I 1007 Grandi elettori del prossimo Capo dello Stato

Ai 629 deputati e 320 senatori si aggiungono per definire il plenum dell’assemblea 58 delegati regionali. Ma nessuno schieramento ha i numeri per decidere da solo il presidente della Repubblica, nemmeno dal quarto scrutinio in poi

Non conteranno i sondaggi e anche i vincoli di coalizione lasceranno il tempo che trovano. Quando a gennaio le Camere si riuniranno per eleggere il tredicesimo Presidente della Repubblica italiana conteranno soltanto loro: i 1.007 grandi elettori. Sì perché a Deputati e Senatori bisognerà aggiungere i delegati regionali.

Nelle prime 3 votazioni, a scrutinio segreto, serviranno i 2/3 dei voti dell’Assemblea, pari a 672, dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta, pari a 504.

Ai 629 deputati e 320 senatori si aggiungono per definire il plenum dell’Assemblea 58 delegati locali: in ogni Regione saranno scelti due esponenti per la maggioranza e uno per la minoranza, tranne in Valle d’Aosta dove ne sarà scelto soltanto uno. Ha spiegato l’Ansa: “I delegati regionali non sono ancora stati eletti ma, stando a chi ha vinto le elezioni regionali, dovrebbero essere 33 al centrodestra e 25 al centrosinistra. L’elezione del prossimo presidente della Repubblica non si annuncia per niente semplice visto che nessuno dei due schieramenti ha la maggioranza assoluta per eleggere al quarto scrutinio il proprio candidato”.

A mangiarsi le mani sono soprattutto i Cinque Stelle: erano 338 a inizio legislatura, ora sono rimasti 223. E i 115 persi per strada? Cambi di casacca o nuovi gruppi. 

I rapporti di forza

L’Aula di Palazzo Madama in Senato

Sempre l’Ansa ha elaborato uno schema dei rapporti di forza, sulla carta, delle varie forze politiche

Il centrodestra può contare su 450 grandi elettori che fanno riferimento ai partiti dentro la coalizione: 196 sono della Lega, 127 di Forza Italia, 58 di Fratelli d’Italia, 31 di Coraggio Italia-Cambiamo-Idea, 5 di Noi con l’Italia. Ai quali si aggiungono i 33 delegati regionali.

Considerando il centrosinistra insieme al Movimento Cinque Stelle, può contare su 420 voti se si esclude Italia Viva, su 463 se si conteggia anche il partito di Matteo Renzi (43). Il Pd ha 133 grandi elettori, M5S ne ha 233, Leu 18, Azione e +Europa 5, i Centro democratico di Bruno Tabacci ha 6 deputati. A questo blocco si aggiungono i 25 delegati regionali, più Gianclaudio Bressa, iscritto al gruppo per le Autonomie ma eletto con il Pd.

Poi ci sono i 6 senatori a vita: Giorgio Napolitano, Mario Monti, Liliana Segre, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia.

Quindi le Autonomie: Il gruppo delle autonomie-minoranze linguistiche conta 4 deputati e 5 senatori, al cui gruppo a Palazzo Madama sono iscritti anche Gianclaudio Bressa (Pd), Pier Ferdinando Casini (Centristi per l’Europa) e i senatori a vita Cattaneo e Napolitano.

Il valore del Misto

Infine il Gruppo Misto: il gruppo più numeroso  è la pattuglia ex M5S di Alternativa C’é che per le votazioni del Quirinale ha 19 grandi elettori. Azione con +Europa ed i Radicali insieme (5), Centro Democratico (6 deputati), Maie (3 deputati, 3 senatori), Facciamo Eco (3 deputati), Nci (5 deputati).

Nel Misto al Senato c’è Leu (6) e tanti fuoriusciti M5S (24 alla Camera che risultano non iscritti a nessuna componente insieme all’ex Leu Michela Rostan mentre a Palazzo Madama sono nel Misto 15 ex M5S, i 3 ex 5 Stelle ora Italexit e 1 ex 5 Stelle ora Potere al Popolo).

Un quadro che più frastagliato non si può. Alla fine però sono soprattutto due le considerazioni da fare. Nell’ambito dei Partiti tradizionali e delle coalizioni “classiche”, Italia Viva di Matteo Renzi può provare a spostare gli equilibri dalla quarta votazione in poi. Nel caso invece non si riuscisse a trovare una soluzione, allora sarebbero gli esponenti dei Gruppi Misti a muoversi come i vietkong nella giungla. Anche se gli addetti ai lavori più acuti puntano su Mario Draghi in una delle prime tre votazioni.

Il tema vero è scongiurare il ricorso alle elezioni anticipate. Secondo gli ultimi sondaggi, la situazione è cristallizzata: Pd primo partito (20-22%), Fratelli d’Italia e Lega che se la giocano intorno al 19%, Cinque Stelle al 15%. Quindi Forza Italia tra il 7 e l’8%. Infine Azione sarebbe l’unico dei Partiti più piccoli a superare la soglia di sbarramento del 3%. Tutti gli altri non ci sarebbero. Ecco perché sarà importante scongiurare il voto anticipato.

E chi meglio di Matteo Renzi?