Nella guerra tra Zingaretti e Renzi non si faranno prigionieri. Pompeo riflette, De Angelis pure.

Per il presidente della Provincia è arrivato il momento delle scelte forti e definitive. Il leader di Pensare Democratico ha iniziato l’offensiva diplomatica, ma è pronto al piano “b” nel caso il conflitto dovesse esplodere anche sul territorio.

Inutile fare finta di nulla, basta con il politicamente corretto e con i buonismi di facciata. Tra Nicola Zingaretti e Matteo Renzi è esplosa una guerra che in realtà va avanti da almeno un anno.

Leopolda 10 Matteo Renzi © Imagoeconomica, Paolo Lo Debole

Adesso che non convivono più sotto lo stesso tetto, quello del Pd, è venuto il momento della resa dei conti. Dopo il risultato delle regionali dell’Umbria, in programma il 27 ottobre (domenica prossima) nessuno farà più prigionieri. In gioco non c’è soltanto il futuro del Governo, peraltro appeso anche al durissimo braccio di ferro che si sta consumando tra il premier Giuseppe Conte e il capo politico del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio.

In gioco c’è la leadership di un centrosinistra che sarà davvero l’unica alternativa ad un centrodestra egemonizzato dalla Lega di Matteo Salvini.

L’ultimo avviso ai naviganti che Nicola Zingaretti ha voluto lanciare dal salotto di Massimo Giletti a “Non è l’Arena” dice che questo è il tempo del coraggio di scelte chiare. Il Pd è in ansia per le decisioni di molti renziani che hanno deciso di restare. Lo faranno in fondo oppure no? (leggi qui L’ultimatum di Zingaretti: «Se qualcuno fa il furbo noi andiamo via»)

Antonio Pompeo. Foto: © Stefano Strani

La questione riguarda anche la provincia di Frosinone, dove l’area di Antonio Pompeo (presidente della Provincia e sindaco di Ferentino) proviene dall’alveo renziano. Quello rappresentato nel recente passato da Francesco Scalia. Lo stesso Pompeo ha lasciato capire chiaramente di essere in una fase di riflessione.

Se deciderà di spostare l’intera corrente in Italia Viva, nel Pd provinciale saranno problemi. Anche se Francesco De Angelis e Mauro Buschini hanno già allertato tutti sul territorio.

Fra l’altro De Angelis ha avviato pure una forte azione diplomatica per evitare lo strappo. Ed è convinto di riuscire nell’obiettivo. In ogni caso le parole di Matteo Renzi alla Leopolda e quelle di Nicola Zingaretti da Giletti dicono una cosa soltanto: si va alla guerra. Anche sostenendo lo stesso governo. Finché dura.

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