I sindacati tornano in piazza “Non ci metterete da parte”

Bombardieri e Coppotelli a Roma, Landini a Napoli. Ed Anna Maria Furlan infiamma Piazza Duomo. Il sindacato torna in piazza. Non ci sta a farsi mettere alla porta. Rivendica il posto che compete ai lavoratori per decidere cosa fare dei fondi Ue che stanno per arrivare

I sindacati dicono no. Non vogliono essere trattati peggio di una domestica a ore. Chiamati al tavolo quand’è stato il momento di affrontare l’emergenza Covid, non ci pensano proprio a farsi mettere alla porta ora che si deve decidere come spendere le risorse del Recovery Fund. Cgil, Cisl e Uil sono scesi in piazza per questo motivo.

Lo hanno fatto tornando a manifestare in ogni Regione per pretendere che si “riparta dal lavoro“. È lo slogan che hanno lanciato per riassumere un progetto più ambizioso: ridisegnare il futuro del Paese. E per mandare un segnale anche a Governo e Confindustria: se continueranno a snobbarli loro proseguiranno nella mobilitazione, mettendo fine di fatto alla tregua che c’è stata nel periodo più acuto della pandemia.

I segretari sono tornati a chiedere al Governo di aprire un tavolo di discussione. Lo hanno fatto dalle grandi città del Nord, Centro e Sud: nelle piazze più grandi hanno parlato i segretari nazionali, nelle altre sono scesi in campo i segretari confederali. A Roma, a piazza del Popolo, il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri; a Napoli, in piazza Dante, il leader Cgil Maurizio Landini. Mantre a Milano, in piazza Duomo, è intervenuta la segretaria della Cisl Annamaria Furlan.

Coppotelli: l’occasione per il Lazio

Enrico Coppotelli

Enrico Coppotelli, segretario generale di Cisl Lazio, è intervenuto a Roma sul tema scuola. «E’ dal mese di aprile che i sindacati chiedono un confronto con il ministro Azzolina per parlare della riapertura in sicurezza. Cosa che nel Lazio non è avvenuta». In agenda anche i temi della modernizzazione dell’istruzione e del precariato «storico» dei docenti. L’augurio del leader della Cisl Lazio è che si avviino «importanti interventi strutturali».

In caso contrario la preoccupazione dei sindacati è che i 209 miliardi di euro da investire sul territorio nazionale «diventino un ulteriore debito. L’Italia in questo momento ha l’occasione storica per rimettere al centro la sanità, soprattutto nel Lazio. Importante inoltre investire nelle infrastrutture. Infrastrutture che oltre a portare benessere creano posti di lavoro».

Furlan: il Governo non ci convoca

Annamaria Furlan

Da tanto – ha detto a Milano la leader Cisl Annamaria Furlanaspettiamo la convocazione del presidente del Consiglio che continua a non arrivare. Glielo abbiamo detto a luglio durante la manifestazione nazionale a Roma, glielo diremo di nuovo oggi in tutte le piazze capoluogo delle regioni d’Italia”.

Il nervo scoperto sono i fondi europei capaci di imprimere una svolta all’Italia. “Nessun euro dei 209 miliardi” del Recovery Fund “deve essere sprecato. Tutto deve andare alla crescita, al lavoro, al benessere dei cittadini e all’insegna della coesione sociale“.

E noi faremo la rivoluzione in piazza

Pierpaolo Bombardieri

La questione non è tanto e solo la mancanza di rispetto istituzionale verso i sindacati. Il problema è lo scarso interesse mostrato verso i lavoratori ed il loro ruolo nel cambiamento del Paese.

A sottolinearlo è stato il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Da Roma ha detto che “la vera rivoluzione la faremo noi restituendo dignità al lavoro e ai lavoratori. La faremo dentro le aziende posto di lavoro per posto di lavoro”.

