Grillo, Conte ed i politici con la sindrome rancorosa del beneficato

Andreotti la chiamava "la vergogna della riconoscenza". È quella che sta portando Conte contro Grillo. O Calenda contro il Pd. E tanti berlusconiani in fuga a vedere il berlusconismo altrove. Piccola analisi della sindrome del beneficato

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Nel momento in cui scriviamo non è ancora finita la gustosa telenovela Grillo – Conte che in questi giorni ci ha allietato gli afosi pomeriggi estivi al pari delle più blasonate produzioni sudamericane. E sinceramente della conclusione della stessa ce ne infischiamo, lo spettacolo vero è tutto nel suo svolgimento.

Perché per noi è uno straordinario paradigma di quella che un vecchio saggio come Giulio Andreotti chiamava la “vergogna della riconoscenza” e che gli psicologi generalmente chiamano la “sindrome rancorosa del beneficato”.

La “vergogna della riconoscenza

Sarà capitato anche a voi, di avere una pungente delusione da chi, in precedenza, era stato proprio da voi aiutato. Non con la semplice ingratitudine, che è banalmente umana e diffusissima, ma con qualcosa di più, di diverso e di inaspettato.

Persone che si producono in critiche e maldicenze, quando, invece, dovrebbero solo innaffiare di champagne il prossimo, grazie a cui, di fatto, hanno avuto favori od opportunità. Ma essendo affette da una grande invidia e rabbia passano dall’opportunità all’opportunismo, dall’ingratitudine alla denigrazione.

A me in tanti anni di carriera politica ed amministrativa è capitato centinaia di volte. Talmente tante che ormai mi stupisco di chi prova sincera riconoscenza, mentre trovo il comportamento opposto una quasi certezza.

È tutto un balletto intorno al diabolico ed affascinante concetto del potere. Che obnubila e deforma le persone fino a spingerle a comportamenti che, se considerati oggettivamente, hanno dello scandaloso ma che sono ormai considerabili quasi la normalità.

La sindrome di Grillo

Beppe Grillo (Foto: Vincenzo Livieri)

Prendete ad esempio un Beppe Grillo qualsiasi. Uno che si alza una mattina e tempesta di insulti una nazione intera e la sua classe politica. Vede che funziona e con pregevole intuito porta lo stesso concetto nei suoi spettacoli, poi in delle manifestazioni fino a riuscire a creare un Partito politico che nelle ultime elezioni supera il trenta per cento dei voti. Una formazione politica talmente immedesimata nel suo leader ed ora garante che pur chiamandosi ufficialmente “Cinque Stelle” i propri militanti si appellano come “grillini”.

Al di la che Grillo sia un gran besugo, come direbbe il Gabibbo, un percorso niente male si può affermare. Forse solo Silvio Berlusconi con altri modi, mezzi e metodi era riuscito in una impresa simile nella storia repubblicana creando dal nulla Forza Italia. 

Ed invece di farsi tentare dall’individualismo, il comico genovese non rivendica incarichi personali. Quando riesce ad avere a disposizione la prestigiosa carica del Presidente del Consiglio non la chiede per sé ma per un oscuro avvocato di provincia, professore universitario mediocre, mai candidato né eletto e nemmeno iscritto al suo Movimento: il mitico Giuseppi Conte.

Giuseppi il beneficato

Giuseppe Conte

Costui promosso sul campo come “avvocato del popolo” assurge alla carica più prestigiosa di governo, fino alla rottura con la Lega. Allora viene addirittura difeso con maggiore enfasi ed alla base del Conte bis e dell’accordo col Pd c’è inderogabilmente la conferma del professorino pugliese.

Poi Renzi con abile manovra di palazzo lo destituisce e lo stesso Grillo ed i maggiorenti del Partito a mo’ di ristoro, di una cosa per cui avrebbe lui invece dovuto ringraziare Grillo vita natural durante, lo fanno per direttissima Segretario di Partito.

E Conte quindi, beneficiato da tanti incarichi e da tanta fiducia, che fa? Prima esautora di Maio. Poi non pago fa fuori Casaleggio, figlio del fondatore, e tutta la piattaforma Rousseau usando addirittura le vie legali. Nel frattempo al posto di una attesa solidarietà nella vicenda del figlio di Grillo è il primo a prendere le distanze e condannare. Poi prende lo Statuto ed inizia a cambiarlo a suo piacimento stravolgendolo a favore dei propri progetti personali ponendo le basi addirittura per fare fuori Grillo, l’ideatore, il realizzatore, il garante e l’anima del Movimento che lui è stato chiamato a guidare.

Io direi che se si facesse un testo scientifico sull’irriconoscenza e sulla Sindrome rancorosa del beneficato la foto di copertina spetterebbe di diritto a Giuseppe Conte.

La spiegazione della psicologa

Maria Rita Parsi

In realtà un libro sull’argomento lo ha scritto una brava psicologa Maria Rita Parsi dal titolo “Ingrati” e dal sottotitolo “La sindrome rancorosa del beneficato”. In copertina c’è un disegno di un cuore trafitto da una forchetta. Ma credo il libro sia di diversi anni fa, Conte all’epoca era un emerito sconosciuto, non era neanche professore, non meritava ancora di sostituire sulla prima pagina il cuore inforchettato.

In quel testo la Parsi metteva in evidenza come oggi non si sia più capaci di accettare di essere stati beneficati, che costituisce una tappa di fondamentale importanza per accedere al sentimento della “sincera gratitudine”, intesa come riconoscimento dell’altro e come successiva possibilità di riconoscere se stessi, ovvero “riconoscersi come persone grate, con le proprie caratteristiche, qualità, limiti”.

