Ha ragione IndieGesta: «Corto è meglio»

Il Dieciminuti Film Festival di Ceccano, concorso internazionale di cortometraggi, ha riportato il mondo in Ciociaria e il fotografo Sandro Miller a casa. E l'associazione organizzatrice, presieduta da Alessandro Ciotoli, sogna ormai una "Città del cinema breve"

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

«Ho visto un posto che mi piace, si chiama mondo», recitava un datato tormentone estivo. Quel “mondo” che l’associazione ceccanese IndieGesta racconta ormai da sedici anni in Ciociaria con un linguaggio universale e immediato: il cinema breve.

Neanche il Covid ha frenato la corsa in grande stile del suo concorso internazionale di cortometraggi: il Dieciminuti Film Festival. Che da Ceccano, con vari eventi collegati, si ramifica da tempo in tutta la provincia di Frosinone.

L’emergenza sanitaria ha costretto Alessandro Ciotoli ed il suo sodalizio a reinventare la loro creatura: per continuare a farla crescere a vista d’occhio come avviene da vent’anni. La location abituale era il cineteatro cittadino Antares. È lì che si svolse la quattordicesima edizione: quella del 2019. Poi l’avvento della pandemia: il mondo non è più lo stesso e non poteva più essere raccontato come un tempo. Ma, tra restrizioni e rinvii, è stato fatto anche nel DFF15: la prima versione online, di scena dal 10 al 14 novembre 2020 sulla piattaforma Festhome.

Il ritorno dal vivo è coinciso con un’altra prima volta: l’organizzazione dell’evento all’aperto, nel parco di Castel Sindici, nel pieno rispetto delle normative anti Covid. Come di consueto con il patrocinio del Comune e nuovamente con i contributi regionali per la promozione della cultura cinematografica e audiovisiva.

Massima sinergia quest’anno tra l’amministrazione comunale e IndieGesta, che hanno concordato e reso possibile l’inserimento del DFF nella programmazione del più largo Castel Sindici Festival. Quest’ultimo promosso principalmente dai consiglieri Diego Bruni e Mauro Staccone, rispettivamente delegati ai Grandi Eventi e allo Spettacolo.

Il Dieciminuti Film Festival 16 è durato cinque giorni e si è concluso nella serata di sabato 7 agosto 2021. Ha avuto un tema tabù: il Coronavirus. Ha avuto un motto: Short is better, Corto è meglio. Ed ha avuto un ospite d’onore: il fotografo americano Sandro Miller, fiero delle sue origini ciociare. Ha avuto successo.

Niente Covid: solo Grande Bellezza

Dieciminuti Film Festival 16

«In questo lasso di tempo abbiamo tutti convissuto, e ancora stiamo convivendo, con qualcosa di inimmaginabile, una cosa che speriamo di lasciarci presto alle spalle e di cui, in questa edizione del DFF, non sentirete parlare in nessuna occasione, per scelta».

È così che il presidente di IndieGesta Alessandro Ciotoli, direttore artistico del Festival, ha spiegato la scelta di non legare minimamente il DFF al Covid. Per non fermarsi al passato e al presente: alla resilienza. E per proiettarsi al futuro: alla ripresa.

Soltanto il Green Pass, richiesto all’ingresso nelle ultime due serate, ha fatto pensare al Mostro. Perché per tutto il resto del tempo ha prevalso la Grande Bellezza. Ogni giorno, alle 18, è cominciata con Disegniamo il cinema!: la finestra dedicata al mondo dell’infanzia, partendo dalla lettura e dall’approfondimento del libro François Truffaut. Il bambino che amava il cinema.

Per quattro pomeriggi, a partire dalle 19, è proseguita con Dieci Pagine: il rapporto tra audiovisivi e letteratura. E per cinque serate, dalle 21, ha servito il piatto forte: la proiezione dei cortometraggi in gara, intervallata da incontri con artisti e studiosi. Per intrecciare il festival cinematografico anche con temi d’attualità: su tutti l’ambiente e la salute.

