Il cranio di San Tommaso e il ratto dei francesi

Due teschi di San Tommaso. Dopo quello di Priverno ora i domenicani a Tolosa dicono di averne trovato un altro

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Il gesto più gentile che qualcuno possa fare a un’altra persona è di guidarla dall’errore alla verità. (San Tomaso d’Aquino).

San Tommaso cercava Dio. Per farlo ci vuole, di certo, una gran testa ma non certo due.

Tommaso nasce nel 1255 nei feudi dei conti d’Aquino in quella che oggi è Roccasecca, si forma alla scuola dei benedettini nella vicina Montecassino e poi frequenta l’università di Napoli. Dicono sia stato qui che venne a contatto con gli scritti di Aristotele: al tempo non ne è permessa la lettura agli ecclesiastici. Indossa l’abito domenicano, con il quale raggiunge Parigi per perfezionare gli studi. Poi a Colonia dove entra in contatto con l’aristotelismo medievale rimanendone affascinato. Tralasciando tutti gli aspetti teologici e rimanendo a quelli didascalici: muore a Priverno ma…

Il bisogno di vedere Dio

Era tempo di reliquie e in quel tempo non avevano solo bisogno di sentire Dio ma più ancora avevano bisogno di vedere Dio. Era tempo dove si vendevano le penne delle ali dell’Arcangelo Gabriele: di galline ne furono spennate tante, tante da fare dell’ala dell’Arcangelo non un volo ma il manto della pista di un aeroporto.

Ora spunta a Tolosa in quel di Francia, la testa di San Tommaso: dice che se l’erano dimenticata. Così, avevano perso la testa come fanno gli innamorati all’amore. Stava in un reliquiario che ora avrebbero “casualmente” ritrovato. Lo assicura Fratel Philippe Marie Margelidon, direttore della Rivista Tomista. Che è anche presidente dell’Associazione per il Centenario di Tommaso d’Aquino. Che colpo di fortuna Fratel Philippe Marie: proprio nell’occasione del triplice giubileo per i 700 anni della canonizzazione, i 750 dalla morte, gli 800 anni della nascita.

E da Tolosa chiamano la stampa e ganno l’annuncio.

Ma come? La testa sta, ricordata, a Priverno da sempre. Da noi si dice “non te su perso i capo Ca i ti attaccato agli coglio”. E ti pare che San Tommaso semini capocce pe’ l’Europa? Ora dire che una delle più grandi menti dell’umanità abbia perso la testa no, non si può.

La furbizia dei francesi

Le reliquie di San Tommaso d’Aquino sotto l’altare maggiore nella chiesa dei domenicani a Tolosa

I francesi seppur frati (e frati dominicani) barano. Da sempre… Sono un poco sboroni, spacconi, e per loro tutto ciò che ha un peso è francese: addirittura volevano il monopolio della ragione, come se pensassero in esclusiva.

 L’odore di furbata misto a quello dell’incenso è forte. Perché dal venerando giorno del 1369 nessuno mai ha visto quel teschio. Mai esposto alla venerazione dei fedeli. Mentre noi il capoccione nostro lo teniamo da sempre visibile nella Cattedrale di Priverno: dentro al reliquiario d’argento e vetro che portiamo in processione la sera della vigilia del Patrono il 6 marzo.

Poi, va bene, ragiono come si faceva al liceo in matematica: ragiono per assurdo. Se la seconda testa di San Tommaso sta a Tolosa, io faccio come Vincenzo Peruggia, l’italiano che all’inizio del secolo scorso decise di vendicare la presenza della Gioconda a Parigi, la rubò e riportò in Patria riparando il torto all’Italia. Solo che la Francia non l’aveva rubata la Gioconda ma Leonardo l’aveva venduta: sta a guardà al pelo. Comunque Vincenzo era italiano di cuore e per un poco sentì di aver riparato un torto.

La stupidità dei contemporanei

La trasmissione di TV2000 che si occupo’ di un caso precedente

Come ricorda il nostro Fernando Riccardi quelle colonne di questo giornale, il corpo è oggetto di un’accanita disputa fra il conte Onorato Gaetani di Fondi e il signore di Priverno. Tra loro non correva buon sangue. A un certo momento, complice l’abate di Fossanova, il corpo di San Tommaso viene portato a Fondi. E ne scaturisce una violenta lite sulla quale è chiamato a pronunciarsi il pontefice Urbano V che per non fare offesa a nessuno assegna le reliquie di San Tommaso ai domenicani di Tolosa. (Leggi qui: Non c’è pace per le ossa di San Tommaso).

Eccola, sta tutta qui la stupidità del nostro tempo. Si litiga e si disputa su una costola, una mano, una mandibola. Ma non ci si concentra nemmeno un po’ sul vero tesoro inestimabile di Sam Tommaso d’Aquino: il suo pensiero, i suoi studi, la Summa Theologica scritta fondamentalmente per insegnare la religione cristiana, con metodo, agli studenti di teologia. L’opera viene iniziata a Roma nel 1267 ed il santo nato nelle nostre terre vi si concentra con ogni forza per i sette anni successivi, interrotto solo dal sopraggiungere della morte.

Si dirà, per chi crede, che la reliquia è miracolosa. Senza voler essere blasfemi: non s’è mai visto uno che abbia appoggiato la mano su un osso di San Tommaso e sia diventato dotto come lui: ma se ne sono visti a centinaia che abbiano preso in mano i suoi studi e diventare il fior fiore dei poensatori cattolici del loro tempo.

Facciamo come Peruggia

L’abazia di Fossanova

Ecco la capoccia di San Tommaso sta a Priverno. Ma se sta a Tolosa c’è la iamo a ritolle, come fece il Peruggia con la Gioconda. E se ci fai incaz… ci tollemo puro Napoleone che era di Ajaccio, corso e italiano. Nu pe lo giusto ci facemo accide.

Ma quante capocce teneva San Tommaso? La risposta c’è ed è poco anatomica ma abbastanza teologica: teneva una capoccia che faceva pe’ tre. Da queste parti siamo certi che sta a Piperno e da queste parti siamo talmente attaccati alle cose nostre, finanche i Santi, che se non ci sta ce la riportamo la mettemo affianco a quella che tenemo, ca mica ci facemo guardà in faccia. Two is megli che uan come il Maxibon.