I Consorziati

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Sono i Consorzi il legame d’acciaio che unisce in maniera indissolubile Francesco De Angelis e Mario Abbruzzese. Le trame politiche, gli intrecci, le alleanze, i patti in tutto il resto della provincia nascono solo da lì: dalla necessità d’assicurarsi il controllo politico di due apparentemente innocui consorzi. Perché il Consorzio di Sviluppo industriale Asi di Frosinone è strategico per De Angelis, il Consorzio di Bonifica Valle del Liri di Cassino è l’acqua per Abbruzzese.

Nei corridoi della Regione Lazio da mesi sussurrano che esista un patto politico tra il leader di Forza Italia ed il grande manovratore del Pd in provincia di Frosinone. Al punto che vengono soprannominati ‘I Consorziati’. Qual è il patto? Perché è così strategico?

Il Consorzio Asi
Per comprenderlo bisogna partire dai due Consorzi. Francesco De Angelis non ha scelto la presidenza dell’Asi perché fosse un parcheggio. Tutt’altro: ha capito benissimo la sua potenzialità politica, industriale ed economica. E’ un ente a capitale pubblico e finanziato con soldi pubblici come i Comuni: ma può essere gestito in maniera snella come un’azienda privata. Soprattutto senza i vincoli che limitano progettazioni, incarichi, assunzioni, nel settore pubblico.

Il Consorzio Cosilam
All’Asi serve il Cosilam cioè il Consorzio Industriale di Cassino. Ne occorre il controllo politico ed amministrativo: gli è strategico. Anzi, l’ideale sarebbe tornare ad un solo consorzio, com’era prima che Anna Teresa Formisano convincesse il Consiglio Regionale a scinderli. Ma non si può fare, non subito e comunque si scatenerebbe una tempesta politica. Perché è strategico il Cosilam ed è indispensabile per Francesco De Angelis? Sbaglia chi pensa che, banalmente, sia per raddoppiare il potere che deriva dalla gestione dell’Asi: tu gusti is meglio che uan. Il vero motivo sta nella società in house che nella più totale discrezione è stata comprata al 50% dall’Asi lo scorso mese di luglio (leggi qui). In pratica entra nell’azienda speciale dell’Asi di Rieti che si occupa della gestione dei depuratori industriali e dello smaltimento dei residui. Anche in questo caso siamo in presenza di una società interamente pubblica ma di diritto privato: in pratica può assumere, scegliere manager e stipulare contratti in maniera snella e senza dover sottostare ai rigidi vincoli delle aziende pubbliche. Soprattutto, può agire come una normale azienda che sta sul mercato. Il primo effetto pratico: Asi continuerà a pagare il servizio di depurazione e trattamento degli impianti ma ora è come se lo pagasse a se stessa invece di doversi rivolgere ad un privato esterno. Un bel risparmio. E’ tutto il contrario di un carrozzone: è una Ferrari a capitale pubblico con il volante saldamente in mano all’Asi. E più benzina ci metti e più genera economia: lavori che finalmente si possono realizzare, infrastrutture utili alle aziende, manutenzioni, consulenze. La benzina sono i rifiuti industriali. E Cosilam – è il piano – dovrà rivolgersi lì: perché è più economico, perché le economie di scala sono evidenti. Per fare un esempio: se ho già speso i soldi per comprare il camioncino, più strada ci faccio e meno mi è costato, perché divido la spesa per ogni chilometro percorso.

L’assalto al Cosilam
Ma come si fa a pilotare il Cosilam verso l’Asi? Favorendo l’elezione di un presidente amico come Pietro Zola. Tra lui e Francesco De Angelis c’è un solido rapporto di stima reciproca. Risale a quando Zola si presentò in Regione con un progetto di innovazione globale, capace di rivoluzionare la sua già affermata azienda di marmi e proiettarla sullo scenario mondiale, come poi è avvenuto. Al tempo De Angelis era assessore regionale all’Industria e ne rimase colpito.

Il secondo, strategico, tassello della manovra d’assalto viene posizionato pochi mesi più tardi. In piena campagna elettorale, il centrosinistra indica il nome del nuovo consigliere d’amministrazione che andrà a rappresentare la Regione nel Cosilam: è Renato Di Carlo, imprenditore cassinate con interessi in vari settori e partecipazioni nell’indotto metalmeccanico. E tra poco scopriremo perché è strategico. In quel periodo, alla Pisana dicono che il nome lo abbia sollecitato a Nicola Zingaretti il consigliere regionale Marino Fardelli come prezzo per ritirare la sua candidatura a sindaco di Cassino ed appoggiare Giuseppe Golini Petrarcone. Se è così è solo una parte della verità: il nome – dice chi conosce le cose a Roma – ottiene la spinta e l’avvallo decisivi dal Pd.

