Il 2022 di Ceccano: oltre due anni di Caligiore 2

Un riepilogo del 2022 dell'amministrazione comunale di Centrodestra e dell'opposizione di Centrosinistra

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Il 2022 è stato l’anno del completo rinnovamento per la Giunta Caligiore bis che governa Ceccano. Nel corso dell’anno c’è stato un radicale cambio di volto per l’esecutivo insediatosi nell’ottobre 2020, rispetto al primo esecutivo civico guidato dal sindaco di Fratelli d’Italia.

I riassetti sono stati due, ben differenti tra di loro.

Due rimpasti in Giunta

L’ex assessore di Ceccano Stefano Gizzi con Vladimir Putin

Si è partiti a fine marzo con la defenestrazione dell’assessore Stefano Gizzi, prima cacciato dalla Lega e poi revocato da assessore alla Cultura per via delle sue posizioni filoputiniste. Espresse a meno di un mese dall’inizio dell’invasione Russa ai danni dell’Ucraina.

A subentrare a Gizzi in Giunta è stato Angelo Macciomei, ma delegato ai Lavori pubblici, rimpiazzato a sua volta dal primo dei non eletti Alessio Patriarca, che ha ereditato la Cultura. La staffetta sarebbe comunque avvenuta per via di accordi pre-elettorali, ma è stata drasticamente accelerata per via delle esternazioni pubbliche di Gizzi in solidarietà alla Russia. (Leggi qui «Buongiorno Mosca, sono Stefano Gizzi e sto con Vladimir Putin» e qui La Cultura di Ceccano: dal Diavolo all’Acquasanta).

Nel mezzo Roberto Caligiore aveva azzerato la Giunta per poi riconfermare gli altri assessori – la vicesindaco Federica Aceto (servizi sociali), Ginevra Bianchini (urbanistica), Riccardo Del Brocco (ambiente) e Mario Sodani (pubblica istruzione) – e accogliere la new entry Macciomei. Alla fine di ottobre, però, sono scattate le dimissioni di Sodani.

Era un avvicendamento previsto dagli accordi pre-elettorali del gruppo Patto Civico, a favore di un ricambio generazionale. Ormai da due mesi il nuovo assessore, ma con delega all’edilizia scolastica e ai servizi cimiteriali, è Marco Mizzoni. Il già capogruppo consiliare, a sua volta, è stato sostituito dall’ormai delegata alla pubblica istruzione Simona Sodani.  (Leggi qui Caligiore azzera la Giunta: «Nuovo slancio all’azione amministrativa» e qui Simona Sodani: «In Consiglio da donna, non da quota rosa»).

Sognando la Regione

Ruspandini, Caligiore e Maura

C’è stato un momento in cui il sindaco Caligiore ha sperato nella candidatura alle Elezioni regionali 2023. Il deputato Massimo Ruspandini, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia e creatore di «una Destra che piace pure ai Comunisti per la sua Ceccanesità», aveva del resto esternato: «Se FdI ha bisogno di un nome forte, io propongo immediatamente Caligiore».

Invece, in rappresentanza del centro della Ciociaria, i candidati in pectore sono due. In pole c’è il consigliere provinciale Daniele Maura, all’opposizione nel Consiglio comunale di Giuliano di Roma, eletto due volte alla Provincia anche grazie ai pesanti voti ponderati di Ceccano. In corsa c’è anche Fabio Tagliaferri coordinatore di FdI a Frosinone, per lui spinge l’ala meno ortodossa del Partito.

A fine maggio Caligiore disse: «Un sindaco alla Regione rafforzerebbe città e Ciociaria». Nei mesi successivi c’è stata una riflessione politica interna: il sindaco di Ceccano ha deciso di fare un passo indietro. Definitivo. Infatti, per candidarsi avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni in questi giorni, come fatto dal primo cittadino di Ferentino Antonio Pompeo. Perché la Legge considera incandidabili alla regione i sindaci di Comuni con oltre 15mila abitanti. Prima di quel passo indietro, quando la candidatura era ancora possibile ed auspicata dal sindaco, il Pd locale ha provato a mettere zizzania tra i due Fratelli in competizione: «Caligiore ha azzerato la Giunta perché Maura è andato alla Processione». È finita con l’endorsement di Caligiore a Maura: «In politica solo chi mette al primo posto il bene comune e la squadra, sa fare passi indietro».

Quel maledetto disavanzo

Roberto Caligiore, sindaco di Ceccano

Il 2022 per Ceccano è stato l’anno del risanamento che entra a regime. Il Comune di Ceccano, dopo un milione nel 2021, ha accantonato altri cinquecentomila euro quest’anno e farà altrettanto fino al 2035. Deve ripianare un disavanzo di amministrazione: un deficit di oltre otto milioni, ormai ridotto a sei e mezzo, con mezzo milione in più nelle casse municipali visto il ribasso della quota annuale. (Leggi qui L’ABC della politica a Ceccano: per una rilettura del 2021e qui Le due Città di Ceccano: una decolla e l’altra affonda).

Quel deficit di più di otto milioni di euro, dovuto a un’eccedenza delle uscite sulle entrate, lo hanno creato tanto il Centrosinistra del passato quanto il Centrodestra che amministra la città sin dal 2015.

L’ormai consueto commissariamento prefettizio, però, fa da spartiacque tra la prima e la seconda amministrazione guidata dal sindaco di FdI Roberto Caligiore: reinsediatosi nell’ottobre 2020 a un anno esatto dalla sua caduta. Negli ultimi trent’anni sono stati tre a cadere anzitempo: l’allora democristiano Gianni Querqui nel 1994, l’allora socialista Manuela Maliziola nel 2014, e l’allora civico Caligiore nel 2019.  

Dopo Querqui e il commissario Egidio Di Meo, c’è stato un ventennio rosso: otto anni con il democrat Maurizio Cerroni, dieci con il socialista Antonio Ciotoli, due con la prima sindaca della storia di Ceccano, una Maliziola fatta cadere a colpi di dimissioni di massa prima che accadesse anche a Caligiore. A separare le loro amministrazioni i commissariamenti operati da Edoardo D’Alascio, Emilio Dario Sensi (post Maliziola) e Giuseppe Ranieri per conto della Prefettura di Frosinone.

Un Comune con mezzo organico

Il comunale Palazzo Antonelli

Sono tutti loro, i sindaci ma anche i commissari, che hanno amministrato Ceccano nell’ultimo trentennio. Nei tre anni di commissariamento, ovviamente, il Comune si è limitato all’ordinaria amministrazione. Le altre sono quelle ormai straordinarie. Perché per i Comuni è ormai davvero straordinario garantire i minimi servizi pubblici ai cittadini che eppur li finanziano con le tasse.

Il Comune di Ceccano procede con metà organico: malgrado le nuove assunzioni, dopo vent’anni di mancato turnover, pesano i pensionamenti per anzianità e anticipati con Quota 100. Una città di 23 mila abitanti potrà contare il prossimo anno su 83 anziché 152 dipendenti: sessantanove in meno di una macchina amministrativa completa. Anche e soprattutto per questo è stato rivolto un doppio plauso bipartisan al lavoro svolto dai responsabili di settore e dagli impiegati del Comune.

Le assunzioni non saranno più quattordici ma dodici, perché si ricorrerà alle progressioni verticali tanto invocate da sindacati e centrosinistra. Numericamente il Comune avrà un dipendente in più rispetto a quest’anno, visti gli ultimi undici pensionamenti. Si è tornati, però, ad assumere dopo vent’anni di stop all’ormai sorpassato turnover.

Meno assunzioni, più promozioni

In cinque, nel mentre, verranno promossi a istruttori amministrativi e tecnici e un inserviente diventerà impiegato, nello specifico esecutore di area amministrativa. Ciò vuol dire, però, che lasceranno vuote altrettante caselle. Sono le promozioni che in altri casi avvengono indirettamente una volta andati in pensione, quando vengono richiesti adeguamenti per via delle ulteriori mansioni svolte. Durante la piena pandemia, ridotto ai minimi storici, il Comune di Ceccano era ormai diventato un unico grande Ufficio comunale.

L’amministrazione Caligiore 2 ha poi dovuto prendere nel 2022 alcune decisioni impopolari neanche prese in considerazione da “Quelli di prima”: nemmeno il Caligiore 1. Sono state aumentate le tariffe per i servizi scolastici, si sta facendo pagare l’utilizzo degli spazi culturali e sportivi di proprietà del Comune.

Addirittura verranno moltiplicate e messe realmente a pagamento le strisce blu cittadine, mai considerate tali né dal Comune né dai cittadini. Ci si è adeguati a tutti gli altri Comuni, con i costi aggiornati ai livelli provinciali, ma in una comunità ormai abituata ad avere quasi tutto gratis.  

