Stanno per contarsi, stanno per scontrarsi e qualcuno teme anche per scannarsi: gli iscritti alla sezione del Partito Democratico di Cassino devono decidere chi appoggiare alle prossime elezioni comunali. Se andare con il sindaco uscente Giuseppe Golini Petrarcone oppure con il figlio del segretario dimissionario Francesco Mosillo. E’ lo statuto ad indicare la strada per sbloccare una situazione talmente avvelenata che la Direzione Provinciale del Partito ha preferito non metterci le mani: «Ci sono delle regole nazionali, atteniamoci in maniera precisa a quelle» aveva detto il segretario politico provinciale Simone Costanzo.
Il fronte per Petrarcone nelle settimane scorse aveva presentato un documento politico con la maggioranza della direzione che chiedeva di sostenere il sindaco uscente; il fronte per Mosillo ne aveva consegnato un altro invocando le primarie. I primi appoggiati dal senatore Francesco Scalia, dal deputato Nazzareno Pilozzi e dal presidente del partito Domenico Alfieri; i secondi sostenuti dall’assessore regionale Mauro Buschini e dall’ex deputato europeo Francesco De Angelis, entrambi alleati del segretario provinciale Simone Costanzo che in questa fase è formalmente neutrale. La soluzione fornita dallo Statuto è stata: decidono gli iscritti, ci si conta e chi raggiunge il 60% ottiene il simbolo.
Già, ma chi li conta i voti? Chi sarà ad arbitrare gli scrutatori? Chi sorveglierà sulla regolarità del voto. Il Partito ha messo in campo i suoi Caschi Blu: non potendo disporre dei soldati delle forze internazionali di pace dell’ONU adibiti a compiti di controllo, il Pd di Frosinone ha richiamato in servizio l’avvocato Graziano Cerasi da Castrocielo. E’ stato nominato in serata commissario garante per l’assemblea del PD di oggi a Cassino.
In pratica è l’uomo che chiamano quando c’è da fare quadrare un conto e garantire il buon esito di una disputa politica. L’ultima volta che gli avevano messo addosso la divisa mimetica ed il caschetto azzurro con il simbolo delle Nazioni Unite era stato in occasione dell’ultimo congresso di Circolo tenuto a Cassino (quello dei lunghi coltelli). Graziano Cerasi riuscì nella non comune impresa di chiudere con lo stesso numero di schede votate e alla fine scrutinate, malgrado il migliaio di persone che si presentò al seggio.
Affidabile ma scomodo. Soprattutto per i suoi: non ha avuto remore a dimettersi dalla Commissiona di Garanzia provinciale in aperta polemica con Simone Costanzo, della cui area faceva parte; se ne andò sbattendo la porta, non accettando di votare l’espulsione dal Partito del presidente della Provincia appena eletto (Antonio Pompeo) e del senatore della Repubblica (Francesco Scalia) che lo aveva appoggiato, citati in giudizio di fronte al tribunale disciplinare del Partito all’indomani delle provinciali del 2014 nella quali il Pd si era spaccato.
Uno di cui, insomma, malgrado il rompicoglioni che è, ci si può fidare indipendentemente dall’anima di appartenenza nel Partito.
E’ il classico Cincinnato al quale rivolgersi quando il nemico è alle porte di Roma per poi rimetterlo in campagna a Castrocielo una volta sbrigate le faccende sporche. Consigliere comunale nel feudo di Filippo Materiale dal 1999, assessore dal 2011 al 2006, presidente del Consiglio Comunale nella consiliatura attuale che si avvia al termine. Eppure uno cui tuttavia il Partito non ha mai guardato per alcun ruolo di visibilità, salvo poi ritirarlo fuori dal cilindro quando occorre.
Come Cincinnato, anche Graziano da Castrocielo ha risposto senza battere ciglio alla chiamata del Senato (in questo caso del Pd): ha posato aratro, codici e toga ed ha iniziato a ripassare le regole con cui arbitrare la grande disputa finale per le amministrative di Cassino, dopo i colpi di scena ed i fiumi di veleno versati nei giorni scorsi. Un caos in cui si rischia di non vedere il simbolo del PD sulla scheda elettorale nel secondo comune della provincia. Petrarcone (che lo conosce bene) e Mosillo (che forse non lo conosce affatto) sono avvisati.
Su tutto resta l’incognita di Marino Fardelli: se i suoi voti in Sezione andranno a Petrarcone, il sindaco supererà il tetto del 60% ed avrà il simbolo. E poi l’altra incognita: in quel caso, cosa farà Mosillo, accetterà il verdetto delle urne o spaccherà il Pd ed andrà lo stesso alle elezioni candidandosi a sindaco?
Graziano Cerasi inizia a contare.