Il gran ballo della successione

L'anno si apre all'insegna delle successioni difficili. Faticose come quella tra Benedetto XVI e Francesco. O tra la famiglia Reale d'Inghilterra. O tra Pompeo e Di Stefano. L'oroscopo dice che il 2023 sarà l'anno in cui verranno cacciati i mercanti dal Tempio

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Un anno succede ad un altro: il 2023 entra in carica dubbioso ma pieno di buoni auspici. Non fosse altro che il 23 nella tombola è un numero fortunato. Chi non ha avuto nello scorso Natale e nei precedenti il parente simpaticone che quando veniva tirato il fatidico 23 esclamava a gran voce il famoso particolare corporeo che da secoli simboleggia fortuna. Un rito inossidabile che resiste nel tempo.

La penna di Ratzinger ed il cuore di Wojtyla

Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica

Ed il ’22 ci ha lasciato proprio l’ultimo giorno con la successione più discussa degli ultimi secoli. Se di successione si può parlare. La scomparsa del Papa emerito Benedetto XVI. Un evento molto particolare e raro la presenza di due papi per quasi un decennio: da quando nel 2013 Benedetto, ufficialmente per motivi di salute, rinunciò al soglio pontificio.

Non bisogna essere dei particolari storici per ricordare proprio ad Anagni ed in Ciociaria la vicenda di Celestino V che rinunciò favorendo poi l’elezione di Bonifacio VIII. Il povero Celestino durò molto meno confinato nel castello di Fumone, poi deceduto in circostanze misteriose.

Sulla particolarità di avere due papi contemporaneamente si potrebbe discutere a lungo ma di certo l’atmosfera che ha circondato i funerali di Benedetto è stata molto strana e quasi distaccata. Almeno da parte degli organi ufficiali della Santa sede. Sull’ipotetico contrasto tra Bergoglio e Ratzinger si è scritto tanto, addirittura si sono realizzati dei film. Di certo il papa tedesco succeduto ad un Santo straordinario come Papa Wojtyla non ha avuto compito facile nella comunicazione pubblica dove Giovanni Paolo secondo era insuperabile.

Le polemiche che non fanno bene

padre Georg Gaenswein (Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica)

Quel suo tedesco molto duro, quella sua austerità, non lo resero amato come il suo predecessore. Ma sbaglierebbe di grosso chi, nel paragone, minimizzasse l’apporto di Ratzinger alla dottrina della chiesa di tutta l’epoca Wojtyla. Perché se è vero che il santo polacco fu umano e comunicò come nessuno il cuore profondo della sua dottrina veniva dalla penna colta ed illuminata di Ratzinger. E perdonatemi se lo dico, nulla a che vedere con la populistica e mediatica impronta del papato attuale.

E forse non sbaglia chi dice che Bergoglio mal tollerasse la figura ingombrante del Papa emerito ancora molto stimato e considerato. Infatti le esequie sono state un grande ed affettuoso rito pubblico ma certamente sotto tono.

Non ha contribuito alla serenità del momento la sfilata di dichiarazioni di padre Georg Ganswein, il prelato più vicino a Ratzinger. Tutte improntate alla polemica diretta con Bergoglio che sembra non gradisca molto e stia per spedire in lidi lontani il teutonico sacerdote.

Problemi di famiglia

Il principe Harry durante la visita a Montecassino (Foto: Michele di Lonardo)

Anche i social ci hanno scherzato sopra. Quelli più sagaci hanno paragonato l’opera di demolizione mediatica del prelato tedesco addirittura a quella che stanno facendo Harry e Meghan.I due reali ripudiati della corona inglese, che non sapendo come campare vendono diritti di video e libri a iosa sparando contumelie contro la corona sperando che più siano grosse più venderanno copie.

Ecco un’altra successione andata male quella della Regina Elisabetta anch’essa scomparsa nell’anno passato dopo essere stata sospettata di immortalità. Tra Carlo, oggi re, che fatica a trovare lo stesso spazio nel cuore dei sudditi britannici ed il povero Harry succube dell’odiatissima Meghan la monarchia inglese attraversa momenti difficili.

Insomma il gran ballo della successione richiede grande attenzione e perizia. Perché se si è degli sprovveduti si resta sotto il peso delle responsabilità. E diciamoci la verità sostituire due giganti dello scorso secolo trasportati in pieno in questo come Papa Benedetto e la Regina Elisabetta è esercizio difficile e delicato.

Messi e Di Stefano

Foto © Mandeep Singh

Ma di successioni ce ne sono state tante dallo sport alla politica. Ad esempio Messi è diventato presidente della provincia di Frosinone e Di Stefano campione del mondo con l’Argentina. O forse il contrario! Infatti quello era un altro Di Stefano: Alfredo altro fuoriclasse argentino il nostro è Luca ma anche lui come exploit non ha scherzato affatto.

