Il cammino del diavolo? E’ una caduta a ritroso

Segno s’aggiunse a segno e il Diavolo cominciò il cammino della sua cacciata.

Camminò a ritroso, a passo lungo, avanzò a rinculo e d’ogni passo – calcolando dalla punta di un piede al tacco dell’altro – coprì lo spazio dello sguardo.

Ira conobbe ira e indietreggiò di cielo in cielo, ‘o meschinello, e fu così che, nei secoli dei secoli, ‘o Riavulo consumò tutto il dolore dell’Onnipotente Iddio, il supremo Conoscitore dell’inconoscibile: se lo mise ‘ncoppa al suo destino di tenebra, quale inespugnabile sigillo.

Segno s’aggiunse a segno.

‘O Riavulo attraversò il mare di neve dell’ultimo cielo e gli angeli in coro dissero: «Così sia per te».

‘O Riavulo solcò il mare di perle del nuovo cielo e gli angeli, abbandonandolo al secondo passaggio, ripeterono: «Così sia per te».

‘O Riavulo indietreggiò macinando il castigo. Arrivò al mare del terzo cielo e si sentì cingere ai fianchi ma l’acqua si ritirò ad ogni suo passo.

‘O Riavulo cadde e udì il ruggito degli angeli bruciargli la mente: «Così sia per te».

Entrò nel buio mare della notte, il quarto cielo e non scorse più il Trono di Dio.

Come serpe che pencola dall’erpice, appeso, con gli angeli in coro a ripetere, «Così sia per te», ‘O Riavulo smarrì ‘o bene e ‘a speranza.

Sentì le ore suonare e segno s’aggiunse a segno e ‘o Riavulo, condannato a procedere con gli occhi rivolti a ciò da cui si allontanava, patì per ciò che lasciava. Continuò il suo cammino sempre più lontano dalla Misericordia, fece una breve sosta nel cielo della luna e l’astrò gli portò l’ultimo bagliore della malinconia, la penitenza, ma proprio qui ‘o Malamente ebbe contezza del suo castigo: «Se nel morire si restasse abbandonati la morte sarebbe solo consolazione».

Cadde e salì al mare di cielo – il primo se ci si trova lungo la strada dell’ascensione, l’ultimo prima del precipizio che lo portò sulla terra – e «così sia per te» gli tuonarono contro gli angeli in coro chiudendo le porte dei Paradisi celesti.

Cadde, finì la volta celeste dei cerchi e ‘o Riavulo arrivò al lungo ponte che porta alla terra. Si trascinò pure su questa via ‘o Riavulo ma, al suo passaggio – sospeso sui primi vortici, tra le spire e la melma dell’argilla primigenia – il ponte diventò sottile come un capello.

Segno si moltiplicò in opposto segno e ‘o Riavulo fu nel sentiero dell’oltretomba, quello che oggi trova bocca al fianco del tempio di Salomone, dove ‘o Riavulo incontrò l’angelo del libro. Alto come mille anni di cammino, l’angelo teneva il libro dove l’Onnipotente Iddio scrisse il caravanserraglio dei tempi con tutti i tempi, la carte dove stabilì parola per parola il destino fino alla conclusione di ogni destino, fino alla fine della vita a venire.
Segno cercò opposto segno, ‘o Riavulo guardò occhi negli occhi l’angelo del libro, poi guardò la possente presenza ombreggiare sul mondo e nel tempo di un respiro posò lo sguardo sulle pagine così che rubò gli arcana e i presagi di tutti i tempi, per i tempi dei tempi, e così vide in un istante il tempo futuro già disteso ai piedi dell’Altissimo Onnipotente fino alla resurrezione dei morti: i vivi ancora non nati dai lombi di Adamo, il primo dei profeti.

Segno s’aggiunse a segno e ‘o Riavulo vide il sentiero dell’oltretomba già popolato di fantasmi increati fare carovana verso il regno a lui destinato o, salvi, verso i Cieli. Vide alcuni attraversarlo veloci come il lampo, come il vento, come il cavallo al galoppo, le altre anime, invece, destinate alle tenebre, le vide trascinarsi sul ventre come neonati, o a quattro piedi.

Segno s’aggiunse a segno e come serpe che pencola dall’erpice ‘o Riavulo vide la bocca dell’abisso, vi scagliò una pietra e questa impiegò settanta anni per arrivare al fondo.

Segno s’aggiunse a segno e ‘o Riavulo, nel tempo di un respiro, vide nel libro la pianura destinata ai figli di Adamo, la terra, ma la vide prossima al ricetto dei venti, la landa abitata da immondi che mangiano la propria carne e bevono il loro sangue. «Così sarà per me» disse ‘o Riavulo e vide il vestibolo degli Inferi abitato da uomini nudi, col muso di cane, orecchie di capra, zoccoli di toro e vello d’agnello, quindi, al quarto girone, ‘o Riavulo vide la fiumara, la valle dello zolfo bollente con gli abitanti orbi degli occhi costretti a volare storpi per via delle ali che hanno al posto dei piedi.

