Il grande circo della Provincia

Il Presidente dell'Aula provinciale invade il campo del Presidente della Provincia Luca Di Stefano. Indicando chi può fare l'assessore e chi no. E con quali deleghe. Escludendo dal perimetro una parte del Pd. Mandando all'aria il sottile lavoro di equilibrio diplomatico portati avanti da Fantini e Pittiglio. Che ricorda a Quadrini quale sia il suo ambito.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Benvenuti nel Circo Orfei del Palazzo della Provincia. Mancano solo i leoni nei quali il domatore coraggioso debba infilare la testa: per il resto c’è tutto. Nani e ballerine della politica, equilibristi in posizione malferma, giocolieri attardati e clown da repertorio sorpassato. L’attrazione principale sono i fantasmi: quelli che dovrebbero essere presenti in carne ed ossa ed invece sono evanescenti.

Il punto di rottura è stato raggiunto nel pomeriggio. Alle 14:43 arriva il comunicato quotidiano con le attività svolte da Gianluca Quadrini, presidente del Consiglio Provinciale. Cioè colui che dovrebbe arbitrare i lavori d’Aula: convocando i capigruppo, calendarizzando gli argomenti, gestendo la seduta. Invece si lancia in un’analisi politica che scuote l’intera maggioranza uscita dalle elezioni vinte a dicembre dal sindaco di Sora Luca Di Stefano.

In quella nota Quadrini detta il perimetro di Governo della nuova Provincia: cioè indica chi può fare l’assessore e chi no. Sarebbe una prerogativa del Presidente della Provincia Luca Di Stefano, non sua. Dire che l’ha fatta fuori dal vasino non è fuori luogo.

Quadrini spara sul Pd

Gianluca Quadrini

È una posizione che fa crollare settimane di pazienti trattative portate avanti a fari spenti dal Segretario provinciale Pd Luca Fantini. Che sta tenendo in equilibrio sia le diverse sensibilità nel suo Partito, sia l’architettura del dialogo trasversale imbastita dal presidente Luca Di Stefano. È lui ad avere costruito una piattaforma di secondo livello sul principio di come sono oggi le Province: lì dialogano gli esponenti riconducibili a Lega e Pd. Ma non i due Partiti perché sarebbe un dialogo al confine dell’impossibile. Su quella piattaforma creata da Di Stefano, ci si sta riuscendo.

È proprio questo gioco degli equilibri ad avere convinto il presidente Luca Di Stefano a non accelerare sull’assegnazione delle Deleghe ai Consiglieri. Una volta si chiamavano assessorati: poi la riforma Delrio ha svuotato di competenze le Province e sbattuto tutti nel Circo Orfei di questi giorni. Luca Di Stefano non accelera perché non c’è fretta, non c’è alcun obbligo di assegnarle: governa solo il presidente. E nel frattempo fa sedimentare. Attende un equilibrio politico naturale delle cose. Al quale stanno lavorando il Segretario Pd Fantini ed i coordinatori dei vari Partiti: perché le Province ora sono enti di secondo livello, va individuata un’intesa trasversale.

Ma mentre tutto questo sedimenta e prende forma, ci si lancia sopra Gianluca Quadrini con i panni dell’Uomo Cannone. Dichiarando: «Le intese programmatiche sono altra cosa: le deleghe di fascia A devono rispecchiare  il risultato del 18 dicembre». Tradotto dal linguaggio politico: fuori dalle balle l’ala Pd di Antonio Pompeo, la Lega, il dialogo e la piattaforma trasversale fatta dal presidente Di Stefano.

Questi possono fare gli assessori

Quadrini indica chi può fare l’assessore e chi no. «Luca Di Stefano è stato eletto presidente della Provincia di Frosinone con il sostegno del sottoscritto, del vicepresidente Valentina Cambone e dei consiglieri Alessandro Mosticone ed Enrico Pittiglio. È questo il perimetro di governo dal quale non si può prescindere, che da tre mesi sta affrontando le tante questioni sul campo».

Vae Victis, Guai ai vinti: come Brenno il capo del Galli senoni che aveva sconfitto Roma. «E’ di tutta chiarezza il principio per il quale chi non ha sostenuto l’attuale presidente, ma ne ha votato un altro, non può pretendere deleghe di serie A. Quelle spettano a chi ha voluto Di Stefano alla guida della Provincia di Frosinone. La politica ha delle regole ben precise e mi stupisco che si possa pensare il contrario».

Le regole della politica vorrebbero anche che non si invadesse il campo del Presidente. E nemmeno quello della Politica, se si sta svolgendo un ruolo di garanzia com’è il Presidente dell’Aula Provinciale. Ma Gianluca Quadrini è convinto: «Esiste un perimetro di governo dell’ente ben chiaro, un nucleo originario che è legittimato sul campo. Ben vengano le intese e gli allargamenti, ma sempre tenendo fermo il principio che governa chi ha vinto. Alla Lega sono state offerte deleghe importanti, penso per esempio all’Urbanistica anche per costruire una filiera fruttuosa con la Regione. Le intese vanno rispettate da ambo le parti, altrimenti utilizzarle per richiedere sempre di più depotenzia l’accordo stesso e lo riduce ad un mero mercato delle poltrone. E questo noi non lo vogliamo».

Il Pd risponde al fuoco

Enrico Pittiglio

Potrebbe avere un senso se fosse una questione interna al Centrodestra, se il dialogo avvenisse al tavolo provinciale del Centrodestra. Quello che non ha trovato l’accordo per il candidato sindaco di Ferentino e nemmeno si sa se lo troverà per Anagni. Invece sta su un comunicato stampa che va a colpire il Pd ed il lavoro di Luca Fantini per ricostruire una sintonia interna dopo la tumultuosa stagione elettorale. Doppia pipì fuori dal vaso.

È per questo che scende in campo Enrico Pittiglio. È uno dei pesi massimi del nuovo corso, Capogruppo in Provincia e per questo in prima linea nel riallacciare i fili dell’unità interna al Partito Democratico. Quel comunicato di Quadrini spara addosso anche al suo lavoro interno.

Gli ricorda che c’è un vasino dove sarebbe opportuno prendere la mira. «Il coordinatore dei lavori d’aula dovrebbe aver presente il ruolo istituzionale anche e soprattutto quando si esprimono pensieri di natura personale. L’amministrazione provinciale è ente di secondo livello, il presidente e i consiglieri hanno ruoli ben definiti. Il presidente Luca Di Stefano, sta facendo un enorme lavoro di prospettiva al quale va dato tempo e sostegno».

Dibattito surreale

Luca Di Stefano

Non vuole che ci siano zone d’ombra, Enrico Pittiglio. «Sostegno, appunto, che non si definisce con un dibattito infinito e surreale sulle deleghe da attribuire, ma sulla programmazione, sulle idee e su che direzione prenderà l’amministrazione provinciale».

Il capogruppo Pd, a differenza di Quadrini è accurato nel prendere la mira. «Sono sicuro che il presidente Luca Di Stefano abbia le idee chiarissime su come trovare la migliore composizione negli assetti e nel quadro politico, senza aver bisogno di portavoce. Se vogliamo far bene ai cittadini, come dice Quadrini, evitiamogli questo dibattito. Creiamo le condizioni invece di far viaggiare le persone su strade sicure, di mandare i figli in scuole confortevoli e moderne, provare ad agire sugli aumenti tariffari, dare immediate e veloci risposte sulle lungaggini burocratiche».

Luca Di Stefano per ora tace. Preferisce lasciar sedimentare. Non potrà farlo ancora per molto.