Grazie Mario Reloaded

Da Benigni e Troisi a Fantozzi: i troppi 'Grazie Mario' pronunciati in questi mesi da una politica esautorata. Purché non si arrivi alla mitica scena del "Chi siete, che portate: un fiorino!”. Che venne girata a Paliano. Il timore è che lì ci rimettano davvero la dogana

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Immagino ricordiate tutti quel capolavoro che era “Non ci resta che piangere” con Benigni e Troisi. Non avrete dimenticato allora neanche le scene in cui il povero Roberto Benigni, nei panni di Saverio, si prodigava per trovare soluzioni per arrivare alla liberazione di Vitellozzo, arrestato dalle autorità, annunciando alla madre di questo varie soluzioni.

Nonostante questo la madre di Vitellozzo ad ogni occasione si girava verso Massimo Troisi, Mario nel film, rivolgendogli ogni volta un accorato “Grazie Mario” pur non avendo egli fatto nulla.

Grazie Mario è da mesi la frase più ascoltata in politica, da quando l’omonimo Draghi ha assunto la carica di Presidente del Consiglio.

I tanti grazie a Mario

Mario Draghi

Arrivato al potere ammantato di aura taumaturgica e salvifica, è stato osannato per ogni piccolo gesto o frase con un enfasi tale che anche gli arabi stanno pensando di rivedere la parola salamelecchi ,che sembra ormai insufficiente per tanta maestà.

È l’uomo delle provvidenza, ci salverà, è preparatissimo, i poteri forti lo adorano, l’Europa lo stima, ci porterà il rilancio economico, moltiplicherà i pani ed i pesci. Elegante, colto, addirittura dopo qualche settimana era diventato pure bello, la moglie elegantissima e lui affascinante.

E lui portato in trionfo da questa mandria di adulatori ha iniziato la sua ineffabile opera di governo, incorporando le sperticate lodi, fino a quasi convincersi di essere un entità superiore con la conseguenza che, dopo una breve luna di miele, che si concede a chiunque, ha iniziato a trattare tutti come delle inutili mappine.

Collegialità zero, la quasi totalità delle decisioni prese in autonomia, rispetto per le forze di maggioranza nullo, nonostante rappresentino oltre il novanta percento del parlamento.

Insomma lo stesso tatto e rispetto che il megadirettore galattico Duca Conte Pier Matteo Barambani riservava a Fantozzi ed ai suoi colleghi. Il comportamento di chi è circondato dall’aura dell’indispensabile e dunque intoccabile.

Il primo stop

L’incontro con il megadirettore galattico

E per mesi sono continuati estenuanti questi Grazie Mario seguiti da baciamano, inchini e leccatine varie. Ma nel frattempo l’insoddisfazione cresceva. Silenziosa ma cresceva. Le linguette piano piano si ritraevano, gli inchini scendevano dai novanta gradi iniziali a più basse percentuali goniometriche.

È vero che come scriveva Flaiano “a furia di leccare qualcosa sulla lingua rimane sempre”, ma l’italiano, come si sa, è incline all’adulazione del potente ma non sempre è costante nel tempo.

Ed è così che dopo milioni di Grazie Mario, l’altro giorno neanche poi tanto inaspettatamente arriva il primo stop politico. Sulla misura del contributo di solidarietà immaginata da Draghi per fronteggiare il caro bollette. Si oppongono il centrodestra ed Italia Viva. La misura non passa ed anche se si tratta per una soluzione è un segnale molto importante, che va al di la del singolo provvedimento.

E qui la cosa si legge sotto numerosi punti di vista diciamo proprio per ridurli almeno uno strettamente economico, l’altro politico.

Non si vive di solo Pnrr

Mario Draghi

Diciamo che tutta questa grande azione di governo, in particolare sul rilancio economico, che doveva esserne il cardine, non si è vista.

Ci si è concentrati solo sul futuro Pnrr che però sembra riservato ad una ristretta cerchia di eletti e gestito in maniera personalistica e confusionaria. Basterebbe chiedere a qualsiasi pubblico amministratore locale, che mediamente sul tema brancola nel buio. Addirittura si potrebbe affermare che dal punto di vista delle misure a favore dei cittadini abbia fatto di più il pure deficitario Conte. E voi sapete quanto l’ho in simpatia. Che però qualche misuretta e qualche rimborsetto l’aveva portato a casa.

