Il doppio fronte di “Zinga”: duello con la Raggi e resa dei conti con Renzi

Foto: © Imagoeconomica, Alessia Mastropietro

Sull’emergenza rifiuti il segretario del Pd vuole dimostrare che a risolvere il problema è la Regione Lazio, non il Comune a guida Cinque Stelle. Ma deve guardarsi dall’offensiva dell’ex rottamatore, preoccupato del ruolo futuro di Paolo Gentiloni, che lo taglierebbe fuori definitivamente.

Da un lato il braccio di ferro con Virginia Raggi sulla questione dell’emergenza rifiuti di Roma, dall’altra il “fuoco amico” di Matteo Renzi che, con l’intervista a La Repubblica, spera di poter soffiare sul fuoco delle contraddizioni della segreteria del Pd.

Nicola Zingaretti ha compreso benissimo la portata dell’attacco. Infatti non ha parlato di riflessione critica dell’ex rottamatore, ma di “severa autocritica”. Aggiungendo di fare  molta fatica a credere che a Renzi la linea politica sull’immigrazione fosse sfuggita di mano. Perché in quel momento Renzi era il “padrone” del Pd, confermato alla segreteria con percentuali molto alte.

E poi era stato Renzi a chiudere l’operazione Mare Nostrum di Enrico Letta. Ed era stato sempre Renzi a sostenere il cambio di rotta targato Marco Minniti. In realtà il senatore fiorentino sa che Nicola Zingaretti ha due interlocutori privilegiati: il presidente del partito Paolo Gentiloni (ministro degli esteri del Governo Renzi e poi premier al posto di Renzi) e Marco Minniti, potentissimo ministro dell’Interno dell’esecutivo Gentiloni.

Appare abbastanza evidente che quando Zingaretti insiste affinché le regole del Partito vengano cambiate sul punto di non prevedere un automatismo tra la carica di segretario e quella di candidato premier, il pensiero va a Paolo Gentiloni in corsa per Palazzo Chigi. In questo modo Renzi sarebbe definitivamente tagliato fuori e allora l’autocritica sulla gestione dell’immigrazione diventa un’occasione per cercare di mettere in difficoltà Nicola Zingaretti come segretario politico. E’ questo il nuovo fronte dello scontro interno ai Democrat.

Ma Nicola Zingaretti è anche presidente della Regione Lazio e in questa veste, usando i poteri sostitutivi e firmando un’ordinanza urgente, ha sostanzialmente dato “i compiti a casa” alla sindaca di Roma Virginia Raggi. Facendo emergere le difficoltà di governo del Movimento Cinque Stelle a Roma. L’ordinanza è stata preparata e scritta a sei mani: quelle di Zingaretti, ma pure quelle del vicepresidente Daniele Leodori e dell’assessore al ramo Massimiliano Valeriani. Infatti ha un’impostazione molto tecnica e il fatto che non siano state previste sanzioni in caso di inottemperanza va nella direzione di non far sembrare il provvedimento punitivo.

L’obiettivo non è umiliare politicamente la Raggi, ma far capire che la Regione risolve il problema. Un modo per Zingaretti di rispondere a distanza anche all’ennesimo attacco di Matteo Renzi.