I germogli del nostro futuro lasciati appassire

I bambini sono la nostra speranza. E invece su di loro si basano molte delle nostre comodità. Come era da noi fino a pochi decenni fa. E non possiamo rimanere silenziosi di fronte a questo scandalo

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,

un virgulto germoglierà dalle sue radici.

Su di lui si poserà lo spirito del Signore,

spirito di sapienza e d’intelligenza,

spirito di consiglio e di fortezza,

spirito di conoscenza e di timore del Signore

(Is. 11, 1-2)

Un germoglio: cosa c’è di più debole e indifeso? Eppure quel germoglio, se avrà le condizioni necessarie per crescere, potrebbe diventare un elemento di grande speranza. E’ questo il messaggio di Isaia: non temete, ogni volta che nasce un bambino, il genere umano può continuare a sperare.

Bisognerà darsi da fare perché quel germoglio, quel bambino, possa godere delle opportunità che la vita dà a tutti, se tutti insieme ci diamo da fare perché vengano consentite e rispettate: pensate a quanti bambini queste opportunità vengono negate.

Eppure ciascuno di quei bambini potrebbe essere di grande aiuto alla vita dell’intera umanità. E invece noi assistiamo inerti alla morte  e alla vita terribile di centinaia di migliaia  di bambini che non hanno da mangiare, da bere, i farmaci per vincere le malattie, non andranno a scuola, non impareranno un mestiere che potrebbe aiutare la loro comunità a non abbandonare quella terra. I loro genitori, disperati, cercheranno in tutti i modi di trovare per loro un futuro migliore e magari li affideranno a qualche trafficante di uomini…

Eppure non hanno nessuna colpa nell’essere nati lì, eppure anche loro sono germogli su cui si posa lo spirito del Signore, come Isaia ci richiama a pensare.

I germogli sfruttati

Ma lo scandalo non si ferma qui: spesso le comodità in cui viviamo nel mondo occidentale si basano sullo sfruttamento del bambini, dei germogli. Se avessimo una macchina del tempo e tornassimo indietro di 80 anni nel nostro territorio vedremmo le stesse scene: bambini costretti a lavorare ai “paludi”, che si alzavano all’alba per salire sulle barrozze, bambini che non andavano a scuola, che non giocavano, non ne avevano il tempo,  dovevano lavorare.

La bonifica della paludi pontine ci racconta tanti di questi episodi di sfruttamento della condizione dell’infanzia ma possiamo far riferimento anche alla mancanza delle scuole nei nostri centri maggiori: basterebbe pensare che Ceccano ha avuto la sua prima scuola superiore soltanto nel 1975. Prima di allora chi voleva studiare doveva affrontare lunghi viaggi che erano fortemente sconsigliati alle ragazze… vedete quanti germogli abbiamo sprecato, distrutto, cancellato nelle loro possibilità.

Quando io ero piccolo, parlo dei primi Anni 60, nel mio paese, Ceccano, non c’era un medico, uno, di origine ceccanese: erano venuti tutti da fuori. Tanti ragazzini erano  tenuti in una ignoranza tale  che nemmeno percepivano quali sarebbero potuti essere i loro sogni. Ebbene, quella situazione che noi abbiamo vissuto e di cui in gran parte, grazie a Dio e a tanti uomini di buona volontà, ci siamo finalmente liberati persiste ancora in tante aree del mondo.

Se è così non possiamo rimanere inerti di fronte allo scandalo: in quei bambini potrebbero esserci scienziati, artisti, scrittori, architetti… Possiamo lasciarli morire così? Possiamo recidere il germoglio?

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti).

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