Di Messi oggi si dice che è a pieno titolo il legittimo successore di Maradona. C’è chi annuisce chi si scandalizza ma il dibattito c’è. Molti pensano sia il G.O.A.T. che in inglese significa capra ma è l’acronimo di greatest of all time”. Il più grande di tutti i tempi.

Ai posteri l’ardua sentenza. Io personalmente non sono un grande estimatore di Messi e di tutti questi centravanti nanerottoli che sbucano all’improvviso facendo tiri di rara precisione come colpi di biliardo. A me piacciono i centravanti di sfondamento i cannonieri come si diceva una volta quello che sgomitano lottano e che sfondano la rete con tiri brucianti.

Spero che la vittoria di Messi ai mondiali accantoni definitivamente la insopportabile filosofia del “falso nueve” e del “tiki taka magistralmente inventata ai tempi del Barcellona di Guardiola. Ma che ha evidentemente stufato anche lui che oggi al Manchester City in crisi di vittorie si è comprato il cannoniere dei cannonieri: quel ragazzone norvegese di Haaland che sprizza tecnica e potenza da tutti i pori. Ma lasciamo stare che le discussioni calcistiche altrimenti non finiscono più.

Il Di Stefano nostrano

Luca Di Stefano (Foto © IchnusaPapers)

Oddio quelle politiche, a volte, sono anche peggio. E tante discussioni ha alimentato la recente elezione del presidente della Provincia. Ha visto Luca di Stefano succedere al buon Antonio Pompeo che per otto anni ha guidato il comune di Ferentino e la Provincia di Frosinone.

Anche qui non è stata una successione facile e serena. La maggioranza uscente fortificata da corposi elementi di centrodestra era accreditata della vittoria puntando su un elemento esperto ed affidabile come il sindaco di Arce Gino Germani. Ma la candidatura di Luca Di Stefano e quella di Riccardo Mastrangeli per una inedita corsa a tre hanno scombussolato i piani. Mastrangeli protagonista di una battaglia coraggiosa e di grande qualità ha raccolto a mio avviso anche più di quanto preventivato rosicchiando ad altre aree di centro destra ed ottenendo un risultato certamente lusinghiero. Ma l’exploit finale di Di Stefano sostenuto anche da un inossidabile Francesco De Angelis ha scombussolato i piani di tutti determinando il meritato risultato finale. (Leggi qui Lord e non, chi ha vinto e chi ha perso le Provinciali. E leggi anche Provincia, così ha vinto Luca Di Stefano (e trionfato De Angelis)).

Dunque una successione molto particolare che ha aperto la strada a quella ancora più importante e combattuta della Regione Lazio.

La successione alle Regionali

Anche li sarà una corsa a tre, probabilmente, a meno di sorprese finali con accordi in extremis. Favorito il centrodestra che schiera Francesco Rocca ex presidente della croce rossa contro Alessio D’Amato ex assessore alla Sanità e Donatella Bianchi giornalista. Anche se queste corse a tre sono sempre un’incognita, stavolta a meno di accordi tra Pd e cinque stelle il centrodestra è dato per grande favorito.

Siamo infatti ancora in piena luna di miele tra gli elettori ed il centrodestra dopo le vittoriose elezioni politiche che hanno determinato una delle più importanti successioni dell’anno quella tra Mario Draghi e Giorgia Meloni. Anche qui una successione di tutto rispetto, due mondi completamente diversi.

Dicevo piena luna di miele forse diciamo pienetta perché qualche piccola crepetta dopo la prima legge di bilancio si è insinuata. Tra chi accusa che il Bilancio stesso sia la fotocopia di quello lasciato da Draghi e chi enfatizza scarsa coerenza ripescando vecchi video in particolare sulle accise e sui pedaggi autostradali dove si scongiuravano gli aumenti che invece oggi sono avvenuti.

E come ogni successione che abbiamo descritto il rodaggio di certo non è semplice ma l’importante è reagire e dimostrare. Se ne hai la stoffa. 

L’alibi degli incapaci

Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica

Sennò si fa la fine di quelli che per anni avevano promesso grandi cose e invece non hanno realizzato nulla. E si riducono a promettere alla fine esattamente quello che avrebbero già dovuto fare. Come se dopo tanti anni senza realizzare nulla, ci si possa ripresentare a dire che le stesse cose che non si è stati capaci di realizzare, magicamente, si realizzeranno nel futuro.

Ma questo, in genere, è solo l‘alibi degli incapaci ed in genere non convince nessuno.

Ecco allora analizzando a fondo le tante successioni che si sono alternate nell’anno appena trascorso so che anno sarà quello che è appena iniziato. Sarà l’anno in cui verranno cacciati i mercanti dal Tempio e l’anno in cui i sepolcri imbiancati si mostreranno per quello che sono. E non ci sarà il 23 a salvarli! La fortuna come sapevano bene i romani aiuta solo gli audaci, non gli incapaci.

Sarà un anno fantastico e fortunato… per chi lo merita.

Perché come diceva sapientemente Papa BenedettoAlla teologia della Gloria è inscindibilmente collegata la teologia della Croce”.