IndieGesta: «Corto è meglio»

Alessandro Ciotoli (IndieGesta) con il fotografo Sandro Miller

Perché “Corto è meglio”? Perché, come spiega Alessandro Ciotoli, «in una società in cui molti hanno perso la cognizione e la capacità di gestione del proprio tempo, questo diventa un elemento essenziale per scandire i tempi della vita quotidiana, inclusi quelli cosiddetti “leggeri” legati all’intrattenimento».

Un film, d’altronde, dura anche due ore. Per non parlare delle varie stagioni di una serie tv. In pochi hanno tempo e voglia a sufficienza. Con il cortometraggio è tutto più semplice: servono dieci, al massimo quindici minuti.

«La nostra missione, da qui ai prossimi anni – prospetta il presidente di IndieGesta – è assicurare al corto una centralità sempre più marcata e, finalmente anche in Italia, un vero e proprio mercato che consenta ossigeno a tutto il settore e tante nuove opportunità di crescita a tante nuove professionalità».

Il sogno: la Città del cinema breve

IndieGesta vuole che Ceccano diventi la “Città del cinema breve”: inquadrando il cortometraggio come prodotto da commercializzare nelle grandi piattaforme streaming.

L’ex saponificio Annunziata di Ceccano

Il quartier generale ideale? L’ex saponificio Annunziata: storico stabilimento cittadino chiuso da quasi venticinque anni, ricadente nel sito di interesse nazionale della Valle del Sacco e da bonificare entro il 2023.

IndieGesta promuove da tempo un progetto di riconversione, che vede coinvolti vari attori territoriali: Ordine degli architetti, Unindustria e Camera di commercio. Nonché l’ente autonomo Giffoni Experience. “Semplicemente” quello creato dal patron Claudio Gubitosi, che da cinquant’anni organizza il più importante festival cinematografico per ragazzi.

Giffoni e Dieciminuti, infatti, sono ormai gemellati. Nelle ultime due edizioni Covid del festival di Giffoni Valle Piana, paese di undicimila anime del Salernitano, Ceccano ha ospitato uno dei quarantasei hub (32 italiani e 14 esteri).

Giovanissime giurie indicate da IndieGesta hanno valutato lungometraggi e cortometraggi iscritti al concorso numero uno al mondo. Nel 2020 i giurati sono entrati in azione nella sede dell’associazione, ovvero l’ex Cinema Italia, e nei giorni scorsi nei locali del Liceo scientifico e linguistico, concessi dalla Provincia di Frosinone.  

Portano il “mondo” in Ciociaria

Un frame del corto “May I have this seat?”, vincitore della Selezione Ufficiale

IndieGesta ha conquistato stima e attenzione sul campo, anno dopo anno. Nel suo Festival, ormai un vero e proprio trampolino di lancio, sono stati coinvolti sinora più di 15 mila cortometraggi. Quest’anno sono state proposte 689 opere in arrivo da tutti e cinque i continenti: da 69 nazioni.

A partecipare alla sedicesima edizione sono state più di mille persone: rientrano tra gli oltre 18 mila spettatori totali. I cortometraggi finalisti sono stati scelti da una giuria popolare presieduta stavolta da Vittorio Macioce: caporedattore del Giornale e ideatore del Festival delle Storie della Valle di Comino.

Quattro le sezioni del Dieciminuti: Selezione ufficiale, Extralarge, Animazioni e Doc10 (Documentari). Hanno vinto, rispettivamente, May I have this seat? del pakistano Tabish Habib, Saba dell’iraniano Mohammad Reza Khavari, Migrants del gruppo francese guidato da Hugo Caby ed Ermitaño dei colombiani Carlos Rincón ed Alejandro Calderón.

I Corti vincitori del Dieciminuti

Un frame del corto “Migrants”, vincitore nella sezione Animazioni

Il viaggio mentale inizia in Pakistan: dove una giovane donna incinta si vede rifiutare la cessione di un posto su un autobus strapieno da un padre conservatore. Prosegue in Iran: dove una 22enne si traveste da maschio per andare con suo padre allo stadio nel periodo in cui l’accesso è vietato alle donne.

