Il profondo rispetto dell’ateo di fronte alla croce: la vittoria nel momento della sconfitta (di L. Grassucci)

Il profondo sentimento di rispetto dell'ateo di fronte all'innalzamento sulla Croce. Perché è la vittoria di chi apparentemente viene sconfitto. E genera un mondo nuovo.

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Di questi tempi non ci parlate, non rivolgetevi a noi. Noi, di questi tempi, siamo rivolti altrove: al Signore. Ma non siete comunisti? E qui vi volevo, noi non siamo quel che siamo, ma quello che ricordiamo di essere quando è il tempo (e questo è tempo) di morte, tempo di risorgere, tempo di “pirdiscione”.

Di una cosa che facciamo come si faceva nelle chiese del Rinascimento, del tempo medio e prima ancora, “dipingiamo” la vita nel giorno in cui l’uomo veniva ucciso e dicendosi figlio di Dio ci ha condannati ad essere umanità deicida.

Ma lui ha perdonato e lui è risorto, non c’è un uomo morto in questa storia e… cosa vi ricorda? Che ci sarà un riscatto alla morte delle plebi, che risorgeranno nel tempo nuovo, che c’è il risorto. Quel sole dell’avvenire che visto di venerdì non esiste, guardato di domenica è raggiante.

La religiosità profonda dell’ateo

Ecco vedete noi abbiamo portato in processione il dipingere di Giotto, il narrare di Dante e le penitenze di Trento.

Di questi tempo non rivolgetevi a noi: noi siamo impegnati, occupati, a guardarci dentro. E dentro c’è questa incredibile misericordia che ci fa quello che siamo: “cristiani”. Così cristiani che non dimentichiamo che siamo nati uguali, uguali moriremo e nel mezzo vogliono vivere giusti, in giustizia delle cose, in giustizia della carità. Questo per spiegarvi che poi quel Nazareno non era poi così impostato al vero, ma immolante e penitente, per la giustizia del creato.

Di questi tempi non ci parlate, non rivolgetevi a noi. Noi che in qualsiasi parte del mondo il mondo ci ha portato, per quanto Sezze sia distante o vicina, oggi anche per un attimo solo ci segniamo la fronte, ci segniamo l’orizzonte, raccontiamo che dall’ingiustizia si risorge.

Dal male si risorge. Dalla prepotenza si risorge, dalla vita si crea vita e la nuova vita è meglio del passato che muore.

Non ci parlate

Di questi tempi non ci parlate, parla la nostra gente di secoli e secoli, parla quella cosa che ci fa nel mondo tra eguali unici, il seme dello stare insieme che è germogliato.

Siste! Silente!………….. oh, oh. Dice di essere il figlio di Dio, ha bestemmiato è reo di morte….. dice che avrebbe distrutto il tempio di Gerusalemme e lo avrebbe ricostruito in tre giorni. Ha bestemmiato, è reo di morte.

“Tutto è compiuto.