Gualtieri rompe la tregua, il modello Roma nel Pd del futuro

Il candidato sindaco sfida Michetti, attacca la Raggi e scarica Calenda. I Democrat puntano a vincere al ballottaggio con uno schema che potrebbe diventare il nuovo punto fermo del partito. Uno schema voluto da Goffredo Bettini e Claudio Mancini. Con il contributo decisivo di Bruno Astorre e Nicola Zingaretti. Cosa può succedere adesso.

Il gioco si sta facendo duro e tra pochissimo inizierà ufficialmente la campagna elettorale. In un’intervista al quotidiano La Repubblica il candidato sindaco del centrosinistra a Roma, Roberto Gualtieri, ha dato fuoco alle polveri. Dicendo che Virginia Raggi ha fallito (rompendo quindi la tregua), che Carlo Calenda è poco ferrato in storia, che il vero avversario al ballottaggio sarà Enrico Michetti.

Naturalmente Gualtieri si è detto certo di vincere e anche di poter arrivare davanti al primo turno. Ha pure aggiunto che dietro Michetti ci sono Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che non vanno sottovalutati. Insomma, ha fatto il punto della situazione dimostrando idee chiarissime.

Roberto Gualtieri è certo di arrivare al ballottaggio e la sua strategia è quella di andare a chiedere i voti direttamente ai cittadini. E’ per questo che ha rotto la tregua con la Raggi, è per questo che fa capire di non preoccuparsi delle mosse di Carlo Calenda. Al secondo turno, nell’uno contro uno, conteranno soltanto i cittadini.

Modello che vince non si cambia

Roberto Gualtieri

Il tempo dirà se questa tattica risulterà vincente o perdente, ma intanto è questo il modello di centrosinistra sul quale il Pd conta a Roma. Un modello interpretato da Roberto Gualtieri, ma che è stato costruito, oltre che dal candidato sindaco, da 4 big Democrat: il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il deputato Claudio Mancini, il senatore e segretario regionale Bruno Astorre, il “guru” Goffredo Bettini.

E non è certamente per caso che Roberto Gualtieri dica di ispirarsi alle esperienze di Francesco Rutelli, di Walter Veltroni, perfino di Ignazio Marino. Tutte esperienze “firmate” Bettini. Quei modelli, in particolare di Rutelli e Veltroni, furono alla base dell’Ulivo e di un’esperienza politica che nasceva dalla consapevolezza del centrosinistra di essere minoritario rispetto ad un centrodestra più forte, quello di Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Umberto Bossi.

Oggi le percentuali dei singoli partiti e quindi gli equilibri sono mutati, ma il risultato è lo stesso: il centrodestra è maggioritario, più forte. E allora come si risponde? Non con le alleanze dell’Ulivo, non esistono più. Ma con un modello diverso che a Roma farà il suo debutto. Un centrosinistra allargato non solo alle liste civiche ma anche ai movimenti. Gualtieri mette al centro l’amministrazione ma anche i diritti, i valori, la “cultura” di Roma.

Enrico Stefano

Con lui, tra gli altri, c’è Enrico Stefàno, ex grillino che la volta scorsa sostenne Virginia Raggi. Oggi c’è una sola regione in Italia dove Pd e Cinque Stelle governano insieme davvero: il Lazio. Un’esperienza fortemente voluta dal presidente Nicola Zingaretti e dal segretario regionale Bruno Astorre. Inutile aggiungere che un successo alle comunali di Roma lancerebbe entrambi nella cabina di regia del nuovo Pd.