I candidati, tra apocalittici ed integrati

Prendendo in prestito le definizioni di Umberto Eco, chi sono i candidati Apocalittici e chio gli Integrati. E perchè

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Apocalittici o integrati? Umberto Eco non ce ne voglia, se, memori degli studi di comunicazione, prenderemo – immeritatamente – a prestito le definizioni da lui create per identificare gli approcci delle persone di fronte al primo internet, ma così sono apparsi i candidati sindaco di Latina per le 22 sezioni elettorali annullate dal Tar.

Mancano cinque giorni al voto, in quelle 22 sezioni. E candidati – sindaco, ma anche tanti consiglieri – hanno dato vita a una campagna elettorale divisa in due strategie: chi ci ha creduto di più, gli integrati, e chi meno, gli apocalittici.

Gli integrati e gli apocalittici

Zaccheo e Coletta

Tra i primi figurano certamente Damiano Coletta e Vincenzo Zaccheo, i due principali competitor interessati dalla sentenza del TAR e dalla possibile vittoria. A ruota, Annalisa Muzio e Gianluca Bòno, più integrati che apocalittici, con la prima più web e il secondo più in presenza: il M5S organizza in questi giorni ben tre incontri con sottosegretari, assessori regionali e consiglieri della Pisana.

Segue a ruota Nicoletta Zuliani, decisamente integrata web, e quindi apocalittica di campagna in presenza. Fuori classifica Antonio Bottoni che ha già dichiarato da tempo di non voler fare campagna per se in quanto ormai integrato in FdI.

Decisamente apocalittici di campagna in presenza in questa fase Sergio Scoaudone, Andrea Ambrosetti, Giuseppe Mancino. Per loro, soprattutto messaggi web, e comunicati.

Cosa c’è dietro

Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica

Cosa c’è dietro tutto questo? Tanti motivi. Una campagna per un voto “ristretto” a 22 sezioni e quindi territoriale, che ha spinto i candidati maggiormente interessati a organizzare incontri sul territorio mirati, con la gente, soprattutto nei borghi. Il secondo può essere una questione economica: una campagna elettorale può arrivare a costare molte decine di migliaia di euro tra comizi, allestimento di palchi, cene, stampa e affissione di manifesti, passaggi pubblicitari e affitto di sedi per point elettorali.

Ecco. I point: questi ultimi, un tempo considerati irrinunciabile luogo di contatto con gli elettori, in questo mese non sono proprio stati aperti. Appare quindi forse ovvio che i candidati abbiano scelto di “contenere” le spese, a distanza di nemmeno undici mesi da una precedente campagna, economicamente onerosa. In fondo, non ce n’era forse bisogno.

Il terzo motivo, per alcuni, potrebbe risiedere nella consapevolezza che in quelle 22 sezioni fosse impossibile recuperare il distacco accumulato nelle altre 94. Una campagna apocalittica, in fondo.