Il capolavoro della delibera riscritta

Perché l'approvazione all'unanimità della delibera si biodigestore di Anagni è un capolavoro politico. E toglie dall'angolo il sindaco Natalia.

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

Per capire bene la portata di quello che è accaduto ieri al consiglio di Anagni, dal punto di vista politico, bisogna fare un passo indietro; per la precisione, tornare alla scorsa estate. Quando, sul tema del biodigestore, politicamente parlando, il sindaco di Anagni Daniele Natalia era alle corde.

La decisione di mettere la propria faccia sul biodigestore, appoggiato da lui in maniera chiara, aveva infatti provocato una fortissima reazione popolare, con comitati e manifestazioni di piazza. Colpa anche di una comunicazione del tutto assente, senza la quale chiunque aveva potuto far credere ciò che voleva, arrivando a parlare di un biodigestore che brucia i rifuti (quando in realtà non brucia assolutamente nulla ma lascia che macerino e ne aspira i gas).

Una contrarietà manifestata anche in Consiglio. Non solo dai banchi dell’opposizione, ma anche da quelli della sua maggioranza. Con diversi esponenti, come ad esempio Pierino Naretti di Forza Italia, che avevano da subito espresso la propria posizione negativa nei confronti della struttura. Ma anche altri, anche se in maniera ufficiosa, avevano più volte fatto sapere che avrebbero voluto più chiarezza, più garanzie pubbliche su come sarebbe stato l’impianto e come avrebbe funzionato.

Insomma, la prima vera crisi politica di una maggioranza che dal 2018 non aveva, di fatto, avuto nessun tipo di problema.

Il capolavoro della delibera

Daniele Natalia

Una situazione alla quale Il sindaco ha reagito riuscendo a fiutare l’aria che tirava. E decidendo quindi di cambiare posizione al volo, arrivando al no. Senza però fare, al di là di un annuncio in conferenza stampa, nessun passo concreto. Che è quello che gli avevano infatti contestato dai banchi della minoranza.

L’approvazione della delibera nel consiglio di ieri, in questo senso, cambia le cose. E le cambia di parecchio.

La scorsa settimana in consiglio era stato infatti presentato, da parte della maggioranza, un emendamento alla delibera popolare. Che, in sostanza, parlava di impegno contro ogni impianto inquinante, eliminando i nomi dei privati. Per evitare ogni controversia legale, ovviamente. Ma così, se la delibera fosse passata, non avrebbe avuto i voti della minoranza. (Leggi qui Una riunione e una votazione: ecco la strategia che nessuno ha visto).

Il vero capolavoro, in questo senso, è stato quello di far passare l’idea di una riscrittura completa della delibera di iniziativa popolare. Coinvolgendo tutte le forze, anche quelle di minoranza, per arrivare ad un testo condiviso. Che infatti, dopo una lunga discussione è stato votato all’unanimità, anche se con qualche mal di pancia (come quello di Fioramonti). 

Una mossa, tre risultati

Il bio digestore di Roccasecca

Una mossa che ha ottenuto alme tre risultati

  1. Ha ricompattato la maggioranza. Nella quale adesso gli spifferi che c’erano prima non ci sono più. 
  2. Ha silenziato l’opposizione. Che sul tema in questione, dopo il voto unanime, adesso non potrà più accusare (per un po’, almeno) il sindaco di agire in modo solitario. Ed infatti le polemiche ieri si sono concentrate su altre questioni (come il tema, importante, del parere legale sulla delibera di iniziativa popolare arrivato in ritardo), ma non sullo specifico della nuova proposta di delibera.
  3. Ha firmato una tregua con le associazioni ambientaliste (che infatti oggi descrivono la delibera come il risultato anche del loro impegno).


A questo deve aggiungersi anche il recente parere negativo dell’Ufficio Urbanistica sul biodigestore. Che, eliminando di fatto la possibile decadenza dei due consiglieri (Valeriano Tasca e Fernando Fioramonti) che avevano firmato il ricorso al Tar, elimina anche la possibilità di creare delle figure di martiri (politici) che avrebbero arroventato il clima nei prossimi mesi. 

Tatticamente, un capolavoro.