Il giorno in cui Zingaretti archiviò il renzismo

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Tra pochissimo la proclamazione ufficiale del nuovo segretario del Pd. L’ex rottamatore, come al solito, non ci sarà. Non sarà mai un semplice senatore e non sa giocare di squadra. Ma il presidente della Regione Lazio non lo rincorrerà né gli chiederà il permesso.

Dodici cartelle e non più di quaranta minuti di intervento. Tra pochissimo Nicola Zingaretti verrà proclamato Segretario nazionale del Partito Democratico, dopo la vittoria a valanga alle primarie. Parlerà di lavoro, di ambiente, di sfide politiche e di tutto il resto. Matteo Renzi, come al solito da quando il Segretario non è più lui, non ci sarà.

Continua a ripetere che da parte sua non ci sarà il fuoco amico nei confronti di Zingaretti, ma intanto continua ad effettuare un suo percorso. Presentando il libro e continuando a parlare del suo Pd. C’è poco da girarci intorno: Matteo Renzi non farà mai il numero due, il numero cinque, la riserva nobile del partito. E men che meno il semplice militante o il semplice senatore.

Nicola Zingaretti lo sa, aspetta il dopo-Europee per capire quali saranno le effettive scelte dell’ex rottamatore. Intanto però dovrà dialogare con i renziani (o ex renziani?) all’interno del Partito. Ma lo farà a modo suo, con un’impostazione differente. E in ogni caso guarderà ai risultati. Fra sette giorni si vota in Basilicata: se l’effetto Zinga se farà sentire e il Pd dovesse lasciarsi dietro i Cinque Stelle, allora il neo segretario avrà abbastanza spazio di manovra per giocare le prossime partite: le Europee e le Comunali (4.000 paesi al voto).

Ma tutto si giocherà, perfino a livello psicologico, sul possibile sorpasso nei confronti del Movimento Cinque Stelle. Nicola Zingaretti lo sa perfettamente ed è per questo che punta molto so novità come Piazzaweb. Senza però rinunciare alla “storica” capacità di mobilitazione del centrosinistra sul territorio, magari agganciandosi in questo momento all’onda ambientalista in nome di Greta, diventata un simbolo. Quello è un terreno per risvegliare una delle tante anime che contano del Pd. Insieme al Lavoro naturalmente, in un momento in cui il Governo gialloverde è in difficoltà.

Matteo Renzi non farà mai il numero due, non si rassegnerà mai a sostenere, da semplice senatore, un candidato alla Presidenza del Consiglio (o all’Unione europea) diverso da lui. È un solista, non sa giocare di squadra. Sta soltanto aspettando il momento giusto, perché adesso il vento gonfia le vele di Nicola Zingaretti.

Il nuovo segretario, però, non è uno che si lascerà imbrigliare. E neppure soffre di soggezione psicologica. Tra pochissimo, con la proclamazione ufficiale di Zingaretti segretario il renzismo sarà archiviato. Perciò Matteo Renzi non ci sarà.