I “zero tituli” del governo Salvini-Di Maio-Conte

Annunci roboanti, populismo all’ennesima potenza, riunioni sfiancanti su tutto, compromessi continui (vedi flat tax e reddito di cittadinanza), propaganda senza sosta, bisogno quotidiano di avere nemici da abbattere, marce indietro clamorose. A 7 mesi dalle elezioni del 4 marzo Lega e 5 Stelle non hanno prodotto nulla di concreto per il Paese. Mettendo d’accordo Berlusconi e Gentiloni.

Silvio Berlusconi si è detto certo che la manovra economica verrà bocciata dall’Europa e preoccupato per la deriva autoritaria che il Governo e la maggioranza gialloverde stanno prendendo. D’altronde basta dare uno sguardo alle idee sulla stampa per rendersi conto che il leader di Forza Italia ha ragione.

L’ex presidente del consiglio Paolo Gentiloni, intervenendo alla kermesse di Nicola Zingaretti all’ex Dogana di Roma, ha affermato che la prossima volta avremo un boom di candidati alle elezioni. Comprese le Autorità Garanti, la Corte dei Conti, l’Inps, magari perfino il Fondo Monetario Internazionale se supererà la barriera dei confini nazionali.

Questo perché Matteo Salvini e Luigi Di Maio non sanno dire altro se non “allora candidati”. A chiunque esprime preoccupazione oppure semplicemente non è d’accordo.

 

Quello che non si riesce a capire è perché ogni contatto tra Pd e Forza Italia viene bollato come inciucio, mentre l’intesa tra Cinque Stelle e Lega, innaturale, è “salvata” dalla formula del contratto.

Il reddito di cittadinanza e la flat tax parlano a due mondi diversi: quelli dei senza lavoro e delle imprese o delle partite Iva. Su ogni argomento servono vertici e discussioni infinite per trovare un compromesso. Parola che dovrebbe far inorridire molti dirigenti di Cinque Stelle e Lega.

Perfino uno, autoesiliatosi, come Alessandro Di Battista.

 

Invece non succede nulla. Neppure quando Matteo Salvini fa una clamorosa marcia indietro sulla questione dei migranti di Riace, aggiungendo la formula magica “solo su decisione volontaria”. Se lo avessero detto Berlusconi o Renzi tutti avrebbero parlato di dilettantismo politico e di retromarcia pericolosa.

La verità è che il governo di Lega e Cinque Stelle nasce dall’unione di due forze con poca esperienza, per nulla omogenee, accomunate soltanto da un forte apparato della propaganda e dalla voglia di regolare i conti politico con gli avversari, con la stampa e con tutti quegli enti che hanno funzioni di controllo.

 

Eppure, di argomenti sui quali intervenire e in fretta, ne avrebbero molti: ci sono disastri ereditati da questo governo che hanno dimensioni devastanti. Ad esempio: ci sono milioni di euro pronti per essere investiti in provincia di Frosinone come in tutta l’Italia ma finiscono altrove perché qui viene applicata l’Imu sugli stabilimenti industriali, come se fossero ville con piscina. In Paesi a pochi minuti di volo dall’Italia non c’è Imu sulle fabbriche, ci sono agevolazioni di ogni tipo: perché la fabbrica porta posti di lavoro, paga stipendi, che a loro volta vengono spesi, facendo girare l’economia.

Ma mettere mano alle tasse sugli stabilimenti non genera consenso popolare, non fa sognare la pancia della gente. Non alimenta il populismo.

 

Il populismo consiste nell’individuare e dare risposte semplici e semplicistiche a situazioni complesse e complicate. In questo senso l’Italia è all’avanguardia con l’esecutivo giallo vedere. Ma in sette mesi quali fatto hanno prodotto davvero Salvini-Di Maio-Conte?

Mourinho avrebbe parlato di “zero tituli”.

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