Il capitone di Natale e non è un serpente

Metti un papà che non ti chiede mai niente se non una volta l'anno. E desidera un capitone. E tu hai il terrore di qualunque animale strisci. Ma senza il capitone per papà non era Natale.

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Ohi, Ohi, si avvicina Natale”: mi prendeva la paura quando il ricordo tornava. La richiesta era sempre la stessa “Lì, accatta nu capitone“. Mio padre, Antonio, non mi chiedeva nulla, mai. Non chiedeva nulla a nessuno, non aveva quasi desideri, ma… a Natale avanzava questa richiesta. Era motivata, la richiesta, per la mia amicizia con Emy Pacifico che aveva una grandissima pescheria.

Un capitone? Lui, papà, lo faceva forse in  memoria di tradizioni da paludaro con la conseguente conoscenza di “commestibili” che a noi figli dell’Italia del boom economico facevano senso. Papà quando stava male (raramente) riceveva il soccorso di nonna, la madre, che gli preparava un “leggero brodo di granunchi“. I granunchi in italiano sono le rane.

Il rito del capitone

Ma torniamo al mio capitone. La richiesta andava esaudita. E Emy, che era attentissima, già me lo aveva preparato senza la mia espressa richiesta: me lo lasciava da parte. Ecco che dovevo ritirare il “pacco“.

Il capitone era vivo, naturalmente, tanto quanto io morto nel dover eseguire il trasporto. Si muoveva nella busta con scatti nervosi. In pescheria tutti trattavano il “simil serpente” come fosse normale, anzi, lo prendevano lo spostavano, ci quasi giocavano. Io no, no, ero nella condizione di aspettarmi che questo animale avrebbe mangiato me e non papà lui.

Dalla pescheria di Emy a casa erano un pugno di chilometri, ma la Via Crucis era meno tribolata. Il cuore mi si fermava. Se l’anguilla ha i denti il capitone avrà dentoni… Ohi ohi. Il fatto è che si tratta di animale assai nervoso, non sta fermo un minuto.

Ecco finalmente la consegna: “Papà, il capitone“. Non era uomo ghiotto, anzi, ma gli occhi esprimevano il conforto di un desiderio.

La consegna risolveva il suo desiderio, sollevava me da un dolore e… era Natale. Papà mentre mangiava il capitone mi diceva “su propria di covatoio” e io “sarà puro, ma la serpe non me la magno“. 

Post scriptum.

Dopo alcuni anni Emy fu mossa a pietà e mi consegnava il capitone già pulito. Io non ho mai mangiato anguille in vita mia. E sul fatto che il capitone non sia un serpente è cosa risaputa, ma guardalo di persona personalmente, ci somiglia tremendamente ed è meglio non rischiare.

(Foto di copertina © DepositPhotos.com)