Protesta contro le strisce blu

Faranno pagare per davvero le strisce blu a vent’anni dalla loro istituzione. A Ceccano è stato uno dei temi più dibattuti nel 2022, anche aspramente. È proprio nella protesta generalizzata contro le strisce blu, però, che si è riunito il Centrosinistra locale.

Protesta contro il netto aumento delle aree di sosta a pagamento, da quasi un centinaio mai rispettato a oltre settecento veramente blu, e la volontà di darle in gestione a un privato in cambio di un canone che ritiene irrisorio: il 17% dell’incasso totale, stimato in oltre due milioni nei prossimi sei anni.

Nelle casse comunali finiranno praticamente più di trecentomila euro, al netto del pacchetto “Smart parking e mobility”: realizzazione, gestione, manutenzione ordinaria e straordinaria, e biglietteria delle aree di sosta a pagamento. (Leggi qui Niente più strisce blu gratis: la Contea vuole diventare Smart city).

I consiglieri di opposizione Emanuela Piroli, Andrea Querqui, Marco Corsi, Mariangela De Santis ed Emiliano Di Pofi hanno cercato ogni cavillo possibile per ribaltare la decisione di aumentare le strisce blu e affidarle a un privato. Hanno puntato il dito contro possibili irregolarità procedurali e tecniche. Ma non hanno fatto ricorso al Tar soltanto perché avrebbe perso il posto in Aula: un amministratore finirebbe per decadere se intentasse un procedimento contro il “suo” Comune.    

Una storia tragicomica

L’operazione strisce blu di Ceccano

L’operazione strisce blu è una storia tragicomica, di quelle all’italiana. A Ceccano stavano quasi per pubblicizzare la gara d’appalto come Comune di Castellammare di Stabia: un copia incolla finito male. Dopo la rettifica e l’espletamento del bando di gara, ha partecipato una sola ditta ed è ormai prossima all’aggiudicazione definitiva. Manco a dirlo, ironia della sorte, è la ditta che svolge il servizio anche a Castellammare.

Anche per questo l’opposizione consiliare, informando anche la Prefettura di Frosinone, ha presentato un ricorso formale al Comune. In extremis hanno controproposto di far pagare per ora le strisce blu già esistenti ma mai rispettate. Niente da fare: il Caligiore 2 ha tirato dritto tra le polemiche di mezza città rivendicando una “battaglia di civiltà”.

A definirla invece “una tassa occulta” sono Il Coraggio di cambiare – coordinamento di centrosinistra guidato dalla già candidata sindaca Emanuela Piroli, rappresentato in Consiglio anche dal figlio d’arte Andrea Querqui, che mette ormai insieme Terzo Polo e Sinistra – nonché l’altro già aspirante primo cittadino Marco Corsi (Ceccano riparte), e gli altri due eletti nella sua coalizione ormai disciolta: De Santis (Nuova vita) e Di Pofi (Psi).

Colpi sotto la cintura

I consiglieri comunali di centrosinistra

A volte si è andati oltre i limiti. C’è stato anche il tempo in cui dai banchi dell’opposizione si è detto e ribadito che l’amministrazione stava tagliando i fondi per i Servizi Sociali. Anche dopo che la vicesindaco Federica Aceto, delegata al ramo, aveva già spiegato che dipende dal fatto che gli stessi servizi ora vengono garantiti a minor costo: un risparmio, non un taglio di investimenti, del resto dettato dal Distretto sociosanitario del Frusinate.

Nel clima esasperato, per via delle infuocate polemiche sulle strisce blu, è spuntata persino una lettera di minacce di morte al sindaco Caligiore. (Leggi qui Aceto all’improvviso: «Io non ci sto» a questo gioco al massacro e poi qui Strisce blu, «minacce di morte» dopo «l’attacco quasi terroristico»).

L’ultima seduta consiliare dell’anno

Si arriva al paradosso a cui si è essistito durante l’ultimo Consiglio comunale dell’anno, incentrato sul bilancio e sulle opere da realizzare nel 2023. È durato molto più del previsto per un dibattito di quarantacinque minuti su una questione internazionale: la repressione della rivoluzione iraniana contro il regime instaurato nella Repubblica islamica.

Certo, c’è giustamente anche il tempo per fare Politica in sala consiliare. Si è partiti con il lodevole documento presentato dalla consigliera Piroli per richiedere al Governo di «sollecitare la comunità internazionale ad adottare provvedimenti urgenti per fermare l’uccisione in massa di giovani iraniane e iraniani».

