I feudi di un centrodestra perennemente diviso

Le strategie non finiranno certo con le comunali di Frosinone. Poi bisognerà votare in tanti altri centri e la coalizione non dà segnali di una vera unità. Ma esiste un altro fronte: quello interno ai singoli Partiti.

La politica locale non finirà certo a Frosinone e il centrodestra deve riflettere anche sul futuro. Non dimenticando quello che è successo nel passato recente. Per esempio a Sora, dove le lacerazioni all’interno della Lega e la frattura tra il Carroccio e i Fratelli d’Italia hanno portato al trionfo di Luca Di Stefano, fino a poco più di un anno fa uomo di punta del Partito di Matteo Salvini.

Ad Alatri è andata diversamente, ma perfino la vittoria di Maurizio Cianfrocca ha lasciato strascichi. Per esempio nella Lega. Per esempio con il caso di Antonello Iannarilli all’interno di Fratelli d’Italia.

Per il resto, la situazione è nota: Ceccano è un feudo di Massimo Ruspandini, leader di Fratelli d’Italia, Pontecorvo di Anselmo Rotondo, esponente della Lega.

Sempre diviso

Le elezioni comunali di Frosinone diranno molto su quali saranno i futuri assetti di una coalizione potenzialmente fortissima: Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Coraggio Italia, Udc, liste civiche. Dopo il capoluogo si voterà a Ferentino, ad Anagni, poi anche a Cassino.

Il centrodestra evidenzia sempre la stessa difficoltà: la mancanza di unità. A volte esplicita, altre volte sotterranea. Nel capoluogo non è scontato che Fratelli d’Italia faccia parte della coalizione, ma in ogni caso ci sono due livelli diversi nei quali fare chiarezza. Il primo è interno ai singoli Partiti. Nella Lega le posizioni dei parlamentari Francesco Zicchieri, Francesca Gerardi e Gianfranco Rufa non coincidono con quelle di Ottaviani. E anche il consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli porta avanti una sensibilità personale.

In Forza Italia non è stato aperto uno straccio di riflessione dopo la batosta alle Provinciali (neppure un seggio). Lo schema dei tre coordinatori ha esaurito la sua spinta propulsiva, è evidente. In Fratelli d’Italia non ci sono dubbi sulla leadership di Massimo Ruspandini, ma a Frosinone esiste una voragine non colmabile tra il segretario cittadino Fabio Tagliaferri e il gruppo consiliare.

Così perché gli conviene

Poi c’è il livello della coalizione, che semplicemente non esiste. Non soltanto perché non si riunisce, ma pure perché sembra non interessare a nessuno.

Una possibile spiegazione può arrivare dalla vicina provincia di Latina. Prendiamo le elezioni dell’ultimo anno nelle grandi città. A Fondi Forza Italia e Lega sono state su un fronte, Fratelli d’Italia su un altro. A Terracina è accaduta la stessa divisione. Nei mesi successivi si è votato a Formia: qui Forza Italia e Fratelli d’Italia si sono alleate su un fronte, la Lega si è schierata sull’altro. A Gaeta si sta andando verso un ulteriore scenario di divisione. Alle Provinciali di Latina Forza Italia si è alleata con il centrosinistra lasciando al palo Lega e FdI.

La realtà dei fatti è che il centrodestra unito, come soggetto politico non esiste.

Il risultato, in provincia di Frosinone è che il centrodestra può anche vincere considerata la forza elettorale, ma non ragiona mai in termini di alleanza. E il perché è chiaro: ed è lo stesso di Latina. E cioè: ognuno vuole giocarsi le sue carte per le candidature parlamentari e regionali.

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