Il deserto a due passi da casa

Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Il Po è in secca. Qui è questione di tempo.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Immaginate un fiume. Grande. Il più grande in Italia: il Po (per chi era assente alla lezione di Geografia). Talmente grande ed importante da avere costruito intorno a se più di un’economia: industria dei trasporti via fiume, pesca, fabbriche, cartiere, irrigazione per l’agricoltura.

Un fiume è l’anima di un territorio. Pensate al Nilo in Egitto, con le sue piene e la capacità di portare nuovi raccolti. Oppure il Hwang Ho, il Fiume Giallo: è il principale fiume della Cina settentrionale, chiamato la culla della civiltà cinese con i suoi 5464 km di lunghezza.

I fiumi portano l’acqua delle sorgenti dalla montagna, raccolgono la pioggia dai terreni, assicurano quel ciclo fondamentale che ha reso azzurro il nostro pianeta e consentito la vita a noi stessi.

Foto: Carlo Carino © Imagoeconomica

Immaginatevelo asciutto: il letto di un fiume senza acqua, con i pesci che muoiono, l’economia che inaridisce. 

Però non immaginatelo in estate, quando fa caldo. Immaginatelo così adesso, in pieno febbraio. Perché oggi il Po, il più grande fiume italiano, è in secca: non piove da due mesi, la portata è inferiore di un terzo. Non accadeva da trent’anni. Mai in questo periodo. Oggi l’autorità distrettuale ha detto che è crisi ambientale per Piemonte, Lombardia e Veneto.

Il Po sta in Piemonte. Qui è solo questione di tempo. È proprio quello che non abbiamo quasi più.

Senza Ricevuta di Ritorno.