Il cavallo di Gattino, la Resistenza che non è mai resa

Il 25 aprile spiegato attraverso la storia di un bimbo chiamato 'Gattino'. E di un cavallo. Sul quale fece la sua Resistenza sui i monti tra le province di Frosinone e Latina. Un bambino, un cavallo, un'altra guerra: che ci spiegano molto di oggi

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Sono tempi di nuovo bui, gli orchi sono tornati con divise diverse ma sono tornati. E con loro anche i lacchè dei nuovi mostri tanto simili alla viltà di quelli degli altri mostri.

Inutile parlare di eroi, di episodi della storia con la S maiuscola: questo non è un articolo scientifico, ma un ricordo con dentro la cultura della mia gente. Gente pacifica, buona, forse “cazzaccia” (che pare umile), ma che “pe lo giusto se fa accide” (frase di Cesare Chiominto, il Dante dei Lepini). Gente che la prepotenza non è mai passata perché non ci siamo mai arresi e mai ci arrenderemo.

Gente fatta a forma di gente. E il 25 aprile mette sul bavero un garofano rosso. 

LA STORIA 

Antonio ‘Gattino’ Grassucci

Mio padre in paese lo chiamavano “Gattino“, il mio paese è Sezze. Un po’ perché tutta la mia famiglia aveva un nome di gatto, un po’ per i suoi occhi di quell’azzurro che hanno solo alcuni gatti, cosi forte da lasciare senza fiato. Un gatto. E come i gatti forestico alle regole, ma capace di parlare in canto agli animali.

Era tempo di guerra, tempi duri per uomini e bestie. Lui aveva poco più di 13 anni: che a dirli oggi son pochi ma allora… Si diventa uomini presto in guerra, con la guerra accanto. Mio padre era rimasto solo a casa, nonno Lidano (si chiamava come me e di lui sono copia fedele in anarchia e in testardaggine) era scappato, non voleva andare con i tedeschi.

Uomini senza padrone sono gli uomini della mia gente, come lupi ai cani erano rispetto all’umano. Il più bel cavallo di nonno era rimasto in stalla, un mezzosangue che solo a vederlo faceva paura, fiero, occhi grandi, non cattivo ma capo. Uno stallone fiero. Il nome non lo ricordo, ma quello che fece papà sì.

Gattino non poteva tollerare che il miglior cavallo del paese finisse bistecca per i tedeschi, i crucchi lo avevano già visto e già pensavano alla fame che avrebbe sedato quel cavallo. La decisione venne da sola come sempre nei ragazzi, che nonna non c’era e nessuno poteva fermarlo. Salì sul cavallo senza sella (i butteri erano capaci di cose che solo gli indiani d’America sanno fare, a pelo cavalcava) e via, sulle montagne a salvare se stesso, il cavallo e la dignità di continuare a non aver padroni.

GATTINO CHE PARLAVA CON IL CAVALLO

Pattuglia tedesca in Italia

Papà parlava col cavallo, che era orgoglioso quanto lui. Un cavallo dal pelo lucidissimo, vanto di corse che nessuno sulle mie colline gli stava dietro. Un cavallo nato per correre tra le ginestre, per saltare i sassi, per fuggire al brutto e alla morte come solo i cavalli sanno fare.

La pattuglia tedesca li intercettò, cavallo e cavaliere, molto lontano dalle ultime case del paese. Un bambino, o poco più, e un cavallo. Urlavano i soldati. Gattino sentiva la morte vicina ma il mulo, e non il cavallo, sono meno testardi della mia gente e lui non era di quella risma. Un muso su di un cavallo. La paura gioca scherzi brutti, ma l’orgoglio può di più.

Un bambino contro il destino. Il soldato tedesco imbraccia il fucile e tira preciso. Il cavallo corre più forte per la paura che sente. Forse è vero che esiste una Madre di tutti i tribolati, un Padre pieno di misericordia. Il proiettile scavò la guancia di Gattino come un solco, come un canale e “fuggì” via oltre la testa. Sangue tanto, paura di più, ma correvano lui e il cavallo. Gli altri colpi andarono per eco e fuori bersaglio.

LA RESISTENZA

(Foto: Stefano Strani)

Gattino e il suo cavallo fecero questa piccola, inconsapevole resistenza. Amava i cavalli mio padre, riamato, amava la libertà e questo è amore più difficile. Papà ha conservato per la vita la sua medaglia, quella ferita da fuoco nemico sul viso. Orgoglioso raccontava di lui che cavalcava a pelo, della beffa ai tedeschi e di quel cavallo che era come lui, nato libero.

Perché i gatti ed i cavalli possono anche stare con gli uomini, ma restano loro senza padroni. Nessun uomo di questa terra baratta dignità per vita, questa è l’anima della Resistenza.

Buon 25 aprile ai liberi e i dittatori vanno schiacciati.