Coletta presenta ricorso sulla scia del caso Siracusa

Il sindaco di Latina Damiano Coletta annuncia che impugnerà al Consiglio di Stato la sentenza del Tar che ha disposto il voto bis in 22 sezioni. Il precedente di Siracusa. identico al caso di Latina. E lì...

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

«Tra lunedì e martedì presenterò appello al Consiglio di Stato avverso la sentenza del Tar»: ha sciolto la riserva nel pomeriggio il sindaco di Latina Damiano Coletta. Presenterà appello al Consiglio di Stato chiedendogli di riesaminare la sentenza pronunciata ieri dal Tribunale Amministrativo Regionale. Quella che ha accolto il ricorso di due candidati al Consiglio comunale non eletti nella lista civica del suo avversario di centrodestra Vincenzo Zaccheo; una sentenza che ha annullato il risultato del primo turno in 22 sezioni elettorali su 116, mandandole a rivotare.

Damiano Coletta

Non solo. Coletta ha annunciato che chiederà «la sospensione cautelare della sentenza»: in pratica chiederà al Consiglio di Stato il congelamento del verdetto, sospendendone tutti gli effetti. Questo lo lascerebbe nella carica di sindaco, lascerebbe tutto com’è stato fino a questo momento. E non toccherebbe nemmeno gli equilibri in Amministrazione Provinciale dove resterebbero i 3 consiglieri eletti dalla città di Latina.

«Mi avvarrò solo di legali non dell’Avvocatura comunale» ha specificato, precisando che il pool di legali è ancora in fase di definizione, ma saranno in parte di Roma in parte di Latina.

Il sindaco punta su un precedente preciso: quello che ha ribaltato la sentenza su un caso identico, nel Comune di di Siracusa dove il Tar aveva disposto una mini tornata elettorale bis in 9 sezioni; ma il consiglio di Stato aveva ribaltato quel verdetto e confermato la regolarità del voto.

Cosa è successo

Ventidue sezioni da mandare a rivotare, di cui 4 «casi eclatanti» secondo i giudici amministrativi che ieri hanno accolto il ricorso contro le elezioni comunali di Latina dello scorso ottobre vinte da Damiano Coletta al ballottaggio. L’analisi della sentenza ve l’abbiamo proposta ieri pochi minuti dopo la sua pubblicazioni (Leggi qui); così come i possibili scenari che ora si troverà di fronte il sindaco (Leggi qui).

Ci sono però alcuni aspetti che vanno chiariti. A partire di quattro casi che hanno contribuito a determinare la decisione del Tar: quelli della sezione 40, la 73, la 95 e la 103. È utile leggerli per confrontarli con il precedente citato ieri dal sindaco.

Vincenzo Zaccheo

Magari si può facilmente essere portati a pensare che nelle 33 sezioni contestate nel ricorso presentato dai candidati di Vincenzo Zaccheo accolto dal Tar, al primo turno avesse vinto Damiano Coletta. Non è così. Anzi.

È bene ricordare infatti che nel primo turno delle elezioni amministrative di Latina, quello annullato dal Tar in 22 sezioni, aveva quasi ovunque vinto il candidato del centrodestra unito Zaccheo. Ma nonostante questo, aveva mancato l’elezione diretta al primo turno per 1.071 voti, non colmando il distacco verso il 50%+1 delle preferenze.

Il dettaglio delle sezioni

Il dettaglio delle 22 sezioni in cui i giudici del Tar hanno annullato il risultato lo abbiamo proposto ieri. Rileggiamo però il risultato alla luce di quello che era accaduto al primo turno ora da ripetere. (Leggi qui)

La 24 è una sezione di piazza Aldo Moro: qui Zaccheo ha ottenuto 238 voti e Coletta 165. La 40 è una sezione dell’istituto Einaudi, una delle poche dove ha vinto Coletta, con 242 voti rispetto ai 223 di Zaccheo, ed è uno dei «casi eclatanti»: qui infatti secondo i giudici amministrativi «non risulta il numero delle schede firmate dagli scrutatori e bollate prima delle operazioni di voto, ma solo il numero delle schede autenticate successivamente nel corso delle operazioni di voto (6+1), per cui è impossibile verificare la corrispondenza con le complessive n. 701 schede autenticate, utilizzate e no, rinvenute dalla Prefettura».

Sempre all’Einaudi è la 44, dove Zaccheo ottiene 239 voti e Coletta 227. Nella 60 (Borgo Isonzo), Zaccheo aveva 344 voti e Coletta 251; nella 64 (Borgo San Michele) Zaccheo 247 e Coletta 179; nella 68 (Chiesuola) Zaccheo 286 voti e Coletta 127; nella 69 (Chiesuola) Zaccheo 326 e Coletta 143.

Il curioso caso dell’Icot

Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica

Curioso è il caso della sezione 73, perché è una di quelle speciali, ovvero ospedaliere o carcerarie: nella fattispecie, è quella dell’Icot, dove Zaccheo ha ottenuto 13 voti e Coletta 10. Curioso, non solo per l’esiguo numero di votanti, ovviamente, ma anche perché è uno di quei casi in cui gli elettori possono cambiare, dato che si tratta anche di pazienti. Ed è particolare perché, delle 22 sezioni che si mandano a rivotare, la 73 è una delle quattro che i giudici amministrativi definiscono «casi eclatanti»: qui infatti «le schede firmate dagli scrutatori e bollate dal presidente sono 149. Le schede autenticate nel corso della votazione sono 24. Le schede autenticate utilizzate e no rinvenute dalla Prefettura sono 149. Mancano al conteggio 24 schede autenticate».