Si sta approvando in tutta Italia, nella provincia di Frosinone è stato promosso dalla Democratiche, le donne del Pd. S’è finiti, però, a parlare lungamente di mondiali di calcio in Qatar, islamizzazione dell’Europa e matrice politica della violenza contro le donne. (Leggi qui Non più di due ore senza quei tre quarti d’ora).

Città ancora poco sportiva

Il consigliere Diego Bruni, delegato allo sport

Il vero punto dolente resta lo Sport, di cui si occupa da poco più di un anno il consigliere Diego Bruni, capogruppo della Lista Caligiore Sindaco. Nel 2015 il Caligiore 1 aveva promesso il recupero dell’ex palasport “Domenico Tiberia”, crollato durante la storica nevicata di febbraio 2012, nonché la costruzione di una piscina comunale e il completamento del periferico polo sportivo di Passo del Cardinale.

Nel 2020 il Caligiore 2, reinsediatosi dopo la caduta e il commissariamento prefettizio, ha riproposto tutto quello che non era stato fatto eccetto la piscina comunale. Il palazzetto caduto su sé stesso, stando alla verità giudiziaria emersa nel processo contro i Tecnici, avvenne per colpa del peso della neve. Non per via della copertura appesantita in corsa da travi in legno lamellare, come ha sostenuto il movimento Ceccano 2012, che si costituì parte civile al contrario del Comune.  

La seconda amministrazione Caligiore ha richiesto ma non ha ottenuto oltre un milione e mezzo di euro per il completamento degli impianti sportivi con tanto di pista ciclabile intorno. È stato l’unico progetto non finanziato tra i quattro presentati per richiedere i fondi del Pnrr per la rigenerazione urbana. Erano i finanziamenti destinati ai Comuni per la riduzione del degrado sociale e del miglioramento del decoro urbano e del tessuto socio-ambientale. L’area sportiva di Passo del cardinale, però, non è così popolosa e disagiata come richiesto nell’apposito bando.

Rigenerazione senza sport

Il rendering del progetto della cittadella dello sport

Per ricostruire l’ex Palasport, invece, non è stato più acceso il mutuo con l’Istituto per il credito sportivo attraverso il bando “Sport missione comunale”: un prestito di tre milioni e mezzo di euro senza interessi, risorse che il Comune avrebbe coperto con i ricavi di un palazzetto dello sport improntato all’ecosostenibilità e alle energie alternative.

Il delegato allo sport Bruni, senza mezzi termini, ha definito “uno schifo” la gestione dei fondi sportivi. Anche il sindaco Caligiore ha lamentato il fatto che il loro progetto ecosostenibile fosse in competizione con quelli in arrivo dalla Città metropolitana di Roma e da grandi comuni come Cagliari. Avevano ormai il progetto pronto e il nulla osta del Coni, ma Ceccano non ha retto il confronto.

In compenso, per la rigenerazione urbana, sono stati finanziati e sono ormai esecutivi tre progetti a loro modo storici: il completamento del restauro del Castello dei Conti (1.8 milioni), la messa in sicurezza del centro storico (950 mila euro) e la riqualificazione dell’ex scuola Borgo Berardi (650 mila euro).

Piano per la transizione sostenibile

Ginevra Bianchini, assessora all’urbanistica

È stato concesso anche un contributo extra del dieci percento per contrastare i rincari dei materiali e dell’energia. Il Comune di Ceccano è stato il primo grande Comune ad avviare e concludere l’iter di adesione alla legge regionale per la rigenerazione urbana. È stato seguito direttamente anche dal sindaco Caligiore, riempiendo poi il suo “Piano per la transizione sostenibile della città”, ma soprattutto dall’assessora all’urbanistica Ginevra Bianchini.

In vista del 2023 il Caligiore 2 ha potuto dire di essere «entro gli stringenti tempi europei malgrado non calzino con quelli italiani». Il paradosso dei fondi del Pnrr è che sono stati dati velocemente ma altrettanto velocemente devono essere spesi. Entro il 2026 le opere dovranno essere ultimate e rendicontate.

Tanti Comuni saranno costretti a utilizzare il finanziamento complessivo per portare a termine non tutte ma più opere possibili tra quelle finanziate. Ceccano, in ogni caso, resta ancora tagliata fuori dai fondi per lo sport. (Leggi qui Prima senza e poi con i Partiti, ma ancora niente Sport e poi qui Socialisti e Caligiore 2 si sfidano nel polo ancora poco sportivo).

