I tormenti di Salvini e Meloni su Fanpage spiazzano il centrodestra

L’avvertimento a Giorgetti e le anticipazioni del settimanale L’Espresso. La nuova videoinchiesta su Fanpage che porta alla sospensione di Fidanza. Ma se il Capitano fonda un nuovo Partito spostato sul sovranismo, non è certo che tutti lo seguano. Anche perché, senza agire, Draghi sta rimescolando i poli. E generando un nuovo centro draghiano

A Giancarlo Giorgetti ha mandato a dire che dopo le elezioni del 3 e 4 ottobre sistema tutto. Secondo le anticipazioni del settimanale L’Espresso sta pensando ad un nuovo Partito, più spostato sull’asse sovranista e aperto a chi, soprattutto nel sud, non si ritrova nella visione governista della Lega. Nel frattempo Matteo Salvini ha trovato pure il modo di dire che il Pnrr può essere gestito anche senza Draghi e che quindi nessuno è insostituibile.

In realtà il leader della Lega è accerchiato, ma davvero potrebbe fondare un suo movimento al di fuori del Carroccio? E con quali possibilità di continuare a pesare politicamente come ha fatto fino ad ora? In realtà questa campagna elettorale ha messo in evidenza un problema enorme di classe dirigente del centrodestra.

I tormenti su Fanpage

La copertina dell’inchiesta su Fanpage

Lo hanno messo drammaticamente a nudo le due inchieste del quotidiano on line Fanpage che negli ultimi mesi hanno messo nel mirino altrettanti quadri dei due Partiti. La prima ha spianato la strada all’assedio culminato poi con le dimissioni del pontino Claudio Durigon dalla carica di Sottosegretario. La seconda ha già determinato la sospensione da tutti gli incarichi all’interno di Fratelli d’Italia per Carlo Fidanza, ripreso mentre dice che FdI “ha le lavatrici per lavare il black” lasciando intendere che il Partito abbia un sistema per riciclare fondi neri da destinare poi alla politica. (Guarda qui l’inchiesta di Fanpage).

Giorgia Meloni ha già chiesto tutte le 100 ore di girato sulle quali si è basato il lavoro di Fanpage: l’intento è chiaro, dimostrare che quell’inchiesta sia il risultato di un taglia e cuci confezionato in maniera suggestiva proprio per creare imbarazzi in Fratelli d’Italia.

È molto probabile che alla fine non ci sia alcuna lavatrice e nemmeno ci siano fondi da lavare; così come non c’era nessun generale nominato dalla Lega che indagasse con pigrizia sui fondi neri contestati al Partito. Ci sono però gli evidenti limiti di una classe dirigente inadeguata, che si è ritrovata catapultata in prima linea senza essere passata per il vaglio di una Sezione agguerrita, di correnti pronte a competere per il potere interno; personaggi mai costretti a passare per elezioni in cui sia indispensabile avere consenso vero, voti veri, fatti di preferenze da contare ad una ad una.

C’è un largo margine di possibilità che le lavatrici di Fidanza siano una cialtronata analoga ai generali di Durigon. Ma un tempo, simili politici non arrivavano ad occupare quegli incarichi: al limite potevano fare i portaborse oppure organizzare la questua per la festa di una corrente della Democrazia Cristiana. Evitando che finissero su Fanpage trascinando nel sospetto tutto il Partito.

Fratelli d’Italia e Lega sono Partiti che nei sondaggi figurano oltre il 20%. Ma quando si tratta di concorrere nei Comuni il centrodestra accusa spesso difficoltà enormi. Per via di questa classe dirigente.

Il frullatore di Draghi

Mario Draghi

Ma se davvero Salvini dovesse strappare, cosa succederebbe nel Carroccio?

Bisogna tenere conto di una variabile. Pur restando ben saldo a Palazzo Chigi, Mario Draghi sta smontando i tradizionali Poli che sono nati dagli Anni Novanta e da allora stanno governando il Paese. Poco alla volta sta rendendo superati il centrodestra ed il centrosinistra; il centrismo si è quasi eliminato da solo, schiacciato dai due maxi poli.

La rivoluzione del premier sta creando una nuova geografia politica: dividendo tra favorevoli e contrari al Pnrr; cioè tra chi vuole fare e chi no; tra chi vuole il rilancio e le riforme nel Paese e chi invece resta arroccato a vecchi schemi e rendite di posizione.

In questa suddivisione, non avranno più senso né destra né sinistra né centro. Sta prendendo forma una grande area draghista che può tranquillamente vedere insieme i leghisti di Giancarlo Giorgetti; i superstiti di Forza Italia capitanati dai ministri  Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini e Renato Brunetta ma anche gli atlantici di Antonio Tajani. Non bisogna dimenticare che la salita di Draghi a Palazzo Chigi è stata favorita da Matteo Renzi e la sua Italia Viva. Che Carlo Calenda ha iniziato a parlare in maniera fitta con il suo ex premier. E che nel Pd non è solo Base Riformista a stare stretta.

La nuova piattaforma potrebbe iniziare ad aggregarsi con gli incontri, le alleanze, gli intrecci che saranno fondamentali per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.

È questo lo scenario con il quale rischia di confrontarsi Matteo Salvini.

Chi segue il Capitano?

Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Sul territorio chi seguirà il Capitano? Perché un conto è stare con il Capitano in una battaglia politica all’interno del Partito, altro discorso è uscire e iniziare una nuova avventura con tante incognite. (Leggi qui Tutti gli uomini del Capitano).

Fedelissimi come Claudio Durigon e Gianfranco Rufa lo seguirebbero comunque. Ma parlamentari come Francesco Zicchieri e Francesca Gerardi nel passato hanno sollecitato la Lega ad intraprendere una direzione meno sovranista e più centrista.

Il consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli, che ha aderito alla Lega anche per blindare la sua candidatura, se la sentirebbe poi di concorrere comunque in un Partito che in ogni caso non avrebbe la forza del Carroccio? O sentirebbe di nuovo il richiamo del Centro? Considerando che a quel punto pure la Lega sarebbe indebolita.

Un amministratore di governo come il sindaco Nicola Ottaviani sarebbe attratto da una formazione sovranista? Complicato soltanto da immaginare. Stesso discorso varrebbe per tutti quelli che sono passati con la Lega venendo da Forza Italia. Per esempio il capogruppo al Comune di Frosinone Danilo Magliocchetti.

Il segnale di Silvio

Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica

Proprio ieri Silvio Berlusconi ha “diseredato” sia la Meloni che Salvini come leader di governo. Può darsi che il fondatore di Forza Italia conosca meglio di altri gli scenari futuri e che magari stia lavorando per “riprendersi” tanti che hanno lasciato Forza Italia e che ora nel Carroccio appaiono in difficoltà. Non è un’ipotesi da scartare. Specialmente dei territori. Una scissione ha sempre conseguenze imprevedibili.

E sotto questo punto di vista l’esempio di Matteo Renzi è indicativo. Considerando che l’ex rottamatore non è riuscito a decollare con Italia Viva. Mentre il Pd è rimasto sulle sue percentuali. Un elemento sul quale Matteo Salvini deve riflettere non poco.