Il golpe Figliuolo e l’egemonia di Gramsci

C'è chi evoca giunte militari e governi in divisa. Ma per uscire da questo stato di ansia perenne, da una presunta egemonia culturale, non servono i carri armati. Basta leggere qualche libro in più

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Un paio di giorni fa, sulle colonne de La Stampa, Marcello Sorgi firma di punta del gruppo Gedi, (con la G non come lo Jedi di guerre stellari) cioè Repubblica, quindi la crème de la crème della borghesia italiana radical chic e vergine culla del progressismo più puro ha scritto in sintesi che se il Governo Draghi dovesse avere problemi non resterebbe che mettere su un Governo elettorale o perfino militare come è accaduto al generale Francesco Paolo Figliuolo per le vaccinazioni.

Avete capito bene: un governo militare. Cioè ordine e disciplina. Mimetica e moschetto, golpe perfetto. E questo perché, ragiona Sorgi, “a mali estremi, estremi rimedi”.

Il paradosso con il generale

Francesco Paolo Figliuolo

Ora l’editorialista, già direttore del Tg1, ha certamente agito nel timore che la molto controversa riforma Cartabia della Giustizia potesse addirittura mettere in crisi il Governo con la maggioranza più ampia della storia repubblicana. Si è poi affrettato tra quelli che lo accusavano di un colpo di sole estivo e quelli che lo prendevano per pazzo a dire che si trattava di un “paradosso” e non di un retroscena.

Se così è, l’ha pensato e scritto davvero male. Anche perché il pezzo si concludeva con un epigrafico “non è affatto detto che ci si arriverà”. E quel “non è affatto detto” non pare proprio da paradosso, dà più l’idea di una possibilità, sebbene difficile.

Non a caso numerose reprimende ed insulti sono piovuti un po’ da tutte le parti. Critiche sono arrivate anche dal Fatto Quotidiano, dove fanno notare come “gente che sembra pulitina e non dice cazzo” poi “non si fa nessun problema, dopo il caffè, a proferire in un editoriale dolente” una “inaudita proposta”.

Colpo di sole o no da qualche tempo al di là delle sperticate lodi di facciata al Presidente Mario Draghi serpeggia molto malumore per l’azione presidenziale che come abbiamo già scritto oscilla dalle pizze in faccia stile Bruce Lee alla sindrome del Marchese del Grillo quella dell’io so io e voi non siete… (leggi qui L’urlo di Draghi terrorizza l’occidente).

La farsa pentaleghista

Luigi Di Maio e Matteo Salvini

Si temeva la reazione dei Cinque Stelle la cui riforma va nel cestino a pochi mesi dall’approvazione. E quella della Lega bastonata sui vaccini. Ma alla fine tutti questi cuor di leone sono usciti plaudenti seppur a denti strettissimi alla mirabile sintesi operata da Draghi.

Ovviamente è una farsa, come sempre. Il clima di tensione ed incertezza è acuito da una semplice incombente valutazione. Non tutti ricordano che tra due giorni esattamente il 3 agosto si entrerà nel cosiddetto semestre bianco, cioè il periodo in cui sono scongiurate le elezioni per rispetto della imminente elezione del Presidente della Repubblica che viene temporaneamente privato della prerogativa di poter sciogliere le camere. È così che la frotta di peones e pseudoparlamentari non più attanagliati dalla paura di perdere l’ultimo scorcio di legislatura ed i suoi correlati benefici potranno liberamente tirarsi gli stracci in faccia senza rischi di ripercussioni. (Leggi qui Semestre bianco, comincia il circo dei Partiti).

Questa eventualità preoccupa non poco i sostenitori di questo governo ircocervo soprattutto nell’ottica della spesa dei soldini del recovery fund e del suo piano operativo. E visto che il Parlamento conta ormai più nulla l’unico modo di mantenere tranquillo il potere costituito è la paura, la minaccia, lo scenario apocalittico. Forse anche il golpe militare da operetta.

Niente di nuovo sotto al sole, ma il minacciare seppur per paradosso un governo militare ha avuto del grottesco ma di certo non è stato casuale. E se dessimo una riletta ogni tanto al concetto gramsciano di “egemonia” tutto ci sembrerebbe più chiaro ed intellegibile.

Il golpe della siringa

Ma andiamo per gradi. Di golpe militari nella storia moderna se ne sono visti molti. L’ultimo tentato Golpe che ebbe un minimo di fondo fu quello del Colonnello Tejero che entrò armi in pugno nel parlamento spagnolo nel 1981.

Lì le colonne corazzate del tenente generale Dal Bosch avevano bellicosamente circondato Madrid ma la nascente borghesia spagnola non voleva un’avventura neo-franchista e quindi la cosa si risolse con l’arresto di tutti i congiurati.

Foto: Diario Región (Oviedo) Agencia EFE – Biblioteca Virtual del Patrimonio Bibliográfico

L’immagine però del pittoresco colonnello Tejero con un ridicolo copricapo da parata e la pistola in pugno nel parlamento esercita ancora sensazioni che passano dall’irrequietezza all’ilarità. 

