Morandi, l’ingegnere che progettò il viadotto sull’A10… ed il grattacielo Edera

Il progettista del viadotto crollato a Genova è uno dei papà del Grattacielo Edera a Frosinone. Monumento ad una città che doveva essere ma non è mai diventata. Era uno dei totem del cemento armato negli anni Sessanta

Un visionario, con la sua passione per i materiali moderni e proiettati nel futuro. Con la sua concezione avveniristica del mondo, riassunta in mensole e travi a sbalzo, curve alle quali piegare la rigidità dei calcoli e delle forme. Solo il cemento armato, con la sua forza e la sua duttilità, la sua resistenza e allo stesso tempo economicità, poteva realizzare quello che sognava l’ingegnere Riccardo Morandi, uno dei totem dell’ingegneria civile italiana negli anni Sessanta. Perché Morandi fu uno dei più convinti sostenitori del cemento armato: della sua forza, delle sue possibilità, ma anche della sua convenienza sui conti finali dell’opera. Forma-funzione: fu così che concepì il ponte sull’A10 che attraversa Genova e che porta il suo nome. Crollato ieri. Fu così che concepì il grattacielo Edera: cattedrale che si staglia sul nulla di Frosinone.

 

Ponte e Grattacielo

Il Riccardo Morandi che immaginò, disegnò e progettò il ponte strallato venuto giù ieri è lo stesso Morandi che ha concepito, tracciato e calcolato l’unico grattacielo nella piana del capoluogo ciociaro.

All’inizio degli anni Sessanta fu ‘normale’ che venisse chiamato lui per occuparsi di quell’opera che doveva rappresentare la rinascita di un intero territorio, la sua voglia di essere città moderna, la sua intenzione di competere con le grandi città italiane.

Morandi in quegli anni era un mostro sacro. Il più grande conoscitore del cemento armato, questo nuovo materiale che rendeva tutto possibile architettonicamente. E anche ad un costo più basso.

Nessuno più di lui conosceva quel materiale. Coinvolgerlo nel progetto significava dare un ulteriore tono di prestigio all’opera. E la famiglia Zeppieri, che decise di realizzare il grattacielo, su questo punto non ebbe dubbi,

 

Centomila metri cubi

A progettarlo in realtà è l’ingegnere Adriano Cerasi. Al professor ingegner Riccardo Morandi vengono affidati la progettazione ed i calcoli sulle strutture in cemento armato, nonché la supervisione sull’opera. Come Direttore Lavori e coordinatore degli impianti e delle forniture viene chiamato l’ingegnere Guido Valchera. Le linee architettoniche invece vengono tracciate dall’architetto Franco Santori.

A costruire quel mostro di 90 metri è l’impresa dell’ingegnere Cataldo Cataldi. Che impiega circa due anni per realizzare i 21 piani dell’edificio, altro in tutto 90 metri dalla fondazione ed 81 sopra il livello stradale.

Circa 100mila metri cubi, quasi tremila di parcheggio a 24 metri dal suolo raggiungibile con una doppia rampa ad elica

Viene inaugurato il 18 maggio 1968 dal ministro dell’Industria e del Commercio Giulio Andreotti, presente il sottosegretario all’Agricoltura senatore Dante Schietroma, il prefetto Ciro Conte, benedì l’opera il vescovo Giuseppe Marafini.

Un’opera eterna

Un opera che doveva essere eterna. E invece il tempo ha dimostrato che tutto è relativo. Tutto è avveniristico per il proprio tempo. Poi il futuro diventa passato. Come è stato per il ponte strallato di Genova: divenuto obsoleto in meno di mezzo secolo per via dello sviluppo del traffico nemmeno lontanamente immaginabile.

Così il grattacielo Edera. Che non corre i rischi del ponte sulla A10: il cemento ‘lavora’ esattamente come previsto dal progetto e dai calcoli statici. Ma resta un monumento ad una Frosinone che doveva essere e che invece non è diventata. Rimanendo solo una grande visione, come quella di Morandi.