C’è un ostacolo. E’ Nino Gargano, il potentissimo direttore generale. E’ schierato senza riserve con il senatore Francesco Scalia, avversario interno di De Angelis nel Pd, stimatissimo a palazzo Madama dove è membro della commissione Industria, lobbista con pochi peli sullo stomaco secondo i suoi avversari nel M5S. Nino Gargano è la guardia pretoriana di Scalia. Per questo, nel programma elettorale di Pietro Zola e dei suoi sostenitori c’è – ai primissimi punti – la cancellazione della figura del direttore generale dai ruoli del Cosilam: non serve, le sue funzioni possono essere svolte dal futuro presidente Ma Nino Gargano, figura di spessore, si rivela molto più coriaceo. Inamovibile. Un infarto ha risolto il problema a molti. E come d’incanto è stato necessario un nuovo direttore generale. Viene individuato in Annalisa D’Aguanno: avvocato, politica esperta e di lungo corso, suo marito è un affermato imprenditore ed è socio in affari del fresco consigliere d’amministrazione Di Carlo.

La cena a casa di Barbara
L’Operazione Cosilam viene definita durante una cena il 22 luglio a casa di Barbara di Rollo (Leggi qui), arrembante consigliera comunale eletta in quota Francesco Mosillo, il candidato sindaco di Cassino appoggiato da Francesco De Angelis a costo di spaccare il Pd (le lacerazioni interne al Pd di Cassino hanno finito per consegnare la città al centrodestra). A quella cena sono presenti tutti i protagonisti dell’operazione. E anche tanti altri. In apparenza è una cena elegante e nulla di più. In realtà è l’incontro nel quale si decide il futuro politico di mezza provincia di Frosinone. Lì si decide che il nome giusto da indicare per la direzione del Cosilam è l’avvocato Annalisa D’Aguanno: valida, pedigree politico di tutto rispetto, curriculum ineccepibile ma tutt’altro che insuperabile se messo a confronto con quello di tecnici revisori dei conti; l’ostacolo di aggira equiparando i suoi anni in consiglio Comunale, Provinciale e Regionale con quelli svolti alla guida di una grande azienda. Perché proprio lei? Politicamente ha sostenuto Mosillo che non è riuscito a diventare sindaco ma comunque ha impedito la vittoria di Giuseppe Golini Petrarcone al primo turno; al secondo turno i voti di Annalisa sono confluiti su Carlo Maria D’Alessandro (il candidato individuato da Mario Abbruzzese) diventando strategici per l’elezione a sindaco. Nominando lei, con una sola operazione pagano la cambiale politica sia Francesco Mosillo, sia Francesco De Angelis, sia Mario Abbruzzese. Che a questo punto hanno scalato il Cosilam: il presidente Zola, il vice presidente Mosillo, il consigliere d’amministrazione Di Carlo, il direttore generale D’Aguanno, sono riconducibili all’asse politico De Angelis – Abbruzzese. Forse è per questo che a Cassino, subito dopo il ko del centrosinistra, molti degli sconfitti – tra i quali Fardelli, D’Ambrosio, Petrarcone, Salera – gridavano accusando pubblicamente i vertici provinciali del Partito di essersi venduti la città al centrodestra.

In quella cena vengono decise anche tante altre cose. Ad esempio che verranno fatte le ‘economie di scala’ per abbattere i costi: in pratica Cosilam si servirà dell’azienda in house di Asi e così risparmierà sulle spese; alimentando allo stesso tempo gli introiti l’azienda Asi. Il tutto andrà a confermare ancora di più  l’egemonia politica che Asi ha nell’area: quasi tutti i cinque progetti finanziati dalla Regione nell’area industriale di Cassino riguardano opere Asi e non Cosilam. Che nella partita non tocca palla.

Ma cosa c’entra in tutto questo Barbara Di Rollo? E’ l’elemento di collegamento con il gruppo industriale che ha realizzato almeno venti milioni di euro di lavori per il Cosilam negli anni scorsi: eccellenti lavori, sui quali nessuno mai ha avanzato riserve. Inappuntabili. E che ha interessi anche nel campo sanitario a Cassino dove ha acquisito Villa Serena e proprio per questo ha rapporti di collaborazione con il gruppo sanitario che fa capo a Francesco Mosillo. I margini di sviluppo sono tantissimi: durante la cena si ipotizza la candidatura di Barbara al consiglio regionale del Lazio: sostenuta con i voti di Mosillo a Cassino e De Angelis nel resto della provincia? Dipende da come andrà il referendum e da come verrà modificata la legge elettorale, in funzione di quelle modifiche si stabilirà il percorso, che comunque non dovrà scalfire la blindatura politica per Mauro Buschini. Alla cena c’è anche Mauro Vicano, già direttore generale della Asl di Frosinone e ora presidente della Saf, la società pubblica che gestisce la lavorazione dei rifiuti in provincia di Frosinone e sta totalizzando utili mai visti prima: il dottore parla solo di Juventus e di Sanità; non nasconde che la direzione della Asl gli è rimasta nel cuore e che in qualche modo ne sente la nostalgia. Ai tavoli vicini tende l’orecchio un importante manager privato.