Io personalmente ho provato ad immaginare la stessa scena applicata all’Italia con generale Figliuolo, ma mi è venuta solo l’immagine di lui che entra al massimo siringa in mano armato di vaccino nel parlamento italiano ed ho iniziato a ridere da solo.

Mi venivano più in mente Sturmtruppen o il Totò della scena della carta bianca o della pernacchia ai tedeschi. Niente di particolarmente marziale.

Forse la scrittrice Murgia che dichiarò di avere paura della divisa e dei militari all’atto della nomina a commissario avrà passato ore frenetiche credendo realmente al Golpe Figliuolo. Forse il Consigliere regionale del Lazio Davide Barillari, eletto coi Cinque Stelle, al momento in cui ha postato in queste ore l’immagine di una pistola al braccio al posto della siringa da vaccino avrà pensato da bravo fagiano “allora con questa ci posso fare il golpe anch’io” giocando sull’identità tra arma e strumento sanitario. (Leggi qui La roulette russa di Barillari: vaccinarsi è come spararsi).

Forza e consenso

Ma tutti questi come al loro solito guardano il dito e non la luna. E forse è venuto il momento di introdurre il concetto Gramsciano di egemonia.

Secondo Gramsci il potere è basato sulla presenza contemporanea di forza e consenso: se prevale l’elemento della forza si ha dominio; se prevale il consenso si ha l’egemonia. L’egemonia, per Gramsci, è un’espressione di potere basata essenzialmente sul consenso, ossia sulla capacità di guadagnare, tramite la persuasione, l’adesione ad un determinato progetto politico e culturale

Vediamo di spiegarlo meno filosoficamente.

C’è un gruppo sociale che oggi potremmo identificare facilmente e per comodità con la grande finanza, i grandi imprenditori, o se vogliamo essere più istituzionali la Bce, il Fondo Monetario Internazionale, la Ue, la Nato. Ecco questo gruppo sociale dominante è al potere non perché mette i carri armati per le strade, quello avrebbe detto Gramsci sarebbe il dominio. Il dominio prevede che si detenga il potere con la forza.

Antonio Gramsci

Un gruppo sociale però è forte e veramente comanda quando fa pensare anche gli altri come lui. Quando raggiunge l’egemonia culturale. Ed oggi tutti, in realtà, pensiamo allo stesso modo l’imprenditore, il guru dei social, il grande finanziere sono le figure più ammirate, il profitto è considerato fondamentale.

E gli intellettuali, tremo a definirli così, che nella intera storia dell’uomo sono serviti sempre a fornire la critica al potere costituito, oggi invece ripetono pedissequamente queste cose, come dei bardi in tutto e per tutto asserviti a questo schema.

In ogni società in realtà ed in ogni epoca c’è un gruppo che domina. Ma vi è una profonda differenza tra il dominare ed il dirigere. Ed il vero potere si gestisce solo attraverso un gruppo sociale che domina e dirige contemporaneamente.

Quando ti scappa da tutte le parti

Dominare è avere la forza diceva Gramsci dirigere è qualcosa di più vuol dire che gli altri gruppi sociali sono d’accordo che sia quel gruppo lì a comandare o addirittura non si pongono neanche il problema e vedono il mondo così come lo vedono i membri della classe dirigente. Assuefatti ad una perfetta identità. Plasmati alle esigenze del gruppo dirigente. Quando è cosi diceva Gramsci una società è solida, un regime è solido.

Comincia ad andare verso la rivoluzione solo quando queste forze al potere non hanno più questa egemonia culturale e la società gli scappa da tutte le parti, non la controllano più ed è solo con la forza che si riesce a mantenere il regime.

È un concetto complesso ed uno osserva molte delle società umane nel corso della storia e dice che senza dubbio ha funzionato anche li. Tanto è vero che funziona perfettamente anche da noi oggi.

Foto: Carlo Carino / Imagoeconomica

Ed è in questo piccolo schema che si inserisce la radice culturale delle affermazioni di Sorgi. È lo stesso schema usato per i vaccini e la pandemia.

Adesso, visto che ha funzionato senza grandi interferenze lo vogliono trasferire alla politica e stanno facendo i saggi, le prove di trasmissione. Basterebbe per capire questi scienziati della manipolazione rileggere un po’ di Gramsci, forse anche di Gentile aggiungo io, che a dispetto delle opposte appartenenze politiche hanno grandi tratti in comune. Sarebbe già un antidoto efficace.

È per questo che l’istruzione, diciamocelo chiaramente, non è più una priorità perché fornisce troppi strumenti critici. Il dibattito sull’educazione oggi oscilla tra i banchi a rotelle e l’ultima genialata di fare lezione a finestre aperte, troppo poco.

In fondo come è stato per tutte le grandi civiltà per uscire da questo stato di ansia perenne ed imposizione, da questa artificiosa e forzata costruzione di una presunta egemonia culturale basterebbe solo leggere qualche libro in più e non scomodare i militari ed i loro carri armati arrugginiti.

(Leggi qui tutti i corsivi di Franco Fiorito).

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