in fila come si deve: ma non c’erano mai “possibilità”, “ragioni” e non c’era spazio per la misericordia.

Al di fuori della misericordia di Dio non c’è nessun’altra  fonte di speranza per gli esseri umani” diceva Giovanni Paolo II.

Infatti la ragione non mi ha aiutato, con tutto il suo complicato pensare. Ma l‘educazione questa si mi ha dato una possibilità, tenue ma possibile, la misericordia, il ricordare il misero che è in me, nella caducità di questo starci.

L’idea di stare intorno, vicino, insieme quando il male è ingiusto abbandono.

Sento il dramma dei genitori nello strazio dell’ordine invertito della vita: i creatori lasciano sempre prima della creatura altrimenti i primi vivono nel nulla, nell’inutilità.

Così è se tutto fosse qui. Ma c’è la misericordia, quel ricordare… Di questo tempo si ricorda di un figlio che muore, di una madre nel dolore, di un mondo che si perde in indifferenti prepotenze.

In questo tempo c’è il sole ma sicuro le nubi dal monte sono nero pece e d’improvviso tutto si chiude, finisce il mondo. Un fulmine squarcia il velario scudo tenue delle nostre paure e tutto è finire.

Tutto è inutile, poi, poi c’è il sole, poi c’è il sole e ora che ci penso ci sono gli angeli, ci sono gli angeli nella mia educazione che nego nella mia ragione, ma la misericordia è questo dirvi di angeli che ci sono, ci sono nel giusto per non morire di dolore.

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