La Lamborghini al Giacomini e Latina fa la vanitosa

Il rombo di un motore, le linee di una carrozzeria: messi in una zona che fa da contrasto. Ed esalta ancora di più le bellezze fuoriserie di quella vettura. Come è accaduto nelle ore scorse con una Lamborghini di fronte al cinema Giacomini di Latina

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Beh, mica te lo aspetti è tutto così decadente. Il vecchio cinema Giacomini ha scritte anni ’60, muri scrostati anni passati, e le transenne fanno periferia dimenticata. Fa sera prima a settembre a Latina.

Qui dove le macchine non possono osare per il delirio antimotori dei nuovi Savonarola eccola è la cosa più di Latina che ci potesse essere una Lamborghini Aventator gialla. Gialla come la crema pasticcera di nonna piena di uova, gialla come il grano, gialla e basta.

E’ una Lamborghini auto per sognare, auto sognata, ma così contadina: Ferruccio Lamborghini faceva trattori e seguiva contadini, capì che la Ferrari fatta da uno che disegnava il vento aveva la frizione difettosa. Il contadino è animo sincero e lo va a dire al divo del motore Enzo Ferrari che lo rimanda: ma che capisci di auto, fa trattori.

I contadini sono permalosi e Ferruccio Lamborghini decide di fargliela vedere al modenese, e si mette, lui che faceva trattori, a fare l’automobile. Nasce la Miura che bella è dire niente, che guardarla è di più di ogni guardare e il nome è di toro, perché il contadino non tace le radici ma le urla. Un toro infuriato, una bellezza da definire.

Un poco come Latina nata contadina e finita cittadina. Sta lì, i bimbi la guardano, lei si fa guardare come se lo spirito della città fosse venuto qui a farsi vedere, a “vanitarsi”. Che bella, che veloce, che vento. Futurista, nata con futuro dentro. E la città, angolo decadente, di un centro dimenticato quasi la indossa, quasi la incornicia.

Il resto? Il motore rimbomba tra i palazzi di strade diritte, riempe la città come le Guzzi, le Alfa Romeo, le Gilera di quando qui disegnano la velocità.

La Lamborghini è un sogno contadino, una sfida “cafona” alla pretesa cittadina. Una sfida sopra le righe, una sfida come Latina. I bimbi la corteggiano, i ragazzi la ammirano e sentono che stanno “guardando” Latina. Una città nata non mediocre ma uccisa dalla mediocrità di flagellati in cerca di pentimento a vizi mai confessati.

Io sogno un poco di sognare.

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