Il piano di Risanamento
Non è argomento di discussione della serata invece il piano di risanamento Cosilam. Quello finisce al centro di altri tavoli, alcuni giorni più tardi. I 12 milioni di euro di passività (di cui due milioni sono inesigibili) possono essere una tomba o una risorsa. Si decide di superare il piano di risanamento messo a punto dall’economista Raffaele Trequattrini dell’università di Cassino nel periodo in cui è stato presidente del Consorzio. Il nuovo piano prevede un maxi prestito da dieci milioni di euro per azzerare i debiti e spalmarli su un periodo più lungo «perché porta ad un risparmio sugli interessi». Considerata la situazione del Consorzio può essere una palude. Ma anche un discreto affare per chi di professione presta il denaro. Attivissimo, anche in questo, è il presidente della Camera di Commercio Marcello Pigliacelli che sembra un Consorziato honoris causa. Pochi giorni dopo l’approvazione del bilancio Cosilam e la ratifica della nomina di Annalisa D’Aguanno è a tavola con i massimi vertici della Banca Popolare del Frusinate. Fa nulla per impedire che trapeli la notizia di un prestito da 6 milioni di euro, con tutti definisce un successo finanziario immenso la promessa di quei soldi e tesse le lodi della BpF. L’indomani si fa fotografare mentre prende allegramente il caffè con i massimi vertici della Banca Popolare del Cassinate per definire un’operazione analoga e critica la fuga di notizie del giorno prima.

Il Consorzio Valle del Liri
Mario Abbruzzese in tutto questo è un ombra impalpabile. E’ stato, nel recente passato, il dominus del Cosilam prima di spiccare il balzo verso la presidenza della consiglio regionale del Lazio: a lui si devono quasi tutti i grandi progetti. La principale dotazione di fondamentali infrastrutture industriali nel Cosilam è frutto del suo ingegno. E della sua capacità di dialogo con Francesco De Angelis. Infatti, negli anni in cui Abbruzzese governava il Cosilam a Cassino, De Angelis a Roma era il ministro regionale dell’Industria. Ed era particolarmente sensibile al futuro dell’indotto Fiat, al suo sviluppo: ne aveva intuito l’imminente declino e quindi era attento ad ogni progetto che salvaguardasse il principale stabilimento metalmeccanico nel Lazio. Grazie alla capacità di dialogo tra Abbruzzese e De Angelis all’epoca è nato il Polo Logistico Fiat, il nuovo depuratore industriale, le rotatorie che hanno messo fine agli incidenti mortali sull’asse attrezzato, i progetti a sostegno dell’indotto attraverso la legge 80.

Non è un caso se dai quadri del Cosilam provenivano alcuni dei capisaldi della segreteria di  Abbruzzese quando è arrivato alla guida del Consiglio regionale.

Ma il vero capolavoro di organizzazione, la perfetta macchina del consenso, ancora più del Cosilam, per Mario Abbruzzese è il Consorzio di Bonifica Valle del Liri. Non fosse altro che per una questione di affetto. Le sue prime mosse in politica le ha compiute da lì. E’ quella la grotta della Genesi per il vero dominus di Forza Italia in provincia di Frosinone, l’abile stratega che ha vinto le elezioni a Cassino e Sora contro ogni pronostico, il bersaglio che ha spuntato la freccia di Claudio Fazzone venuto a Frosinone per riportare la disciplina di Partito in Forza Italia e ridare ossigeno agli avversari di Mario.

Il Consorzio di Bonifica è il core senza business per Abbruzzese. Quando un commissario è stato nominato con la motivazione che non venivano applicate le norme sulla trasparenza, arrivato a Cassino ha dovuto rimettere le carte nella borsa e salutare tutti in breve tempo. Non c’era una carta fuori posto. Saper gestire in maniera efficiente quella struttura è basilare se si vuole creare consenso e tradurlo in voti alle elezioni. E’ per questo che Mario ne ha sempre affidato il controllo a mani che rispondessero a lui: fidatissimi uomini che provenissero come lui da Coldiretti prima, il segretario politico Pasquale Ciacciarelli adesso.

Ma ora i Consorzi di Bonifica stanno per essere accorpati: uno per provincia. Mario non può perdere la sua base di consenso.

Nei corridoi della Pisana, quelli che dicono ci sia un patto di ferro tra Mario e Francesco,  quelli che li chiamano I Consorziati, scommettono che alla fine Abbruzzese la spunterà. Così come l’ha spuntata quando è diventato presidente della Commissione Riforme Istituzionali lasciando tutti con un palmo di naso. E sono pronti a scommettere che alla fine, la presidenza del nuovo Consorzio di Bonifica unificato provinciale, andrà a Pasquale Ciacciarelli. E Codliretti avrà un ruolo decisivo.

Ma questa è un’altra storia.