Segno s’aggiunse a segno, bolge a malebolge e ‘o Riavulo cadde al quinto secchio, la stazione di sabbia messa a marcire e qui vide enormi serpenti ingoiare peccatori, al sesto, invece, il ricetto di archivi e registri, il demonio trovò i dannati straziati da enormi scorpioni, ognuno re di regni abominevoli.

Fu al settimo che ‘o Riavulo incontrò la sua dimora per sempre: un antro di doppia pena con brace e con freddo tagliente.

Trovò i ferri per i suoi polsi, uno per un braccio legato davanti, uno per l’altro da legare dietro. Le catene della volontà di Dio tanto facili a sciogliere quanto impossibile a liberarsene.

Tutto ciò, nel libro di un solo respiro, vide il Demonio e da tutto ciò ricavò atterrito lamento: «Così sia per me».

Segno concluse il segno e il Lapidato seguì la pietra gettata nell’abisso, settanta sette anni cadde e nel tempo dei tempi vide la vampa bruciare un fuoco di settantamila anni fino a trasformare le sette terre degli inferi in un incubo tutto rosso.

Segno chiuse il segno e un’altra vampa di settantamila anni si accese su quello stesso fuoco e trasformò il rosso della brace in un bianco manto ardente.

Segno fece sigillo al segno e un altro fuoco divampò per un tempo pari a quello sullo stesso forno e l’accecante candida fiamma si tramutò infine nell’oscura forza di un fuoco nero e tutto divenne buio che arde eterno in se stesso senza gettare fiamma alcuna e dal tempo dei tempi fino ai tempi, questi, da lui non più promana luce.

Questo, nel libro di un solo respiro, vide ‘o Riavulo e il ricordo di Dio, luce da luce, si fissò nella scrittura che l’angelo guardiano del primo cielo versò nei papiri arrivati a Bahira, il santo che attese il Profeta e la sua carovana.

Segno dischiuse il segno e dai coreisciti i papiri arrivarono al pio Negus d’Abissinia il quale, a sua volta, consegnò i papiri ai suoi vescovi e ai patriarchi e questi li tennero in custodia studiandone gli arcani nei concili in tutti i templi delle terre d’Oriente, dove più forte restò viva la luce di sapienza, fino a quando stella s’aggiunse a stella e in firmamento ebbero splendore i prodigi e la potenza di Dio con i suoi molti segreti.

E i prodigi e la potenza di Dio con i suoi molti segreti vennero offerti a Maometto, di bianco mantello vestito, e la religione da lui fondata divenne fortezza per i credenti e così, il Congregatore, offrì ai suoi fidati compagni la direzione della preghiera, a Gerusalemme, e lui stesso visse il cammino inverso del Demonio percorrendo i cieli innanzi al cospetto del Clemente e Misericordioso che vide con gli occhi del cuore non potendo la vista sopportare la maestà luminosa della perfezione.

Salì al cielo dalla Roccia di Gerusalemme dove arrivò a cavallo del Buraq dalla sua casa di Mecca dopo essere stato svegliato da Gabriele Arcangelo che lo portò con sé. Nel levarsi dal suo giaciglio urtò un bicchiere colmo d’acqua che cadde dal suo comodino, dalla città santa arrivò a Dio, incontrò i profeti suoi predecessori, pregò con Cristo e con il Battista, conobbe le beatitudini e tutti i paradisi e quando fece ritorno al suo letto, a Mecca, il bicchiere stava per toccare il pavimento.

Per molto tempo ancora i prodigi e la potenza di Dio con i suoi molti segreti ebbero riflesso sulla terra e vi soggiornarono per molto tempo ancora, come oggi restano perché sono segni donati agli uomini, i prodigi e la potenza di Dio con i suoi molti segreti, nel mondo hanno dimora.

Segno s’aggiunse a segno e ‘o Riavulo cominciò il cammino della sua cacciata. Camminò a ritroso, a passo lungo, avanzò a rinculo e d’ogni passo – calcolando dalla punta di un piede al tacco dell’altro – coprì lo spazio dello sguardo. Ira conobbe ira e indietreggiò di cielo in cielo, ‘o meschinello, e fu così che, nei secoli dei secoli, ‘o Riavulo consumò tutto il dolore dell’Onnipotente Iddio, il supremo Conoscitore dell’inconoscibile: se lo mise ‘ncoppa al suo destino di tenebra, quale inespugnabile sigillo.

© Pietrangelo Buttafuoco, 2014

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright