I simboli nascosti nel passaggio tra Loppa e Spreafico

Come vanno letti i gesti e le parole nel passaggio di consegne tra i vescovi Loppa e Spreafico. I simboli nascosti e le parole tra le righe.

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

I simboli anzitutto. È un simbolo l’abbraccio, commovente tra due uomini di chiesa che sono prima di tutto amici. Ambrogio Spreafico scende dall’automobile ed arriva ad Anagni in piazza Cavour domenica pomeriggio alle 16.15; e trova davanti a sé la figura massiccia di Lorenzo Loppa.

Uno è il nuovo vescovo. L’altro è quello anziano, destinato ad andare in pensione. È però il primo ad andare verso il secondo. Un gesto che rivela molte cose: il rispetto anzitutto; poi la discrezione; la volontà di entrare nella nuova realtà della diocesi di Anagni in punta di piedi, pur sapendo di essere il protagonista della giornata. 

La città che cerca riferimenti

I vescovi Lorenzo Loppa e Ambrogio Spreafico

È un simbolo la piazza piena, nonostante il tempo inclemente che minaccia pioggia. Ed anche questo, a suo modo, è un simbolo. Ci narra di una città che nonostante tutto, nonostante i tempi, le disillusioni, o forse proprio per questo, cerca un punto di riferimento. Che, al di là della politica e della società civile, è sempre e comunque il desiderio di un sguardo verso l’alto.

È un simbolo anche il modo di sedersi sulla poltrona riservata ai due vescovi mentre vengono ospitati nella Sala della ragione del palazzo comunale. Lorenzo Loppa cerca di essere calmo e rilassato; ma le mani che si muovono tradiscono l’emozione legata alla consapevolezza di essere alla fine di un percorso lungo 20 anni. Che lo ha visto attraversare una fase importante della vita della città di Anagni.

Un periodo lungo, durante il quale in tanti momenti la comunità disorientata ha visto nel suo pastore un punto di riferimento.  Non solo a livello religioso, ma sociale, politico, umano. E Loppa la sua parola, anche quando doveva essere dura e netta, non l’ha fatta mancare mai. Logico dunque che ci sia un carico emozionale notevole. Che si vede, appunto, in quelle mani.

Spreafico ed una nuova dimensione per Anagni

I vescovi Lorenzo Loppa e Ambrogio Spreafico

Spreafico invece è più statuario. È l’intellettuale raffinato che, nel suo discorso, cita Zygmunt Bauman, il sociologo e filosofo polacco che teorizzò la società liquida. Nelle sue frasi trovano spazio i trascorsi da biblista, rettore magnifico della pontificia università Urbaniana e di presidente della Conferenza dei rettori di tutte le pontificie università romane. Ricorda l’importanza del Leoniano che anche negli anni recenti ha formato vescovi e rettori.

Spreafico entra in una nuova dimensione con la calma di chi è sicuro del suo magistero e della sua persona. Lo sguardo è profondo, la figura è raccolta, ma non per questo accigliata. Piuttosto, consapevole dell’importanza del momento.

Lo stesso atteggiamento che mostra nel passaggio ufficiale di consegne nella cattedrale, alle 17.24. Anche qui, subito dopo la proclamazione e la consegna del pastorale, un abbraccio fraterno, sottolineato da un lungo applauso. (Leggi qui: Spreafico, un vescovo con due diocesi).

E poi l’omelia. Nella quale Spreafico traccia le linee guida della sua azione. Una chiesa che sia riferimento, attenta agli umili ed agli ultimi. Che sappia aprirsi e condividere. Che non distolga lo sguardo dal mondo, ma usi la sua forza per dire quello che non va. Un punto di riferimento importante.

E Dio solo sa se la città ne ha bisogno.

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