Adesso il megapresidente Draghi si trova a fronteggiare un imminente caro bollette, vedremo poi dovuto a cosa, e l’idea più brillante che ha è ingegnosa e folgorante. Mettiamo una nuova tassa.

Una tassa ai più ricchi per pagare i debiti dei poveri. Che chiunque abbia letto Robin Hood sa che non è un’idea freschissima. Ma l’interrogativo che impazza nelle stanze del potere è stato questo. Veramente ci serve un superprofessorone per partorire una soluzione per cui sarebbe bastato anche un oscuro funzionario del Pd o similaria?

E poi si saranno chiesti i Partiti. Sono mesi che promettiamo rilancio, l’economia è in ginocchio, le famiglie sono allo stremo, davvero vogliamo andare a dire che la soluzione sono nuove tasse?

Il problema del gas

Ed è così che, esasperati, i politici per la prima volta fanno cartello e si oppongono a quella che diciamoci la verità non sarebbe altro che una mezza patrimoniale mascherata. Quanto di più statalista ed antiliberista possa esistere sul mercato.

Qui verrebbe da introdurre la considerazione politica, ma permettete un’ ultima annotazione pseudo economica.

Diciamo che le bollette stanno aumentando principalmente per la questione materie prime, in particolare gas, dopo una forte richiesta della Cina ed un rallentamento della Russia nelle forniture. Per semplificare molto direi, ma è così.

Intanto andrebbe fatta una riflessione su quanto queste forze straniere incidano direttamente nella nostra economia e con questa facilità. Il mastodonte Europa non sembra per ora accorgersene. La strategia dell’aumento dei prezzi ha un respiro più ampio e serve a mettere in ginocchio gradualmente tutto l’occidente una volta su questi temi dominante. Ma su questo servirebbe un lungo trattato di geopolitica.

Silvio non era tonto

Antonio Tajani con Silvio Berlusconi Foto © Daina Le Lardic / Imagoeconomica

Lo ridurrò ad una considerazione amena. Si parla molto in questi giorni di Berlusconi come possibile Presidente della Repubblica con un serrato dibattito tra detrattori e sostenitori  di petizioni pro o contro e dibattiti vari.

Ed uso il Berlusca come esempio. Ma secondo voi era cretino quando invece di imporre l’embargo alla Russia o aprire un conflitto in Ucraina faceva le cenette nella dacia di Putin? O quando faceva accampare con la tenda ed i cammelli Gheddafi a villa borghese circondato da odalische armate stile Ramba?

Entrambe sono ed erano grandi produttori di materie prime energetiche, gas e petrolio. Hanno dato lavoro a grandi aziende italiane ed hanno collaborato ad importanti progetti energetici. Vedi ad esempio il Tap il gasdotto transadriatico fonte di tante polemiche ma che serviva esattamente a questo. Ridurre i rischi di fornitura energetica nella quali Italia ed Europa sono debolissimi in fatto di materie prime.

Invece i luminari europei si producono in guerre e embargo alla Russia e fanno secco il beduino Gheddafi lasciando la Libia e tutta l’area nel caos più totale. Che lungimiranza.

Serve gas e non tasse

Quindi oggi basta che Russia e Cina si facciano l’occhiolino diano una mezza chiusura ai rubinetti e ci ritroviamo Italia ed Europa con le bollette che aumentano in un colpo fino al cinquanta percento. Una enormità. In particolare per famiglie ed imprese già messe in ginocchio dalla crisi e dal covid. (Leggi qui Ballano mentre la fiamma si spegne nei motori).

Quindi di fronte a questo apocalittico scenario nazionale ed internazionale il governo Draghi cosa pensa per fronteggiare il problema? Tasse. Ed infatti alla fine fa sbottare pure i più realisti del re. Complice l’imminente cambio di situazione politica legato alla prossima elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Situazione che Draghi non essendo un politico sta sottovalutando sotto un duplice aspetto.