Si arriva poi fino al Polo Nord: dove i migranti cartoonizzati sono orsi bianchi costretti all’esilio per via del riscaldamento globale e alla convivenza forzata con gli orsi bruni. In conclusione la Colombia: per l’esattezza al nord, nella baia di Utría del dipartimento di Chocó, dove sono eremite (hermitaños) comunità afro e indigine come gli Embera.

Una menzione speciale, poi, è stata riservata all’animazione Broken roots dei giordani Asim Tareq e Sara Elzayat. È la storia di un bambino di dieci anni, Adam, che in una stanza piena di scatole colorate esprime tutto il proprio disagio giovanile disegnando soltanto con il colore nero.

I Migliori nel proprio ruolo

Vinicio Marchioni (“Il Gioco”), miglior attore

La miglior attrice è la russa Ksenija Rappoport: che in It doesn’t matter, diretto da Revaz Gigineishvili, è un’attrice bella e famosa che inizia a fare i conti con il passare del tempo. Il miglior attore, invece, è un noto volto cinematografico protagonista di un corto firmato da un attore famoso.

Si parla di Vinicio Marchioni, che ne Il Gioco di Alessandro Haber conversa tranquillamente con una bambina finché quest’ultima non parla del “gioco della felicità” a cui l’ha sottoposta.     

Spazio, infine, a sceneggiatura, fotografia, montaggio, regia e colonna sonora. I rispettivi vincitori sono stati If you find me in Cairo dell’egiziana Randa Ali, La tecnica Clemente De Muro di Davide Mardegan, Slow di Giovanni Boscolo e Daniele Nozzi, 2030 del francese Pierre Dugowson e Sealskin dell’islandese Ugla Hauksdottir.

Dugowson, il miglior regista, ha sfornato un corto emblematico rispetto agli obiettivi dell’ecosostenibilità: in una classe, dove il termometro segna 48 gradi, una maestra si rivolge ai suoi piccoli studenti dicendo: «Ho finito. Non faremo lezione, non è possibile…».  

Non solo Festival: anche dibattito

A sx Marco Vassalotti, autore di “Voglio solo tornare a studiare. #freepatrick”

Nel corso di DieciPagine, la nuova scommessa del Dieciminuti, il polmone verde del centro di Ceccano è diventato uno spazio di discussione. Quattro distinti dibattiti sono stati avviati dalla presentazione di altrettanti libri.

Si è partiti con Siamo tutti Boris. Un libro scritto a cazzo di cane, che Gianluca Cherubini ha dedicato alla serie televisiva cult di Luca Manzi. Di Massimo Onza, poi, Roma Nera. Viaggio nel cuore del movimento neonoir romano: quello ideato in un bar di Trastevere da un gruppo di scrittori, registi e sceneggiatori riuniti da Dario Argento.

Voglio solo tornare a studiare. #freepatrick è l’opera con cui Marco Vassalotti offre un diario della prigionia in Egitto del “prigioniero politico” Patrick Zaki: lo studente dell’Università di Bologna arrestato, incarcerato e torturato dagli inizi del 2020 per aver pubblicato su Facebook, stando alle accuse, «false voci e false notizie che mirano a turbare la pace».

A spasso con Armstrong, infine,è il libro scritto a quattro mani dall’autrice ceccanese Roberta Tiberia e da Vincenzo Zoda, scrittore siciliano di nascita e veneto d’adozione: parla di un ragazzino di undici anni che negli anni Trenta, mentre il jazz è bandito dal fascismo, scopre l’icona del genere grazie a un 78 giri regalatogli da suo zio.  

L’intervista a Sandro Miller

L’intervista al fotografo Sandro Miller

Non da ultimi, ovviamente, gli incontri. Specie l’intervista fatta dal presidente di IndieGesta Ciotoli alla guest star col sangue ciociaro nelle vene: il fotografo Sandro Miller. È estremamente noto per i progetti condivisi con due giganti del cinema: i poliedrici John Malkovich e David Lynch.