Nella 75 (scuola media di Latina Scalo) Zaccheo ottiene 324 voti e Coletta 227. Nella 76 (stessa ubicazione) c’è parità assoluta: 287 voti a testa per entrambi. Nella 81 (scuola media di Borgo Podgora) 371 voti per Zaccheo e 236 per Coletta; nella 83 (Scuola Elementare di via Fossetto a Borgo Montello) 332 per Zaccheo e 101 per Coletta;

nella 85 (Scuola Elementare di Borgo Bainsizza), 454 per Zaccheo e 194 per Coletta; nella 86 (Scuola Elementare di Borgo Santa Maria), 353 per Zaccheo e 153 per Coletta; nella 94 (Scuola Materna Largo Cimarosa) 263 per Coletta e 236 per Zaccheo.

I numeri sballati

Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica

La 95 (Scuola Media via De Chirico) dove aveva vinto Coletta con 275 voti contro i 181 di Zaccheo, è un altro dei «casi eclatanti». Qui «le schede firmate dagli scrutatori e bollate dal presidente sono 460. Nel corso delle operazioni sono state autenticate ulteriori n. 2 schede. Inspiegabilmente la somma delle schede autenticate, utilizzate e no, rinvenute dalla Prefettura è di 859. Il numero dei votanti a verbale è di 596».

Nella 98 (Scuola Media di via Cilea) Zaccheo aveva ottenuto 261 voti e Coletta 193; nella 103 (Scuola Media di via Botticelli) ultimo dei «casi eclatanti». Qui i giudici rilevano che «Le schede firmate dagli scrutatori e bollate dal presidente sono 494. Nel corso delle operazioni sono state autenticate ulteriori n. 5 schede. Le schede autenticate, utilizzate e no, rinvenute dalla Prefettura sono 590, n. 91 in più di quelle risultanti autenticate a verbale») Coletta ha ottenuto 264 voti contro i 230 di Zaccheo;

nella 106 (Scuola Elementare di Borgo Piave), Zaccheo ne ha 307 e Coletta 129; nella 107 (Scuola Collodi a Borgo Isonzo) Zaccheo 176 e Coletta 79; nella 109 (Scuola Media di Latina Scalo) Zaccheo ne conta 285 e Coletta 227; nella 110 (Scuola Media di Borgo Sabotino) infine Zaccheo 370 e Coletta 131.

Non è una questione di quantità

Foto Sara Minelli © Imagoeconomica

Secondo i giudici «non risulta soddisfatto il requisito della corrispondenza, tra le schede autenticate, quelle utilizzate per il voto e quelle non utilizzate» in 22 sezioni.

Ma i giudici amministrativi non ne fanno una questione tanto quantitativa, quanto qualitativa. E soprattutto di principio: ovvero, secondo il Tar, «Il fenomeno deve essere valutato di rilevanza tale da incidere potenzialmente sul corretto risultato del primo turno elettorale, a seguito del quale il candidato Sindaco Zaccheo non ha raggiunto la quota del 50% dei voti più uno, per uno scarto di circa 1071 voti».

Per quale motivo è rilevante e può avere inciso? «È evidente – scrivono i giudici amministrativi – che dietro l’apparente minimo scarto (tranne i casi eclatanti delle sezioni 40, 73, 95 e 103) tra il numero delle schede autenticate come risultante dai verbali delle Sezioni sopra citate, e quello delle schede autenticate adoperate effettivamente dagli elettori e di quelle non utilizzate, effettivamente rinvenute dalla Prefettura, può nascondersi il fenomeno della cosiddetta scheda ballerina».

Il trucco è banale ma efficace. Si fa dal seggio una scheda vidimata e non votata, sulla quale viene poi scritto il nome del candidato; a quel punto si consegnata all’elettore che, entrando nel seggio, ritira la scheda bianca assegnatagli e deposita nell’urna la scheda già votata che gli è stata passata prima di entrare. In questo modo è possibile essere certi che il voto sia andato dove lo si voleva pilotare.

Per queste motivazioni, il ricorso è stato accolto e le elezioni annullate, con 22 sezioni che dovranno rivotare.

Il caso di Siracusa

Francesco Italia

Già nella conferenza stampa di ieri sera Damiano Coletta ha spiegato che i suoi avvocati stavano valutondo il ricorso sulla base di un precedente ben chiaro. È quello delle elezioni Comunali 2018 a Siracusa. Alle urne le aveva vinte il sindaco Francesco Italia, la cui elezione però era stata annullata dal Tar di Catania, disponendo la ripetizione del voto in 9 sezioni.  I giudici di Appello invece hanno dato ragione al primo cittadino confermandolo in carica.

E non solo, il Consiglio di Stato siciliano, in attesa della decisione nel merito, aveva anche sospeso l’esecuzione della sentenza del Tar rimettendo subito Francesco Italia nella sua carica. Lo aveva fatto appena poche ore dopo che la Regione aveva inviato a Siracusa un commissario in sostituzione del sindaco.

Anche a Siracusa il Tar aveva disposto la ripetizione del voto sulla base del rischio della scheda ballerina. Ma nelle 44 pagine di motivazione della sentenza d’appello pronunciata a Palermo si mette in chiaro che una cosa è il rischio ed una cosa è l’alterazione vera e propria del voto. Scrivono a Palermo che “l’alterazione della volontà popolare avrebbe costituito una  mera ipotesi strumentalmente formulata, ma non suffragata da alcun elemento sostanziale e concreto”.

Di più ancora. Palermo sostiene che il vero errore lo avrebbe commesso il Tar pronunciandosi su quella che era soltanto un’ipotesi. “Il Tar  avrebbe dovuto appurare, ma non lo ha fatto, che l’azione – si legge nella sentenza –  del ricorrente  “era sostanzialmente una mera speculazione sul supposto rischio della cosiddetta “scheda ballerina”, evocato in termini soltanto probabilistici e ipotetici.

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