Ex Annunziata e Snia

L’ex saponificio Annunziata di Ceccano

A Ceccano verranno realizzate due delle prime bonifiche della parte ciociara del Sin della Valle del Sacco. All’interno del Sito di interesse nazionale gli interventi vengono finanziati dal Ministero della transizione ecologica, attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc), e attuati dalla Regione con il Patto Lazio. Dopo il commissariamento, al netto di quindici anni di attesa, è ormai una corsa contro il tempo. Tutte le gare d’appalto, dopo il commissariamento della bonifica, sono state indette  entro il termine ultimo del 31 dicembre 2022.

Si procederà alla caratterizzazione e alla Messa in sicurezza di emergenza (Mise) di due storici stabilimenti fabraterni: l’ex polveriera e industria chimica Snia-Bpd, nel cuore del Monumento naturale di Bosco Faito, e l’ex saponificio Annunziata, tra la stazione ferroviaria e il fiume Sacco. In entrambi i casi si parla di società fallite finite nelle mani di curatori fallimentari.

La Regione sta procedendo in sostituzione e in danno dei due privati. Investirà quasi 1.4 milioni nelle analisi e nel disinquinamento dell’ex Snia, rimuovendo ben 14 mila metri quadri di amianto dai capannoni. Un altro milione è quello stanziato per caratterizzare e bonificare l’ex Annunziata, dove il curatore fallimentare ha già rimosso negli anni eternit deteriorato e serbatoi contenenti sostanze chimiche.

Ancora troppo smog

La centralina Arpa di Ceccano

Ad allarmare all’interno dell’ex Annunziata sono i livelli di dibenzopirene, derivante principalmente dai gas di scarico dei veicoli. Si trova del resto in quella Ceccano Scalo che a Natale, stando ai dati della stazione Arpa di monitoraggio, ha fatto registrare l’ottantanovesimo sforamento annuale della soglia d’allarme delle polveri sottili Pm10.

Con tutta la tolleranza del caso, non dovrebbero essere più di cinquanta in un anno. In realtà si dovrebbe puntare a stare sotto ai trentacinque, il numero massimo di giorni consentiti senza alcuna tolleranza, prima che scatti il pericolo per la salute pubblica. Domenica 25 dicembre il particolato atmosferico è arrivato a una concentrazione media giornaliera di 101 microgrammi per metro cubo d’aria, quando dovrebbe essere contenuta sotto ai cinquanta.

Nella parte bassa della città, tra la zona del Ponte e la Stazione Fs, c’è il doppio dello smog consentito dalla legge. Quei dati, però, sono stati messi in discussione sia dall’ex che dal nuovo assessore all’ambiente: sia da Alessandro Savoni, ormai consigliere delegato al commercio e capogruppo consiliare di FdI, che dal successore Riccardo Del Brocco, anch’egli esponente di Fratelli d’Italia.

Mal’aria, puzza, bonifiche

La bozza del decreto per l’adozione di Bosco Faito da parte del Comune

Si sostiene da anni che le centraline dell’Arpa funzionino e siano posizionate male, troppo a ridosso della trafficata area tra Ponte Berardi e Stazione ferroviaria. Resta il fatto che, microgrammo più microgrammo meno, si continua a respirare mal’aria. A sommarsi, tra le larghe proteste e manifestazioni civiche e politiche e un processo per inquinamento ambientale, anche la famigerata puzza generata nel circondario dal depuratore consortile di Colle San Paolo.

In vista delle prossime Elezioni regionali, fissate per domenica 12 e lunedì 13 febbraio, si riaccenderà l’annoso scontro tra Fratelli d’Italia e Pd in campo ambientale. Nel frattempo, c’è chi vorrebbe realizzarci una Città del cinema nell’ex saponificio prossimo alla bonifica e a un’utilità pubblica. Nel mentre l’assessore Del Brocco può vantare l’ottenimento di un finanziamento record contro le frane e il dissesto idrogeologico: un contributo ministeriale di due milioni e mezzo di euro per la riduzione dei rischi nel centro storico e la messa in sicurezza delle aree cedute lungo la periferica via Celleta.

Si è ormai anche a un passo, infine, dal passaggio della gestione del Monumento naturale regionale di Bosco Faito dalla Provincia di Frosinone al Comune di Ceccano. L’intenzione è quella di realizzare percorsi pedonali e ciclopedonali, e aree attrezzate per i turisti. (Leggi qui La bonifica della Valle del Sacco? Merito mio. No è il mio, Chiamateli folli: vogliono (davvero) una Città del cinema nell’ex saponificio e La Contea si riprende Bosco Faito).

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