Da qui l’appuntamento denominato Malkolynch, anticipato dalla proiezione di due corti diretti da Miller: Psychogenic Fugues e Butterflies. Sandro, che è anche il suo nome d’arte, è associato a un grande avvenimento storico: nel 2001, cinquant’anni dopo l’inizio dell’embargo, realizzò la prima collaborazione Usa-Cuba: fotografando in patria gli atleti olimpici cubani.

Dal 2014 sta facendo il giro del mondo la sua mostra Malkovich, Malkovich, Malkovich – Omaggio ai Maestri della fotografia: 41 scatti ricreati utilizzando Malkovich, per l’appunto, come soggetto. Grazie alla sinergia tra IndieGesta, Fondazione Umberto Mastroianni e Accademia di belle arti di Frosinone, è stata inaugurata lo scorso 10 luglio e sarà di scena fino al prossimo 26 settembre presso il Castello Ladislao di Arpino.

Sabato scorso, dopo aver presenziato alla sua mostra il primo agosto, Miller ha anche tenuto una masterclass di fotografia pubblicitaria presso l’auditorium della biblioteca comunale di Ferentino. Nell’occasione è tornato a casa: la cittadina gigliata, che diede i natali a sua madre Elena, fu visitata spesso da Miller in gioventù. Alla presenza del sindaco nonché presidente della Provincia Antonio Pompeo, Sandro ha detto che sente l’esigenza di dividersi d’ora in poi tra le sue città del cuore: Chicago e Ferentino.

Gli altri incontri del DFF16

Alessio Marzilli, autore del documentario “Le Mani nel Sacco”

Quello con Miller è stato il quarto incontro della serie. Ad anticiparlo, nell’ordine, quelli coi protagonisti di Gaia, Le Mani nel Sacco ed Existere. In conclusione Corto è meglio. Gaia è il progetto di trasformazione della canapa industriale con il quale Engine4You, team del Liceo di Ceccano guidato dall’Alfiere della Repubblica Francesco Maura, ha vinto il contest innovativo in bioeconomia della sesta edizione della regionale Startupper School Academy. (Leggi qui Il team dell’Alfiere, Gaia e le tre vite della canapa).

Le Mani nel Sacco è il documentario realizzato dal giovane regista ciociaro Alessio Marzilli, originario di Giuliano di Roma: noto per gli esilaranti Silenzi di Propaganda Live ma altrettanto impegnato nella ricostruzione dell’emergenza ambientale scoppiata dal 2005 nella tristemente ribattezzata Valle dei veleni.

Poi è stata la volta di Existere, il cortometraggio diretto da Pietro Bonaccio e interpretato da Alessandro Marverti, Pietro De Silva, Bruno Pavoncello e Fabio Simonetti. Racconta del trentenne Raffaele Remondini, ragazzo di borgata, che entra in un bar a mano armato e fa una strage.

A seguire l’incontro con Luca Vecchi: che, dopo il successo con il collettivo comico The Pills, ha intrapreso progetti audiovisivi e culturali profondamente diversi. Come il cortometraggio Non può, selezionato tra i finalisti della Selezione Ufficiale del Dieciminuti Film Festival 15 nonché iscritto all’apposita sezione del David di Donatello 2020. Parla della fine dell’amicizia di lunga data tra Salvo e Marcello, allontanati dalle scelte della vita, nel tempo di una sigaretta.

Io Respiro

In occasione dell’ultima giornata, inoltre, è stato illustrato il progetto Io Respiro dell’associazione provinciale Medici di famiglia per l’ambiente: sulla connessione tra inquinamento dell’aria e incremento delle patologie respiratorie. E gli studenti del Liceo di Ceccano hanno presentato il loro cortometraggio Fai come me: una narrazione sulla sostenibilità in chiave ironica quanto incisiva.

È stato realizzato nella Dieciminuti Academy: la scuola di cinema di IndieGesta. Che ha ragione: «Corto è meglio».

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