È proprio quel segnale a preoccupare i sindacati. Al punto che Bombardieri avverte: “Siamo pronti ad una battaglia lunga e aspra. Se continuerete su questa strada faremo una mobilitazione azienda per azienda, territorio per territorio”.

In una situazione straordinaria servono risposte straordinarie – ha proseguito Bombardieri – ma la politica è distratta dalle beghe interne, dalle elezioni, dal referendum. Deve tornate al Paese reale“. 

Diteci come spenderete i soldi

Maurizio Landini. Foto © Marco Merlini / Imagoeconomica

Da Napoli il Segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha sollecitato il Governo a discutere “con le parti sociali. A partire da come si spendono i soldi europei e su come si cambia il nostro modello di sviluppo, facendo quelle riforme che da anni attendiamo e che oggi pensiamo ci siano le condizioni per poter fare”.

Anche Landini evidenzia il tema dei diritti. ”Ripartire dal lavoro – spiega – vuol dire ripartire dai diritti, dalla qualita’ del lavoro, dalla lotta alla precarietà”.

I sindacati vogliono che l’esecutivo chiarisca gli obiettivi prioritari del Recovery Plan, “sperando – ha fatto notare Bombardieri – che non finisca in una infinita confusione“. Per Landini, se si vuole cambiare il modello di sviluppo, “non può essere che ogni ministero presenta il suo progettino, ogni Regione presenta la sua soluzione. Se pensiamo che spendere i soldi europei vuol dire 700-800 progetti per rispondere a questa o quella pressione stiamo gettando via un’occasione. È il momento di scegliere una strada e che ci sia un coordinamento”.

Perché alla fine, come sempre, il conto lo pagano i lavoratori. Come sottolinea Annamaria Furlan:Abbiamo perso oltre 800 mila posti di lavoro e se non riparte la crescita, se non si fanno progetti importanti per far ripartire il Paese, il tema di perderne tanti altri è sicuramente una priorità”.

Ma che ci vogliono fare?

La sede di Strasburgo del Parlamento Ue

In piazza Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito che le risorse del Mes vanno utilizzate per la sanita’ pubblica e che i fondi europei vanno spesi per investimenti infrastrutturali, per la digitalizzazione, per la scuola, la ricerca, la formazione.

Ma hanno ricordato ancora una volta che il Paese ha bisogno urgentemente anche di una politica industriale, di una riforma fiscale, di una riforma degli ammortizzatori sociali. Indispensabile poi rinnovare i contratti, nel pubblico come nel privato, detassando gli aumenti.

Più di 10 milioni di lavoratori e lavoratrici attendono il rinnovo e non si puo’ piu’ aspettare, anche per rilanciare i consumi interni.

Dalla piazza critiche a Confindustria

Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. Foto © Carlo Carino / Imagoeconomica

Dalla piazza, i tre leader sindacali si sono quindi rivolti a Confindustria: “Mi auguro che capisca – ha detto Landiniche quella intrapresa è una strada che porta solo a uno scontro, di cui non abbiamo bisogno. (…). La posizione avuta finora è stata quella di bloccare il rinnovo dei contratti“, ma si tratta di “una logica sbagliata”. (Leggi qui Stirpe: “I sindacati non rispettano i patti”).

Bisogna fare i contratti – ha ribadito Furlan – bisogna impegnarci perché’ questa sia la stagione della contrattazione. (…) Li aspettiamo alla prova dei fatti“.

Noi diciamo a Confindustria che bisogna rinnovare i contratti ed è il momento giusto per farlo – ha detto Bombardieriil contratto nazionale è per noi uno strumento imprescindibile di garanzia di diritti, di cittadinanza e di democrazia economica“.

E se qualcuno puntava sulla divisione del fronte sindacale dovrà rivedere i conti. Perché i tre leader hanno ribadito i valori della coesione e della solidarietà, per dare un futuro diverso ai giovani. “Questo non è il momento di dividere o mettere le persone una contro l’altra – ha sostenuto Landini – è il momento di unire ed è il momento della partecipazione”. 

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