Il compagno Grillo e quella tessera del Pd negata dieci anni fa

Foto © Raffaele Verderese / Imagoeconomica

Nel 2009 ad Arzachena la domanda di iscrizione al Partito Democratico fu respinta. Da allora è cambiato tutto e l’ascesa dei Cinque Stelle è stata irresistibile. Oggi quel cerchio si chiude con un’alleanza che guarda all’Europa e al futuro.

Era il 13 luglio 2009, più di dieci anni fa. E il quotidiano La Repubblica scriveva: “Il Pd dice no a Beppe Grillo. Niente tessera e niente primarie. Il comico si è visto rifiutare l’iscrizione al circolo dei democratici di Arzachena. “Lo Statuto e il regolamento impediscono l’iscrizione, per questo è stata avviata la procedura di restituzione degli euro versati”, comunica la Commissione regionale di garanzia della Sardegna. Ma Grillo non si scoraggia: “Noi andiamo avanti. Il Pd sardo ha respinto la richiesta? Vorrà dire che la ripresenterò in continente. Peraltro la tessera praticamente ce l’ho già, ho pure pagato ben 16 euro…”. 

Beppe Grillo

La storia è fatta di grandi rifiuti e di forti reazioni. Chissà, se Beppe Grillo fosse stato iscritto al Pd se il Movimento Cinque Stelle avrebbe raggiunto mai certe vette. In ogni caso l’episodio dimostra che il punto di sintesi di oggi nasce da lontano. Perché Beppe Grillo all’inizio voleva la tessera dei Democrat, voleva cambiare il Partito, voleva quel tipo di collocazione. Tutto quello che è venuto dopo altro non è stato che il raccogliere i frutti di un impegno civile prima che politico. Grillo ha denunciato enormi scandali della politica, ha organizzato il Vaffa Day, ha messo in piazza l’elenco dei parlamentari condannati. Insomma, ha demolito un sistema nel quale i Cinque Stelle si sono poi infilati.

Di odio e amore il suo rapporto con il Pd. Dallo streaming con Pierluigi Bersani a quello tesissimo con Matteo Renzi. Il quale Renzi ieri ha detto, proprio con riferimento a Grillo, che un orologio rotto segna comunque l’ora esatta per due volte al giorno.

La realtà politica però è un’altra. La priorità del Pd è stata quella di fermare l’avanzata di Matteo Salvini, soprattutto nella prospettiva della prossima elezione del presidente della Repubblica. Mentre la pattuglia parlamentare dei Cinque Stelle era preoccupata soprattutto di evitare le elezioni anticipate.

Beppe Grillo e Davide Casaleggio © Imagoeconomica

Con i sondaggi che circolavano all’inizio della crisi, era complicato pensare di rivolgersi agli italiani senza correre il rischio di essere pesantemente ridimensionati. Poi però Beppe Grillo ha capovolto il punto di vista, appellandosi proprio ai Democrat. Perché ha capito che la partita è europea e vede da una parte i sovranisti e dall’altra un’area progressista decisa a controllare e gestire i fenomeni migratori e quelli economici. E’ stata questa intuizione a sbloccare definitivamente la situazione, determinando poi la valanga di sì su Rousseau. Chissà, se dieci anni fa gli avessero fatto la tessera del Pd, oggi la storia sarebbe stata diversa…