I sassolini di Mattarella nell’aula magna dell’Università di Cassino

I tre messaggi del Capo dello Stato mandati al Governo con il suo intervento all'Università di Cassino per l'inaugurazione del 40° Anno Accademico.

I giovanissimi morti nel Mediterraneo «interrogano fortemente le nostre coscienze». Il messaggio per Palazzo Chigi, Sergio Mattarella lo fa partire dall’Aula Magna dell’Università di Cassino. Ne ha inviati almeno tre il Presidente della Repubblica con il suo discorso fatto ‘a braccio‘ questa mattina all’inaugurazione del 40° anno accademico dell’ateneo del Lazio Meridionale.

Messaggi di politica Estera e Interna, lanciati nella cerimonia più politica e meno banale che si ricordi nella storia dell’Unicas.

Il sasso nelle scarpe del rettore

Il programma non prevede l’intervento di Sergio Mattarella. Ufficialmente è un ospite d’onore venuto lì per ascoltare. Seduto in prima fila, tra il vice presidente della Regione Massimiliano Smeriglio ed il commissario che amministra Cassino Bruno Basile, ascolta la prolusione del magnifico rettore Giovanni Betta. Sente parlare di un’università viva, sana, che viene scelta da tanti figli di operai per i quali è un’ascensore sociale; che viene preferita da tanti giovani stranieri per la qualità dei suoi insegnamenti ed il rapporto a misura d’uomo.

Il magnifico ha un paio di sassi nelle scarpe e se li toglie davanti al presidente della Repubblica. «Gli ultimi anni hanno rischiato di vanificare il paziente lavoro di costruzione portati avanti per decenni. Un comportamento sicuramente scellerato e ancora oggi per certi versi incomprensibile»: nessuno più di Giovanni Betta ha visto lo spettro della chiusura e dell’accorpamento con Roma. Conseguenza di una gestione non proprio ortodossa dei pensionistici. Avevano scavato un buco milionario: coperto con un robusto e doloroso piano di rientro. Che non si sarebbe potuto realizzare «senza la comprensione prima e l’aiuto poi del nostro Ministero». L’altro sasso: «Non ho nessuna intenzione – ha sottolineato il rettore – di ringraziare coloro che ci hanno messi in ginocchio».

Sottolinea la piena consapevolezza dell’ateneo nei propri pregi e difetti: elemento indispensabile – ha sottolineato – per crescere ancora.

Poi il Capo dello stato ascolta l’intervento dei rappresentanti degli studenti e dei lavoratori, la lectio magistralis del professor Giuseppe Recinto: è uno dei 50 ‘sfollati‘ dall’Ateneo a seguito della cura dimagrante con cui riorganizzare dei conti.

Il valore della Cultura

Terminata la lezione, Sergio Mattarella decide di parlare. Si alza e va verso il leggio, tra gli applausi. Parla a braccio il capo dello Stato. Ricorda che a celebrare i 40 anni di insegnamento sono, nello stesso periodo, sia l’università di Cassino che l’università della Tuscia. E fa notare che quella scelta, fatta 40 anni fa, di far sorgere due università, nel Lazio settentrionale e meridionale, «fu il frutto della consapevolezza che lo studio universitario non poteva essere riservato alle elite ma il più ampio possibile».

Ricorda che il nostro Paese è in ritardo. Che «questo percorso di diffusione capillare degli studi superiori è tutt’altro che compiuto». I numeri dicono che studiamo poco, siamo tra i meno istruiti d’Europa«per il numero di laureati rispetto alla media europea e questo percorso ha bisogno di una forte spinta da parte delle istituzioni».

È’ il primo messaggio che il Capo dello Stato invia ad un governo gialloverde artefice dei tagli all’istruzione ed alla formazione per andare a finanziare Quota 100.

I Morti del Mediterraneo

Il secondo messaggio è ancora più diretto. Punta alle politiche sulla Migrazione, contro l’ondata di razzismo che sta montando nel Paese. Sergio Mattarella mette a confronto il ritardo degli italiani nell’istruzione e la disperata voglia di studi di chi non ha un’università.

Cita la rappresentante degli studenti Elena Di Palma: il Presidente della Repubblica è rimasto colpito dal suo intervento al punto che la indica per nome e cognome e la definisce Eccellentissima. Un intervento carico di significati politici, una severa critica al governo: sull’istruzione e sulla migrazione. Al punto che la studentessa dice: «Poco cambia. Ogni anno dobbiamo constatare che il nostro non è un Paese per studenti. Non investe nei giovani, è un Paese vecchio che non ha interesse a crescere, abbandona un capitale inestimabile, non lo tutela e così non permette al Paese stesso di rinnovarsi».

Non solo. «Continuiamo a pagare anni di scelte politiche sbagliate in tema di istruzione, mancanza di borse di studio e di alloggi, costi esorbitanti per studiare e mancanza di prospettive».

L’episodio è quello di due adolescenti della Guinea Yaguine Koita e Fodè Tounkara: li trovarono morti assiderati nel vano carrello di un aereo diretto a Bruxelles mentre tentavano di entrare in Europa per realizzare il loro sogno di studiare. In tasca avevano le pagelle di scuola ed un appello ad essere ammessi in Europa per studiare.

Sergio Mattarella ricorda un episodio analogo: il migrante 14enne annegato nel Mediterraneo che nel vestito aveva cucita la pagella scolastica con i voti. E dice – »chissà quanti non ne conosciamo, di giovani che attribuiscono alla loro pagella il valore di un passaporto, quasi di un accreditamento delle loro serietà ed impegno verso il mondo. Tutto ciò interroga fortemente le nostre coscienze».

Lo studio – ricorda invece il presidente – «costituisce insieme la spinta e lo strumento per l’apertura ed il rispetto verso le culture diverse, le altrui opinioni, il dialogo e l’amicizia». Dalle parti del Viminale a qualche vice premier saranno fischiate le orecchie.

Il diritto non sono definizioni immobili

Da fine giurista ha apprezzato la lectio magistralis del professor Giuseppe Recinto. Il presidente Mattarella gli risponde che il dibattito su diritto e realtà è antico quanto il diritto: «Il diritto è una scienza pratica che regola la convivenza, traduce i fenomeni della vita sociale in regole, ma è un percorso costante che non si interrompe».

Qualcuno legge, nelle parole del Capo dello Stato, l’insofferenza verso un’interpretazione sempre più autoritaria dell’esistente. Altro messaggio per il Governo. Soprattutto quando Sergio Mattarella sostiene che le generalizzazioni sono pericolose, per questo le norme non devono essere «una serie di definizioni inerti, immobili. È un percorso costante, lento ma mai interrotto».

Sollecita ad un «Diritto che deve raccogliere dalla società e riversare sulla società. E questo compito è affidato alle università. Che hanno – ha concluso – un ruolo fondamentale per il Paese». 

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