I cinghiali di chi sono? Per il giudice paga Zingaretti

Il rimpallo di responsabilità tra Regione Lazio e Comune di Roma sui danni provocati dai cinghiali. Ormai sempre più nei centri abitati. La soluzione di Gabriele Picano (Fratelli d'Italia): il Giudice di Pace accoglie il suo ricorso. E condanna la regione a pagare.

Il più recente è stato in uno dei luoghi simbolo di Roma: l’ingresso principale della Rai in Largo Willy de Luca. È solo l’ultimo degli avvistamenti di cinghiali nel pieno centro della Capitale. Per la quale stanno diventando un problema serio. Al punto che per l’intera giornata di ieri c’è stato un botta e risposta tra la sindaca Virginia Raggi e la Regione Lazio: come sui Rifiuti si rimpallano la responsabilità. Un rimpallo al quale però potrebbe dare un taglio la magistratura: il Giudice di Pace di Cassino infatti ha stabilito che è la Regione a dover risarcire i danni. E siccome alla sorte non manca mai il senso dell’ironia, l’avvocato che ha ottenuto quella sentenza è il vice presidente provinciale di Fratelli d’Italia Gabriele Picano.

I cinghiali sono i tuoi. No, sono i tuoi

Virginia Raggi e Nicola Zingaretti (Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica)

La situazione ormai è fuori controllo. Il primo settembre Virginia Raggi ha presentato un esposto. Nel quale si legge che la presenza massiccia e incontrollata dei cinghiali in città” sarebbe colpa della Regione Lazio che non ha attuato gli “efficaci piani di gestione previsti dall’articolo 19 della Legge 157/92”. Stando a quella norma nazionale “sono le Regioni a dover provvedere al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia“.

In Regione non sono per niente d’accordo con il Campidoglio. Dicono che aspetteranno di ricevere l’esposto. Ma nel frattempo ricordano alla sindaca che “la responsabilità degli animali che si trovano fuori dai parchi è in capo ai Comuni. Spetta dunque agli amministratori locali intervenire per contenere la presenza degli animali sulle strade e sul territorio cittadino al fine di salvaguardare la sicurezza della comunità”.

E chi lo dice? Sta scritto “nel Collegato approvato dal Consiglio Regionale nei primi giorni di agosto. I piani di abbattimento sono attuati dalle guardie dipendenti delle provincie e della città metropolitana di Roma Capitale”.

Ma la monnezza che mangiano è la tua. No la tua

La stilettata sta alla fine. la Regione ricorda al Comune che se i cinghiali si avventurano fino in Centro è perché trovano da mangiare i rifiuti che il Comune non raccoglie. “Negli ultimi anni, la continua presenza di rifiuti nell’area urbana di Roma è certamente un fattore che ha favorito la presenza della specie, offrendo agli individui le risorse trofiche necessarie per riprodursi con maggiore efficacia“. Nero su bianco, lo scrive la Regione Lazio.

Un colpo alla sindaca ed uno alla Regione li assesta il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi. Scrivendo su facebook “Sul gravissimo problema dei cinghiali la sindaca Raggi non ha fatto nulla per cinque anni. Non si è mossa neanche di fronte ai morti negli incidenti stradali causati proprio dai cinghiali o ai tanti feriti ricoverati con traumi gravi. Oa, dopo la morte di un cinghiale a Monte Mario forse avvelenato per l’esasperazione di qualche romano, a un mese dalle elezioni, tenta un improbabile scaricabarile. Apre un conflitto istituzionale contro la Regione dove peraltro sono in maggioranza anche gli stessi 5 Stelle guidati da Roberta Lombardi. E’ l’ennesima dimostrazione di totale incapacità di questa amministrazione“. 

Anche la Lega è ecumenica. nel senso che tira addosso ad entrambi i protagonisti. “Virginia Raggi e Nicola Zingaretti continuano a litigare per stabilire di chi è la colpa di una situazione che ormai è diventata emergenza cittadina. Eppure esiste un protocollo d’intesa approvato dal Campidoglio nel settembre 2019 e successivamente firmato da Roma Capitale, Regione Lazio e Città Metropolitana di Roma Capitale”. Lo ricorda la deputata della Lega e candidata al Consiglio comunale di Roma, Barbara Saltamartini.

La sentenza di Gabriele

Gabriele Picano

Mentre Regione e Comune si rimpallano la responsabilità, in provincia di Frosinone il vice presidente provinciale di Fratelli d’Italia trova il modo per farsi dire di chi è la colpa. Gabriele Picano indossa la toga e presenta una causa davanti al Giudice di Pace di Cassino. Chiede il risarcimento per i danni causati da un cinghiale ad un automobilista. I fatti sono del marzo 2017: è notte ed un cinghiale sbuca all’improvviso da un lato della carreggiata e urta con violenza la vettura.

Il giudice non si è accontentato del verbale redatto dalla Polizia Stradale: ha preteso la convocazione in udienza dei verbalizzanti e li ha interrogati. Entrambi gli agenti hanno confermato che il fatto era avvenuto e non si trattava di un’invenzione: anche perché l’ungulato era lì, steso sull’asfalto, stecchito dall’urto con l’auto.

A quel punto il giudice ha sentenziato che “è la Regione Lazio ad avere la pian competenza per i danni causati a terzi dagli animali selvatici, avendo la stessa Regione i poteri di amministrazione e gestione della fauna”.

Ma solo fino ad agosto

Foto: Giampaolo Macorig

Via ad una pioggia di risarcimenti sulle casse della regione Lazio? No. Perché da agosto è entrata in vigore la normativa che assegna ai sindaci la possibilità di emettere ordinanze tarate in base all’entità del problema sul loro territorio. In pratica: se ci sono troppi cinghiali potranno essere autorizzati gli abbattimenti selettivi, a prescindere dai calendari venatori e dall’apertura op meno della caccia.

«A me interessava che si stabilisse un principio – spiega l’avvocato Gabriele Picanoe cioè che la Regione Lazio ha delle precise responsabilità. Aveva tutti gli strumenti per autorizzare la limitazione dei cinghiali: si stanno accorgendo del problema soltanto adesso che praticamente gli stanno citofonando in casa. Mentre noi da Frosinone segnaliamo da almeno un anno che ci sono coltivazioni distrutte e danni ai veicoli. Se da agosto hanno provveduto, buon per loro: ciò non toglie che fino a quel momento la Regione Lazio fosse inadempiente. Esattamente come sostenevamo noi di Fratelli d’Italia”.