Il primo che lui, entrato come Presidente del Consiglio, ma col bollino del Presidente della Repubblica in pectore, ha in questi mesi fatto in tempo a stare sul piffero a tutti con questo comportamento padronale, distribuito uniformemente verso tutti i Partiti della maggioranza. E la vulgata odierna è “perché dovremmo eleggere un presidente che già oggi non ci si fila di pezza e ci tratta come nullità?”. É un ostacolo non da poco che stanno trovando i pochi sostenitori veri che gli sono rimasti, quasi tutti oltralpe.

Il secondo è che la sua presunta intoccabilità era legata alla stabilità di governo che nonostante i proclami di pubblica utilità aveva uno scopo precipuo. Evitare le elezioni, far arrivare i parlamentari alla fatidica soglia del vitalizio e consentire a i Partiti di non massacrarsi contro la barriera della crisi del covid che difficilmente una maggioranza risicata avrebbe gestito senza disastri. Ed anche questo scopo si è esaurito con l’arrivo del semestre bianco.

Presidente? Meglio di no

Foto: Stefano Carofei / Imagoeconomica

Si scopre così che nonostante sia osannato da tutti nessuno vuole veramente Draghi come presidente della Repubblica. Ed in quest’ottica diventa un candidato credibile addirittura Berlusconi, forse per Italia Viva ma non escluderei anche per certa sinistra. Nella stessa ottica ogni giorno escono nomi e pronostici degni della rubrica di Striscia “I nuovi mostri”. O meglio ancora dell’omonimo film di Scola Risi e Monicelli.

Tra questi si è contraddistinto un altro genio del paneuropeismo stile Davos che già abbiamo visto alla prova con risultati catastrofici al governo. L’altro megaprofessone Mario Monti. Anche lui in passato degno del mantra “grazie Mario” per poi finire insieme alla sodale Fornero al pubblico ludibrio, ridotto oggi a fare la comparsa sulle trasmissioni di la7 insultato a turno dagli astanti. Si agita sperando lo recuperino in extremis per il Quirinale.

L’altro giorno si è prodotto parlando di strategie sul covid in un’uscita del tipo: “Occorre trovare delle modalità meno democratiche nella somministrazione dell’informazione”.  Che detto da uno che vorrebbe diventare il garante massimo della Costituzione fa perlomeno ribrezzo. Fatto sta che qualcuno ancora gli da retta ed il giorno dopo Mediaset silura i programmi di Del Debbio e Mario Giordano accusati di troppa accondiscendenza verso i no vax. “Grazie Mario” sarà venuto da dire anche a loro.

Un fiorino!

La scena del fiorino girata a Paliano

Insomma dopo un breve periodo dove dominarono i Matteo grazie a Letta e Salvini, sembra destinata a tramontare sotto la crisi anche l’aurea epopea dei Mario e soprattutto dei “Grazie Mario che ho citato come Reloaded ispirandomi a Matrix con il quale condivide la fumosa trama ma soprattutto la ripetitività estenuante.

Vedremo allora come finirà la questione. Se vincerà il Partito delle tasse sarà di nuovo illuminante il film di Benigni e Troisi dove un’altra scena cult è quella alla dogana dove vengono intimati di un pagamento per il passaggio. Pochi sanno che quella scena mitica fu girata a Paliano, all’interno del parco de La Selva.

Col gabelliere che urla a Mario e Saverio: «Alt! Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino!» ed una volta passati, caduto un sacco con pane, olive e caciotte, chiede un secondo fiorino a Mario che era passato a raccoglierlo ed un altro per tornare al carro. Non fosse bastato il primo. Si narra che gli stessi protagonisti fossero morti dal ridere nel realizzarla. La scena infatti finisce con un sonoro vaffa e suona oggi beffardamente profetica.

Perché magari tra qualche giorno per combattere il caro vita è capace che ci rimettono pure la dogana a Paliano per spillarci al passaggio qualche fiorino in più.

In questo caso davvero, “non ci resta che piangere” e proferire l’ultimo, ed esiziale speriamo,  Grazie Mario.