Il doppio binario M5S ed il semaforo rosso di D’Amato

Il doppio binario del M5S: in Lombardia valuta il patto con il Pd e nel Lazio lo evita come la peste. D'Amato non vuole perdere altro tempo. Con lui Psi e Demos. Fassina: "Non sarò il candidato di Conte”

Discorso chiuso: Alessio D’Amato non intende perdere altro tempo, né per convincere né per aspettare il Movimento 5 Stelle. «Cinque anni fa abbiamo vinto senza di loro, come cinque anni fa dobbiamo solo raccontare ai cittadini cosa abbiamo fatto. E come abbiamo migliorato la loro vita quotidiana». Molla il freno: per lui il percorso è delineato: «Non ci facciamo logorare. Dalla prossima settimana verrà chiuso l’accordo con le forze del centrosinistra e il perimetro programmatico della coalizione. E poi si parte».

Pragmatico. A convincere Alessio D’Amato che non ci sia da attendere sono state le parole pronunciate da Giuseppe Conte nelle ore scorse. Il capo politico del M5S ha detto l’esatto contrario di quanto sostenuto nei giorni scorsi: «Il Movimento è pronto a mettere in campo una proposta seria e solida a misura dei cittadini per migliorare la loro qualità di vita. Ed è pronto a elaborare e confrontarsi per questa finalità con altre forze politiche e sociali. Ma senza la disponibilità a compromessi al ribasso».

Una dichiarazione che però è valida solo per la Lombardia. Non per il Lazio.

Il doppio binario dei 5 Stelle

Alessio D’Amato (Foto © Imagoeconomica / Alvaro Padilla)

Nei fatti è la scelta di un doppio binario sul quale avviare le alleanze del M5S. Giustificato con il fatto che nel Lazio c’è il tema insormontabile del termovalorizzatore; e c’è quello divisivo di un candidato già scelto con i centristi, mentre Conte vuole partire dal programma. «Il nostro atteggiamento non cambia, è sempre lo stesso, lineare e coerente: vengono prima i programmi, prima le priorità politiche e poi discuteremo sui candidati che potranno esserne i migliori interpreti» sostiene Conte.

Dalle file di Alessio D’Amato non vogliono più perdere tempo: buona parte del programma era già stato abbozzato la scorsa estate prima che la crisi di Governo mandasse tutto all’aria, compreso il rapporto con il 5S che avevano scritto a quattro mani quel documento. Sul termovalorizzatore, la regione Lazio è stata spogliata di ogni competenza proprio perché aveva varato una legge con cui dire no a nuovi impianti di quel tipo; tutti i poteri sono stati assegnati dal Governo al sindaco di Roma.

Allora perché Giuseppe Conte in Lombardia si avvicina al Pd e nel Lazio lo evita come la peste? Si capisce solo se si ha chiara la strategia: l’obiettivo del M5S non è quello di vincere nelle Regioni, né le truppe di Grillo né le truppe ora di Conte hanno mai governato una Regione. L’obiettivo è usare la sconfitta per picconare ancora più forte sil Partito Democratico cercando di portarne via il più possibile. I sondaggi, complice una dirigenza nazionale Dem assente, gli stanno dando ragione.

Avanti con la coalizione che vinse nel 2018

Vincenzo Iacovissi e Gian Franco Schietroma

La risposta di Alessio D’Amato è una sfida a viso aperto. Combattuta con la forza delle cose realizzate in questi anni. Con la stessa alleanza messa in campo nel 2018: della quale non facevano parte i pentastellati. Cinque anni fa il Pd renziano franava in tutta l’Italia, solo nel Lazio il modello Zingaretti centrava il bis: Alessio D’Amato sfida i sondaggi, scommettendo sulla stessa carta di allora. Si gioca tutto sul nome del presidente e sui nomi nelle liste.

Nella squadra ci saranno i Socialisti. Lo ha ufficializzato il Segretario Regionale Gian Franco Schietroma. «Il Psi presenterà alle prossime elezioni regionali del Lazio una lista con il simbolo del Partito. Lo farà nell’ambito della coalizione di centrosinistra, a sostegno della candidatura di Alessio D’Amato a presidente».

Quello dei Socialisti di Schietroma è un bacino nel quale sono andati a pescare spesso gli uomini del Pd in cerca di voti. Lo hanno fatto agitando la teoria del voto utile. «Quello al Psi non è un voto sprecato. Perché i socialisti, ogni volta che nel Lazio si sono presentati con il proprio simbolo, sono sempre riusciti ad eleggere almeno un consigliere regionale».

Faranno la loro lista anche i cattolici popolari di Demos. Lo ha confermato l’onorevole Paolo Ciani, segretario di Demos – Democrazia Solidale. Con ogni probabilità schiererà in provincia di Frosinone lo storico direttore della fondazione Exodus Luigi Maccaro, assessore ai Servizi Sociali di Cassino

Demos – ha detto Ciani – alle Regionali sarà presente con proprie liste a sostegno della coalizione di centrosinistra e del candidato Presidente Alessio D’Amato. È una sfida importante in cui siamo impegnati per portare avanti ed innovare il lavoro di questi anni del governo Zingaretti. Portiamo il nostro contributo di idee al programma della coalizione».

Sartore alla guida dello staff

Alessandra Sartore (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

A guidare lo staff del Programma della coalizione sarà un nome noto nell’amministrazione Zingaretti. Alessio D’Amato ha chiesto una mano ad Alessandra Sartore. È l’assessore ha che ha guidato il risanamento dei conti per un mandato e mezzo. Poi è andata nel Governo Conte 2 come Sottosegretario.

«Ho chiesto ad Alessandra Sartore di guidare lo staff del programma della coalizione alle regionali. Alessandra è una donna straordinaria che ha portato un contributo importante di idee e competenze, sia nella Giunta Zingaretti che nel Governo Conte 2». Sarà presente già durante il confronto programmatico con tutte le forze della coalizione, programmato per la prossima settimana.

Fassina: Non sarò il candidato del M5S

Stefano Fassina con Giuseppe Conte (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

L’ex deputato Stefano Fassina non sarà il candidato Governatore del Lazio per il Movimento 5 Stelle. Lo ha messo in chiaro lui stesso, aggiungendo però che «Se il Pd chiude all’alleanza progressista, saremo comunque a fianco del Movimento». Fassina lo ha detto in un’intervista a L’Identità.

Sulla candidatura assicura che “Sono solo invenzioni. Il vero problema nel Lazio è che non riusciamo a trovare le condizioni per un’alleanza tra Pd e M5s“. Perché? «Una parte del Pd ha scelto Calenda, si è impuntata strumentalmente sulla questione dell’inceneritore e ha deciso di non aprire neanche un confronto sul programma. Ha definito, in via unilaterale, la scelta del candidato. In questo modo, però, si butta nel cestino la possibilità di portare avanti e migliorare quanto di buono fatto dalla maggioranza Zingaretti».