Il centrodestra ed i canoni per il mercato: se si trova una sentenza…

Una sentenza del 2020 rischia di mettere in discussione la stabilità del Bilancio. L'opposizione ne è sicura. Ma dagli uffici Comunali assicurano: sentenza ormai superata

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

La sentenza è stata emessa dal Tribunale Amministrativo Regionale nel 2020 ma l’opposizione di centrodestra se ne accorge adesso e la porta in aula. Anche se, a onor del vero, la sentenza è stata anche successivamente reiterata. Il tema è quello dei canoni del mercato annonario, nella sede di via Don Minzoni, versato dagli operatori al Comune di Latina.

Quel canone, nel quadro di un riordino di un’allora giungla di finanze comunali, lo ha stabilito con delibera dal commissario straordinario Giacomo Barbato nel 2016. Poi fu nuovamente rideterminato dalla successiva amministrazione di Damiano Coletta sulla base di una perizia di stima degli uffici Attività Produttive del Comune.

La relazione ed il ricoso

Foto Sara Minelli © Imagoeconomica

Una relazione che aveva stabilito i canoni per box e posteggi dei diversi mercati della città: l’annonario in via Don Minzoni (tuttora sede temporanea in attesa che sia ristrutturata quella storica di viale Don Morosini) ed i vari banchi sparsi in via Aspromonte, o in via Grassi.

E proprio un’operatrice di via Aspromonte, fino al 2015 anche titolare di uno dei chioschi a mare del lato B, ricevuta una cartella di alcune migliaia di euro, propose ricorso al Tar: quella stima, basata sui criteri dell’Osservatorio del mercato immobiliare, non sarebbe stata corretta. Il canone sarebbe stato calcolato per un immobile in stato “ottimo”, mentre quello della sua struttura sarebbe stato solo “buono”; né i parametri di redditività media sarebbero stati indicati e resi disponibili.

Il Tar, nel giugno 2020, le dà ragione. I giudici amministrativi affermarono due anni fa che «non può non rilevarsi una evidente contraddizione nell’azione del Comune di Latina. Da un lato, ha unilateralmente accertato lo stato di conservazione del bene qualificandolo come “buono”; dall’altro, ha nondimeno ritenuto di applicare, senza particolari giustificazioni, una rivalutazione del canone. Il tutto sulla base del diverso stato di conservazione “ottimo” e “buono”, tenuto conto del differente valore che a tali aggettivi è attribuito nel sistema di rilevazione gestito dall’Osservatorio sul mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate».

«A quei valori gli uffici municipale hanno espressamente fatto riferimento. Tale constatazione rende irrimediabilmente viziato l’operato dell’Amministrazione, con susseguente annullamento, sotto tale profilo, del provvedimento impugnato».

I dubbi sul bilancio

Il Tar quindi annullò la delibera del 2019 con cui i canoni erano stabiliti. Fin qui, gli atti del tribunale del 2020. Successivamente, a quella sentenza altri operatori si accodarono.

A due anni di distanza, il caso arriva oggi in commissione Attività Produttive, con l’ex sindaco Vincenzo Zaccheo che tuona: «Se il Bilancio di previsione include anche queste entrate dei canoni, è falso; qui si rischia il danno erariale, qui si rischiano contenziosi».

Per l’opposizione e in particolare per il presidente della commissione Mario Faticoni e per il gruppo consiliare, suo e di Zaccheo, Latina nel Cuore, non c’è che una soluzione: i canoni devono essere rivisti.

Ma il tema è ridimensionato dai funzionari degli uffici: a partire dal 31 dicembre 2020 infatti i canoni non sono più tali, ora c’è il canone unico patrimoniale. E gli operatori ora versano quello. Ovvero: quei canoni oggetto di perizia non sono più attualmente richiesti. Per il periodo precedente, si sta operando.