Un’interpretazione coerente e buonista certamente condivisibile ma forse incompleta. L’ingratitudine infatti è un pessimo comportamento umano che riflette sentimenti diversi e negativi nei confronti del nostro prossimo. Il rapporto tra chi è benefattore e chi è il beneficiario infatti non è così lineare come un’impressione superficiale tenderebbe a far apparire. A volte, anche il benefattore ha degli scopi non sempre ispirati alla gratuità del gesto.

Il rancore ottenebra e delimita l’orizzonte del giudizio. Il verso che orienta lo sviluppo rancoroso, compone un elemento dualistico bidirezionale. Il beneficante ed il beneficiato diventano protagonisti dell’intimo dramma che viene a rappresentarsi. Motivazioni e strategie non risparmiano nessuno dei due interlocutori.

La vicenda non ha inizio con la concessione del beneficio e ha origini antecedenti, quando il beneficante ed il beneficiato si erano trovati a confrontarsi su un intreccio di reciproci interessi. Ambedue occupano una scena di vita rappresentata e ambedue sono promotori di interessi e di obiettivi. Le loro intenzioni e le loro aspettative si intrecciano, in un rapporto unico di reciprocità che non si può dividere.

Calenda il beneficato, il Pd…

Carlo Calenda (Foto: Fabrizio Corradetti / Imagoeconomica)

Guardate, per usare un altro esempio, come si comporta Calenda con il Pd, partito che lo ha eletto alle elezioni Europee nelle proprie fila.

Non basta essere fuggito in altri lidi subito dopo la sua elezione. Ma l’argomento principe dei suoi proclami da candidato sindaco è l’attacco al Pd ed alle sue correnti che, a suo dire, ostacolano la sua candidatura ed elezione a sindaco. E non diventerà primo cittadino, sostiene, perché non lo vogliono, testualmente, Bruno Astorre, Claudio Mancini e Goffredo Bettini. Tanto che Astorre che è politico esperto e molto preparato, deciso ma anche cortese lo ha smontato in un colpo dicendo che a Calenda, come si dice dalle nostre parti, “è partita la ciavatta”. (Leggi qui Quelli che al tavolo regionale neppure ci sono).

Un modo divertente ed efficace per definire l’iraconda pantomima calendiana che è esattamente frutto di rancore ed ingratitudine.

È proprio l’ingratitudine ed il rancore che colpisce chi ha ricevuto un beneficio, il motore di questa vicenda, visto che tale condizione lo pone in “debito di riconoscenza” nei confronti del suo benefattore. Il beneficio che “dovrebbe” spontaneamente riconoscere, non riesce ad accettare di averlo ricevuto, tanto da arrivare a dimenticarlo, a negarlo, a sminuirlo o, addirittura, a trasformarlo in un peso dal quale liberarsi, trasformando il proprio benefattore in una persona da allontanare, da dimenticare se non, addirittura, da penalizzare e calunniare.

Ed è pure una sindrome contagiosa

Questa è una reazione che molte persone sviluppano, dopo aver ricevuto dei benefici di varia natura che li hanno messi in una condizione di ”dipendenza”, per cui sperimentano un rifiuto per il loro benefattore, facendo prevalere il bisogno di dire: “io non devo niente a nessuno”.

Nel beneficato scatta un meccanismo di invidia per il potere del benefattore, un senso di inferiorità per aver dovuto chiedere, per questo motivo nel beneficato nasce un disagio profondo che lo porta a cancellare il proprio benefattore, che con il suo intervento può testimoniare e far riemergere l’originaria fragilità del beneficato.

La sindrome rancorosa del beneficato è dunque essenzialmente un sordo ed ingiustificato rancore. Il rancore, in tal caso, diventa paragonabile ad una autentica malattia che affligge chi ha ricevuto un beneficio, poiché si trova in un evidente “debito di riconoscenza” nei confronti del suo benefattore.

Una malattia contagiosa causata da tanti «virus»: invidia, inadeguatezza, cattiva educazione, incapacità di sentirsi in debito con qualcuno. Ma anche, e forse soprattutto, quella sensazione di impotenza di fronte alla generosità.

Le persone solide, «forti», empatiche restituiscono come possono il bene ricevuto. Gli altri vivono la condizione di beneficiato come un tormento, non essendo capaci di altrettanta generosità. Ed allora è più facile, distruggere, cancellare, negare, piuttosto che restituire.

Per informazioni chiedere a Berlusconi

Silvio Berlusconi

È cosi che come abbiamo visto nelle scorse settimane trovi soggetti che escono dal Partito di Berlusconi transitando altrove perché lì vedono il “vero berlusconismo. O pletore di personaggi interessati come Andrea Scanzi, che di grillismo è nato e morirà, che oggi dà dello “psicotiranno distruttore” a Beppe Grillo. Seguendo la linea di Travaglio che poco prima aveva detto: “se Conte rifiuta il ruolo di leader il Movimento si inabissa”. Elaborando la fantastica teoria che il grillismo non muore se va via Grillo ma bensì se va via Conte.

Ecco di queste ed altre storie fantastiche e meravigliose troverete piena la storia dell’umanità che, nonostante tutto, è sopravvissuta alla capacità distruttrice dell’invidia e dell’irriconoscenza.

Forse unicamente perché ha letto e compreso le sagge parole di Confucio che affermava: “Non fare del bene, se non hai la forza di sopportare l’ingratitudine”.

Dunque preparatevi.