Il Conte Pep si smarca dagli ingombranti vicepremier e strizza l’occhio al Quirinale

Foto: © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Il presidente del Consiglio potrebbe guidare un esecutivo di unità nazionale. Sul Tav e sul caso Russia ha allargato il solco con Lega e Cinque Stelle. C’è da convincere il Pd, soprattutto Renzi. Ma si può fare. E se Roberto Fico gli dà una mano…

Giuseppe Conte si sta smarcando dai due ingombranti vicepremier, magari per accreditarsi come possibile primo ministro di garanzia nel caso il Governo pentastellato dovesse cadere.

Basta analizzare i fatti. Prima dà il via libera al Tav, gettando nel panico il Movimento Cinque Stelle e spiazzando il leader della Lega Matteo Salvini.
Poi, in Senato, dice che Savoini faceva parte della delegazione di Salvini, ma che non aveva alcuna autorizzazione da parte del Governo. Mettendo in difficoltà il ministro dell’Interno, mentre i pentastellati non erano in aula. Negli stessi minuti Nicola Zingaretti, segretario nazionale del Pd, annunciava una mozione di sfiducia nei confronti di Salvini, recependo con qualche giorno di ritardo il suggerimento di Matteo Renzi.

Possono smentire quanto vogliono, ma lo scenario possibile è che, nel caso di crisi di governo, il Capo dello Stato possa affidare a Giuseppe Conte il compito di trovare una maggioranza. L’ala di Roberto Fico potrebbe posizionare i Cinque Stelle su questo fronte e a quel punto Luigi Di Maio sarebbe in difficoltà. Se non si accodasse spaccherebbe i pentastellati.

Resta lo scoglio di convincere l’ala renziana del Pd ad una collaborazione per un esecutivo di unità nazionale. Obiettivo al quale Nicola Zingaretti potrebbe puntare perché intanto incasserebbe il risultato del fallimento pentaleghista. Matteo Renzi è contrario, ma le formule di stampo democristiano potrebbero convincerlo. Tipo: il Governo della non sfiducia.

Poi ci sono i parlamentari di Forza Italia, specialmente quelli di fede berlusconiana. Perché Silvio Berlusconi dovrebbe fare un favore a Matteo Salvini? Non c’è motivo infatti. E’ per questo che il leader leghista è sospettoso e ansioso in questo momento. Mentre Luigi Di Maio è nel bunker con i fedelissimi. Sempre di meno. La subordinata è quella delle elezioni anticipate, che però non piacciono al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e all’Unione Europea.

La leva da azionare nei confronti del Pd sarebbe questa. Mentre nei Cinque Stelle a quel punto si misurerebbero le capacità di leadership di Roberto Fico.

Giuseppe Conte sta giocando le sue carte.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright