Migliaia di posti in fabbrica che la provincia rischia di non agganciare

I dati Unioncamere: quelli di Excelsior e del rapporto Green Italy. Ecco dove si svilupperanno i nuovi posti di lavoro nei prossimi 5 anni. Le opportunità per la provincia di Frosinone. Ed i pericoli. Un treno che bisogna decidere se agganciare. Ma in fretta.

Il primo dato: 21mila contratti di lavoro in più ad ottobre 2019 rispetto ad ottobre 2018; se si allarga il confronto all’intero trimestre l’aumento sale a 100mila contratti in più. Il secondo dato: nei prossimi anni, un posto di lavoro su 5 verrà dal settore Green. Cifre inserite nel Sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal (l’agenzia che coordina i Centri per l’Impiego) e nel decimo Rapporto GreenItaly presentato presso l’Unione delle Camere di Commercio italiane.

La presentazione dei dati Unioncamere

I dati Unioncamere parlano chiaro: c’è una nuova economia che sta creando i posti di lavoro. È quella legata alla meccatronica ed all’industria connessa al rispetto dell’ambiente. Il Lazio è in linea con i dati nazionali, il problema è che nessun parlamentare del territorio con la principale concentrazione industriale nella regione si stia ponendo il tema. Nè lo stia scrivendo in agenda. Questo fa in modo che i nuovi posti siano destinati a finire in altri luoghi: lì dove le scuole di meccatronica sono già una realtà da tempo. Qui invece è stato necessario che gli industriali scendessero in campo per attivare la prima, dopo avere atteso per vent’anni che lo facesse la politica. (leggi qui Quelli che ci lasciano senza medici e quelli che pensano già ai meccatronici e qui l’annuncio fatto a febbraio L’avanguardia di Unindustria e il deserto della politica).

Sempre gli industriali hanno iniziato il processo di transizione al green: un paio di settimane fa Francesco Borgomeo ha detto di essere pronto ad usare nelle sue fabbriche il metano ricavato dagli avanzi delle cucine raccolti nelle case di Anagni e del circondario. Purché qualcuno lo produca e glielo metta a disposizione, certificando che sia di qualità: “perché nei miei impianti non posso permettermi di mettere gas che non sia più che ottimo“. (leggi qui Quattro passi a Miami e Seattle, sulle strade di sampietrini ciociari).

Le moderne scuole di meccatronica

Nessuno sta scrivendo questa Agenda e quindi nessuna politica si sta attivando in questa direzione. Rischiamo di arrivare tardi e perdere altre occasioni. Di dover fare tutto in fretta per non arrivare ultimi e quindi di farlo male.

Fatto bene, potrebbe essere la nostra vendetta industriale: dopo essere stati per decenni la pattumiera di Roma rischiamo di ritrovarci tra le mani proprio la materia prima della nuova economia. E cioè quei rifiuti sui quali si basa la nuova economia Green: siamo troppi sulla Terra, non ci sono abbastanza materie prime per tutti, bisogna ricavarle da ciò che scartiamo. Si chiama economia circolare ed è proprio quella che genererà il 20% della nuova occupazione, stando al rapporto Green Italy. (qui trovi il Rapporto Green Italy di Unioncamere).

Il problema serio è che altri si stanno muovendo. Il problema ancora più serio è chi governa il ciclo di questa economia. Se viene governato come in Danimarca, dove i superfiltri rendono l’aria che esce dagli impianti più pulita di quando entra, è una grande occasione industriale da considerare. Altrimenti, meglio rinunciare.

Ma se nessuno mette il tema in agenda, nessuno può fissare i paletti e dire ‘alle condizioni della Danimarca ci potrebbe interessare’. Una cosa deve essere chiara: non ci deve interessare se ancora una volta deve essere uno sviluppo senza controlli come troppe volte è avvenuto su certe aziende che operano nel nostro territorio

La pista da sci nel termovalorizzatore costruito in Danimarca

Questo è un territorio avvelenato. E che sia avvelenato tanto quanto lo sono gli altri non cambia la sostanza. Gli industriali di Unindustria sono i primi a denunciare che certe lavorazioni vanno fatte rispettando ogni norma altrimenti è meglio chiudere. A nulla servono i tavoli tecnici: servono i controlli. Fatti in maniera seria, da persone serie. 

L’operazione è talmente concreta che il X Rapporto GreenItaly evidenzia come un’impresa su tre ha già imboccato la strada della sostenibilità, 90mila in più dello scorso anno. E questa scelta si traduce in una maggiore produttività e competitività e in più capacità di innovazione e di export. Spesso è una questione di mentalità: a questa accelerazione stanno contribuendo molto anche le imprese dei giovani under 35. Nella metà dei casi sono loro ad avere puntato sulla greeneconomy.

Nei prossimi 5 anni, l’economia circolare e sostenibile offrirà una opportunità di lavoro su 5 sia nel settore privato, sia in quello pubblico. Insomma, la svolta dell’economia italiana verso la sostenibilità e l’ambiente è in pieno svolgimento e l’Italia è in anticipo rispetto alle altre economie europee.

La firma del protocollo per la Valle del Sacco tra Regione e Ministero, presso la Prefettura di Frosinone

La provincia di Frosinone ha un ulteriore vantaggio: ha un’area inquinata come la Valle del Sacco, sulla quale esiste una cabina di regia tra Ministero per lo Sviluppo Economico e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. È proprio lo strumento che potrebbe mettere potrebbe mettere nero su bianco le regole. Non solo le norme di ingaggio ma anche quelle di governo del processo: può funzionare se per la Provincia di Frosinone si inizierà a ragionare anche in termini d’introduzione di norme di fiscalità ambientale, sviluppare indicatori di performance ambientali, indicatori gestionali ed economici per misurare benefici e rendimenti, introducendo anche meccanismi premiali. Cioè, l’impresa che con le sue lavorazioni green o circular evita inquinamento ha diritto ad agevolazioni.

Non dobbiamo però farci troppe illusioni. Nei prossimi cinque anni Unioncamere stima che in Italia ci saranno 3 milioni di posti di lavoro: 8 su 10 andranno a rimpiazzare chi andrà in pensione. La crescita che gli analisti definiscono “sana” cioè legata alla creazione di nuove aziende o all’espansione di quelle che già operano, è poca cosa.

Se non iniziamo a scriverlo in agenda ed a fare cose concrete, non prenderemo noi quei posti.

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