Il ‘responsabile’ Vitali accusa Tajani: “Mi ha preso a calci”

Il senatore passa con gli Europeisti. Ma poi ci ripensa dopo una telefonata di Berlusconi e Salvini. Intanto accusa Antonio Tajani: “Mi ha preso a calci in bocca". Politicamente, s'intende. Il che riaccende gli animi negli azzurri provinciali. Alle prese con una nuova emorragia

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

L’undicesimo uomo si chiama Luigi Vitali, è un senatore della Repubblica e fino a ieri faceva parte del Gruppo di Forza Italia. È lui l’elemento in più grazie al quale scatta il numero minimo di senatori per poter costituire il gruppo degli Europeisti: la stampella che sarà un fondamentale punto d’appoggio per il prossimo governo. Salvo poi ripensarci. E fare marcia indietro dopo poche ore.

La scelta nazionale di Vitali, in ogni caso, è un cerino acceso sul lago di benzina pronto ad incendiarsi sul territorio della provincia di Frosinone. Perché?

Prima azzurro, poi cambia(mo)

Luigi Vitali (Foto: Rocco Pettini / Imagoeconomica)

Sessantacinque anni, Vitali è stato anche Coordinatore di Forza Italia in Puglia. Aveva lasciato il Partito insieme all’ex presidente del Consiglio Regionale del Lazio Mario Abbruzzese, all’assessore regionale Pasquale Ciacciarelli, al capogruppo azzurro alla Pisana Antonello Aurigemma, all’ex vice presidente d’Aula Adriano Palozzi. Come loro, nel giugno del 2019 aveva aderito a Cambiamo il movimento politico del governatore della Liguria Giovanni Toti. Un’adesione – rivela ora l’ex delfino di Berlusconi – che non è mai stata formalizzata: «I nostri senatori sono tre. Non ne abbiamo ancora abbastanza per prestarli al gruppo di Forza Italia».

Luigi Vitali invece conferma la sua adesione ai “Responsabiliche si sono costituiti ufficialmente ieri mattina. «Confermo che aderisco alla nuova formazione parlamentare».

Ma no al Conte Ter

Aderisce ma non appoggia il Conte Ter. Com’è possibile?. A convincerlo pare che siano state due telefonate: una con Silvio Berlusconi ed una con Matteo Salvini.

Giuseppe Conte

Ammette il senatore «Nelle scorse ore ho avuto modo di interloquire con il Presidente del Consiglio Conte sottoponendogli l’urgenza e l’importanza per il Paese di una riforma complessiva della Giustizia dichiarando il mio appoggio ad un ritorno allo stato di diritto e di garanzie nel processo». Un passo avanti.

Poi i due indietro. «È inaccettabile -aggiunge- pensare che in un Paese civile siano stati aboliti i termini della prescrizione quando i processi hanno una media di durata al di la’ di tutti gli standard europei. Questo ragionamento condiviso con Conte– conclude- era nel solco di quanto gia’ dichiarato dal Presidente Berlusconi sull’apertura ad un Governo Istituzionale e a quanto dichiarato dal segretario Matteo Salvini circa la volontà di parlare con chiunque a patto che fossero messi al centro i contenuti di una piattaforma di Governo che prevedesse tra gli altri una riforma della Giustizia e Fiscale».

Ma insomma: con chi sta? «Ribadisco dunque nessun appoggio politico al Conte Ter».

Calci in bocca da Tajani

Cosa infiamma il territorio? La dichiarazione con cui il senatore chiarisce dove è stato dal 2019 in poi: è uscito per andare da Cambiamo, Giovanni Toti però non lo ha tra gli iscritti. Dove stava? «Io sono uscito da Forza Italia nel 2019. Nessun tradimento. Sono stato maltrattato e preso a calci in bocca da Tajani». Lo ha riportato l’agenzia Askanews. Che aggiunge «Sono rimasto nel gruppo perché la Bernini con la quale ho rapporti di amicizia e simpatia mi ha voluto ospitare».

È quel riferimento duro al vice presidente Antonio Tajani a colpire. Arriva in un momento nel quale la polemica è accesa. Nelle ore scorse il sindaco di Pontecorvo Anselmo Rotondo ha lasciato dopo 25 anni di militanza Forza Italia, negli stessi minuti faceva lo stesso il consigliere comunale di Arpino Mauro Iafrate. La Lega venerdì annuncia l’adesione di quest’ultimo, tutti scommettono che anche Rotondo si farà una passeggiata a Cassino ma senza aderire. Per ora. (Leggi qui L’addio gelido di Rotondo a Forza Italia dopo 25 anni).

Da sx, Gianluca Quadrini, Antonio Tajani e Claudio Fazzone

Entrambi, fino alla fine hanno fatto riferimento politico al capogruppo in Provincia Gianluca Quadrini che è rimasto uno degli ultimi riferimenti per Antonio Tajani sul suo territorio d’origine. «Non capisco davvero perché si continui a fare finta di nulla» è stato il commento di Quadrini.

Emorragia azzurra

Quadrini ed i suoi aspettavano un intervento di Antonio Tajani sul territorio. Chiedevano un Congresso, un riordino delle cariche politiche all’interno del Coordinamento. Nulla.

Il Partito in poco più di un anno, nella sola provincia di Frosinone, ha perso un ex presidente del Consiglio Regionale, un consigliere regionale, un ex bi deputato e presidente della Provincia, due sindaci, svariati consiglieri ed assessori. Lo scontro a distanza per la provincia di Frosinone tra Antonio Tajani ed il coordinatore regionale Claudio Fazzone è stato un ulteriore segnale di divisione: che tutto è tranne un motivo di attrazione politica.

Forse è proprio questo che Luigi Vitali intende quando dice di essere stato preso a calci in bocca da Antonio Tajani.

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